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Giulia Simi (Ass. Coscioni): “No vittime di eutanasia clandestina”

Contributo di Giulia Simi, il caso dj Fabo

Pubblicato:08-05-2019 11:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:26
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ROMA – In Italia sembra che tutto sia bloccato a causa della campagna elettorale per le prossime elezioni europee, eppure mancano meno di 150 giorni alla scadenza del 24 settembre 2019, termine dato dalla Corte Costituzionale per approvare una legge sull’eutanasia legale. Giulia Simi, membro del consiglio generale dell’associazione Luca Coscioni, nel suo contributo a DireDonne sul tema dell’eutanasia ricorda la scadenza entro la quale il Parlamento deve legiferare sul fine vita.

Perché questa data del 24 settembre 2019? Ricordiamo- spiega Simi- che nel gennaio del 2017 Fabiano Antoniani, conosciuto da tutti come Dj Fabo, reso paraplegico e cieco da un incidente d’auto nel 2014, chiese a Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, di essere aiutato ad andare in Svizzera per ottenere il suicidio assistito. Dj Fabo fu accompagnato in Svizzera da Marco Cappato e il 27 febbraio 2017 morì senza soffrire. Dj Fabo ha tentato per tre anni di vivere con dignità questa nuova condizione sempre accompagnato con amore dalla moglie, ma è poi arrivato il momento di dire basta a una vita dolorosa e priva di dignità fisica e morale. Marco Cappato, appena tornato dalla Svizzera, si è autodenunciato, pur sapendo che con attuale articolo 580 del Codice penale rischierebbe da 5 a 12 anni di galera, e ha chiesto di essere immediatamente processato perché si metta in luce le contraddizione della legge aiutando così il legislatore a modificarla. 

In Italia- denuncia Giulia Simi con questa sua riflessione- abbiamo avuto solo il racconto di fatti di cronaca, ma mai un dibattito serio e approfondito sulla questione eutanasia, e con la disobbedienza civile si vorrebbero creare le condizioni perché i media ne parlassero anche in prima serata. Il processo è avvenuto 8 novembre 2017 e si è parzialmente concluso il 14 febbraio 2018 con l’assoluzione per la parte che vedeva Marco Cappato imputato di istigazione al suicidio. Per la parte di aiuto al suicidio, invece, la Corte di Assise di Milano ha emesso un’ ordinanza di remissione alla Consulta per il giudizio di costituzionalità dell’art. 580 del codice penale. La Corte Costituzionale riunitasi il 23 ottobre 2018 per discutere la questione di costituzionalità si è pronunciata il giorno seguente sospendendo la decisione e riconvocandosi a settembre del prossimo anno, nelle more ha invitato il Parlamento ad intervenire offrendo adeguate tutele legislative corrispondenti al dettato costituzionale. Ma è tutto bloccato nel Parlamento italiano e per questo- precisa Simi- l’Associazione Luca Coscioni ha promosso dal 10 al 12 maggio una mobilitazione nelle piazze italiane per chiedere un’accelerazione del dibattito eutanasia legale.


Come è stato per l’aborto, oggi in Italia esiste la piaga dell’eutanasia clandestina dove circa 86% di medici dichiara che non sono i pazienti a influire sulle decisione di interrompere i propri supporti vitali (fonte: Medescape Ethics Report 2014). Legalizzare l’eutanasia significa semplicemente mettere al centro le persone dandogli la possibilità di scegliere perché su certi temi nessuno deve scegliere per noi. Come diceva il prof Umberto Veronesi: “Il principio dell’autodeterminazione è l’unico che ci garantisce il rispetto della persona. E’ sempre il principio dell’autodeterminazione che garantisce anche la professionalità del medico, perché oggi i medici sono costretti in situazioni drammatiche a operare in completa solitudine, tra il timore di essere sottoposti a giudizio penale e la consapevolezza, maturata in scienza e coscienza, che è giunto il momento di aiutare la persona perché la sua malattia è irreversibile e senza speranza e le condizioni di sofferenza fisica e psichica non sono più accettabili.”

Per questo- conclude Giulia Simi- è importante vincere questa battaglia sulla legalizzazione dell’eutanasia perché da una conquista di libertà possa partire in Italia una stagione di nuove conquiste e di speranza, come negli anni settanta e ottanta furono le conquiste del divorzio e dell’aborto.

Articolo di Giulia Simi, membro del consiglio generale dell’associazione Luca Coscioni.

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