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Marcia dei diritti, l’attivista Nour: “Sit in cittadinanza, piovono adesioni”

Domani davanti a Palazzo Montecitorio andrà in scena una grande mobilitazione per chiedere una riforma della legge di cittadinanza: in piazza italiani, persone di origine straniera e realtà associative

Pubblicato:08-05-2019 12:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:26

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ROMA – “La marcia di domani punta a far abbracciare la causa dello ius culturae a più realtà possibili, portando fuori dal ghetto le seconde generazioni che per anni hanno lottatto da sole“. Così Amin Nour spiega l’obiettivo del sit-in di domani davanti Palazzo Montecitorio, a Roma.

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Amin Nour

Nour, attore, regista e attivista, è tra gli organizzatori dell’evento ‘Legge di cittadinanza, marcia dei diritti’, che punta a chiamare a sé italiani, persone di origine straniera, realtà associative ed esponenti del mondo della politica e delle istituzioni per chiedere una riforma della legge di cittadinanza. In Italia oggi due milioni di persone – tra persone nate da genitori stranieri e immigrati arrivati qui da bambini – attendono di essere riconosciuti come italiani. E le adesioni, conferma Nour, di origine somala, in Italia da quando aveva quattro anni, “continuano ad aumentare. Tra queste un grande aiuto ci sta arrivando da Indivisibili, attraverso il passaparola”.


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Tra coloro che hanno aderito, ci sono Amnesty International Italia, Amref Health Africa, Anpi, la Casa internazionale delle donne e il Festival Ottobre Africano. Ma anche tanti cittadini, tra cui spiccano nomi come Sonny Olumati, ballerino, ex inviato della trasmissione ‘Nemo’ e attivista dell’associazione Italiani senza cittadinanza, l’attore Jonis Bascir o il regista Andrea Segre.

Sulla pagina Facebook dell’evento molti i video e i messaggi che esprimono sostegno all’iniziativa. Ma i buoni propositi potrebbero scontrarsi con la realtà di una fase politica difficile, secondo Nour: “È facile manifestare quando tutto è a tuo favore. E’ più importante farlo quando tutto sembra andare contro. Con i partiti di destra che si oppongono avvieremo un confronto. Non credo nell’esistenza di ‘nemici politici’: esistono avversari politici. E posso assicurare che tanti miei amici di destra la vedono come me: credono nel fatto che bambini nati o cresciuti in Italia abbiano questo diritto”.

Secondo Diana Pesci, del collettivo Attivismo, Italiani di origine diversa, immigrazione, discriminazioni che ha indetto il sit-in, “attraversiamo un periodo oscuro, in cui molti diritti vengono violati, non solo quello relativo alla cittadinanza. Pensiamo alle violenze sulle donne, anche tra le mura domestiche”.

Domani, anche tante associazioni femminili, ma come sottolinea Pesci “non serve essere donna, omosessuale o straniero per chiedere tutele e diritti. E’ ora però di dire basta, lottando in modo condiviso contro odio e indifferenza”.

Non a caso, la data scelta coincide con tre fatti emblematici: la Festa dell’Europa (1950), la proclamazione dell’Impero coloniale italiano (1936), e la fine della Seconda guerra mondiale in Europa (1945). La rete che domani si ritroverà davanti il Parlamento continuerà idealmente a marciare fino al 2 giugno, Festa della Repubblica italiana (1946). La storia che strizza l’occhio all’attualità, con l’obiettivo anche di “risvegliare” un dibattito competente.

Con la ‘Dire’ ne parla anche Stephen Ogongo, giornalista di origine keniana, coordinatore di Cara Italia, parte del comitato organizzatore. “In Italia c’è molta ignoranza sul tema della cittadinanza” dice Ogongo. “Pochissime testate tra quelle principali hanno giornalisti con una buona conoscenza del mondo dell’immigrazione. Spesso si limitano ad amplificare le dichiarazioni anti-immigrati dei politici”.

Il giornalista-attivista denuncia anche un altro fenomeno: “Molti media rilanciano questi discorsi anche per compiacere certi politici, ottenendo visibilità”. Tutto ciò “ha contribuito ad alimentare razzismo, xenofobia e ostilità verso gli immigrati e, di conseguenza, verso il dibattito sui diritti non solo dei migranti e rifugiati, ma anche dei ragazzi nati e cresciuti in Italia”. Ecco perché il giornalista lancia un appello ai colleghi: “Il giornalismo è una professione che richiede un grande senso di responsabilità: deve salvaguardare la democrazia partendo dalla difesa dei diritti di tutti. E il diritto alla cittadinanza fa anche bene al Paese. I media dovrebbero sostenere questa battaglia”.

BARROS (M5S): DOMANI CI SARO’ ANCH’IO

“Da quando avevo 18 anni mi considero portavoce delle istanze di quelle 2 milioni di persone che in Italia sono ancora senza cittadinanza. E’ ora che la politica si assuma la responsabilità di affrontare la questione dello Ius Culturae, che altro non è se non un atto di civiltà”. A parlare alla ‘Dire’ è Paolo Barros, nato 30 anni fa a Roma da genitori di Capo Verde.

L’attivista è oggi consigliere del IX municipio per il Movimento Cinque Stelle, membro delle commissioni Urbanistica e lavori pubblici, e Mobilità e periferie. Barros ha aderito alla Marcia dei diritti prevista per domani. Tra le varie realtà associative che aderiscono ci sono i Neri italiani – Black italians (Nibi) di cui Barros è vicepresidente.

Ma alla vigilia dall’evento, una “grande vittoria” è già stata ottenuta, come tiene a evidenziare il consigliere municipale: “Essere riusciti ad ottenere l’adesione anche di tanti parlamentari ed esponenti di partiti diversi: non solo M5S, ma anche Pd, Sinistra e libertà, Sinistra italiana, e siamo in attesa di risposte da Forza Italia”. Perché la marcia, prosegue Paolo Barros, “non ha una veste politica: vuole essere trasversale. Siamo in prima linea per ottenere un diritto sacrosanto per tutte quelle persone nate in Italia da genitori stranieri, o che vivono nel nostro Paese ormai da anni, e che sono italiane, ma non ancora sulla carta”.

L’obiettivo “è far capire agli italiani che la Penisola è multietnica. Noi non siamo stranieri e io non parlo solo a nome dei capoverdiani: è una battaglia di civiltà per tutte le comunità: albanesi, romeni, senegalesi, rom, bengalesi e così via. Se le destre chiedono ai giovani di fare più figli- osserva Barros- allora perché non riconoscere i diritti a coloro che che già vivono sul suolo italiano?”. 

Nel contratto di governo Lega-Cinque Stelle però, la riforma della legge di cittadinanza non è prevista. Cosa accadrà se la Lega farà muro a questa proposta? “Io non mi fermerò, il dialogo con la Lega continuerà finché sarà necessario. Perché i Cinque Stelle sono contro i muri”. Tuttavia, il Movimento nel 2017 andò contro la legge sullo Ius soli proposta dal precedente governo Gentiloni (in Senato non si raggiunge il numero legale. Tra i vari assenti, mancarono all’appello praticamente tutti quelli dell’area grillina). “Io non fui d’accordo e lo dissi- la replica di Barros- però credo che la responsabilità principale spettò al Pd, che mancò di coraggio: presentò il disegno di legge una settimana prima dello scioglimento delle Camere”.

E, adesso, come ha reagito il Movimento sapendo della sua adesione alla marcia di domani? “Il Movimento è nato dalla protesta contro la vecchia politica. Ha elementi sia di destra che di sinistra, un punto di forza ma anche di debolezza. Con i colleghi sto portando avanti un dialogo sul tema, e posso confermare che molti di loro hanno già aderito alla Marcia”.

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