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‘Maturi’ (e a piedi) in Islanda, l’avventura di 8 ragazzi in presa DIREtta – 6° puntata

Un trekking in Islanda come viaggio speciale post-maturità: la grande avventura di otto 18enni bolognesi

Pubblicato:08-08-2018 15:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:27
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BOLOGNA – Hanno fatto l’esame di maturità e, a differenza di tanti diciottenni che si buttano in estati di sfrenato divertimento tra spiagge e discoteche, loro hanno pensato di festeggiare questo importante traguardo in modo diverso. Con un viaggio-scoperta, faticoso e introspettivo. Ma rigorosamente in squadra: perchè questi otto ragazzi di Bologna, che si sono ribattezzati ‘Il Gregge‘, da anni sono abituati a camminare (e faticare) insieme, facendo trekking ed escursioni in giro per l’Italia. E così hanno voluto fare anche per il loro viaggio della maturità. Scegliendo un posto davvero speciale: l’Islanda. Un viaggio immersi nella natura per lasciarsi conquistare da scenari mozzafiato. Un percorso avventuroso che non dimenticheranno facilmente. Il loro viaggio è cominciato il 16 luglio e finito il 24. Oggi vi raccontiamo la seconda puntata.

La 1°puntata: Uno due tre, si vola

La 2° puntata: Pronti a partire, rischiare la strada

La 3° puntata: Alla scoperta della Valle incantata

La 4° puntata: Pioggia e balotte ad Emstrur

La 5° puntata: Ciao ciao Laugavegur

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I protagonisti:


Andrea, “il pastore”


Lorenzo, “camminatore alfa”


Francesca, “graphic designer”


Pietro, “logistics and technology”


Leonardo, “quello che si presenta alla partenza senza sapere cosa si farà”


Serena, “quella responsabile”


Nicola, “camminatore esperto/quello delle bici”


Bruno, “quello nuovo con gli orecchini”

“Esame di maturità”

Þórsmörk – Baldvinsskáli – 22 luglio

Sono le 6, siamo ancora al caldo dentro ai nostri sacco a pelo, ma presto dovremo alzarci per affrontare i 13 km che ci porteranno a Fimmvörðuháls. Appena svegli scopriamo che la coppia di italiani, con cui fino a quel momento avevamo condiviso il cammino, ha deciso di fermarsi a Þórsmörk per recuperare da alcuni piccoli acciacchi fisici. Dopo aver smontato le tende e fatto una colazione più abbondante rispetto al solito, iniziamo la giornata sulla carta più difficile. Quando si inizia una scalata di questo genere le sensazioni sono contrastanti: da un lato c’è la paura di non farcela, di non essere pronti, dall’altro si trovano l’adrenalina e l’euforia suscitate dalla sfida con la natura. Con questo contrasto di emozioni iniziamo il nostro cammino.


Come da abitudine, ci troviamo subito a dover attraversare un fiume. Fortunatamente i rifugisti hanno installando un ponte mobile, dotato di vere e proprie ruote. Superato questo ostacolo inizia l’ascesa, caratterizzata in un primo momento da un boschetto poi dai muschi che già da giorni ci accompagnano.

La salita è impegnativa, ma scorgere il fiume di partenza sempre più distante, grazie ai numerosi punti panoramici che il sentiero offre, ci da morale. Terminato l’ennesimo tratto di salita arriviamo in una radura, dove si può godere di un favoloso panorama sull ghiacciaio Mýrdalsjökull. Dopo una piccola sosta per godere del panorama e per rifocillarci con qualche barretta e cubetto di cioccolata, ricominciamo a salire. Il sentiero è molto esigente, ognuno cerca il suo passo per affrontare al meglio questo tratto verticale. Alla fine ci premia un panorama ancora più bello del precedente. Appoggiamo tutti gli zaini in un punto e ci sparpagliamo, ognuno cerca il punto più bello da cui ammirare il ghiacciaio.

Scattiamo qualche foto da inviare a famigliari e amici. Mentre vaghiamo abbiamo l’occasione di ammirare uno dei rari casi di fauna locale: scorgiamo una piccola famiglia di uccelli, dei quali non riusciamo a identificare la specie. Guardando la carta comprendiamo di aver già affrontato buona parte del percorso, così decidiamo di approfittarne per pranzare. Nuovamente con gli zaini in spalla, affrontiamo uno dei rari tratti di piano prima dello strappo finale: che ci porterà sulla sommità della montagna. La quiete prima della tempesta.

Quando ricominciamo a salire ad aspettarci ci sono le nuvole, che avvolgono tutto il sentiero. Per questo motivo decidiamo di rimanere più compatti, i più veloci rallentano un po’ il ritmo e fanno pause più frequenti, mentre i più lenti si impegnano a non rimanere troppo indietro. Per supportare meglio la fatica cominciamo a parlare, la stanchezza ci fa preferire argomenti a noi comuni come le nostre passioni. Sono questi i momenti che ci portano a conoscerci meglio e ad accettarci per come siamo. Raggiunta la cima della montagna la nostra via prosegue con una serie di sali scendi completamente ricoperti da neve, che ci conducono in uno dei punti più suggestivi del nostro trekking: il cratere del vulcano che alcuni anni fa contribuì all’arresto dei voli in tutta Europa. 

Le nuvole non ci permettono di ammirare il panorama, ma le meravigliose rocce vulcaniche bastano ad attirare tutta la nostra attenzione. Decidiamo così di effettuare un’altra sosta per ammirare l’ennesimo incanto che la natura ha posto sulla nostra strada. Appoggiamo gli zaini e risaliamo in fretta la cresta vulcanica, qui osserviamo le brillanti rocce, che sfoggiano mille sfumature di rosso, nero, e verde.

Tornati sul sentiero ricominciamo a camminare, manca solo un ultimo sforzo per raggiungere il rifugio che ci accoglierà per la notte, a queste altezze è troppo freddo per dormire in tenda. Raggiunto il nostro obiettivo ci accampiamo nella cucina del rifugio, unico ambiente oltre alla camerata comune. Trasformiamo uno dei tavoli in una mezza bisca clandestina e mostriamo agli stranieri che cos’è una vera partita di burraco, nel frattempo asciughiamo con la stufa gli abiti che l’umidità ha bagnato.

Per riscaldarci dopo cena prepariamo una tisana, finalmente ricca di zucchero grazie alla gentile fornitura del rifugio. Beviamo tutti assieme attorno al tavolo mentre giochiamo a carte, questa volta nuovamente a Cards Against Humanity. Il divertimento è tanto, ma ci accorgiamo che intanto gli altri ospiti si preparano a coricarsi, per rispetto (non per stanchezza) decidiamo di unirci a loro. E’ bello per una volta godere il tepore del rifugio, e riposare le gambe intirizzite dalle fatiche di cinque giorni di cammino su un materasso. Il sonno si appropria velocemente dei nostri corpi, ormai certi di riuscir a portar a termine il percorso prestabilito.

Fotogallery:






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