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FOTO e VIDEO | Leonardo da Vinci sia mancino che destro, ecco perchè

A confermare in modo definitivo il fatto che Leonardo da Vinci fosse ambidestro sono le sofisticate analisi effettuate su un quadro, un paesaggio, che gli esperti considerano il suo primo disegno

Pubblicato:08-04-2019 14:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:20

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BOLOGNA – Leonardo da Vinci era ambidestro e scriveva e dipingeva con entrambe le mani: sia la sinistra, per lui la principale, sia la destra. La conferma, definitiva, arriva dall’analisi portata avanti su quello che da molti è considerato il primo disegno dell’artista, datato 5 agosto 1473. Il dipinto, un paesaggio di proprietà delle Gallerie degli Uffizi, è inventariato con il numero ‘8P’ ed è stato passato al setaccio dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze prima che parta per la trasferta che, dal 15 aprile, lo vedrà tornare nella terra natia di Leonardo, Vinci, per la mostra “Alle origini del Genio”, organizzata per il Cinquecentenario della sua morte.

Sul dipinto ci sono due scritte, una sul davanti e una sul retro, ed è proprio su queste che si è concentrato un team di esperti calligrafici per trovare conferme della celebre scrittura ‘a rovescio’ del grande pittore e artista. Ma non è l’unica scoperta che questo complesso studio ha portato a conoscere: è emerso, infatti, che il disegno contiene una discreta serie di tracce e sovrapposizioni, con varie tecniche, e questo per gli studiosi significa che Leonardo aveva cominciato a realizzarlo ben prima della data riportata.

 



Per quanto riguarda la calligrafia, gli studiosi hanno lavorato confrontando le due scritte presenti sul dipinto- entrambe per certo autografe tanto che sono tracciate con lo stesso inchiostro- tra di loro ma anche con altri testi di pugno di Leonardo, e da qui è arrivata la conferma che l’artista poteva scrivere con entrambe le mani: la scritta sul davanti fu tracciata appunto ‘a specchio’, presumibilmente con la sinistra, mentre quella sul retro fu tracciata normalmente con la destra.

Leonardo nasce mancino, ma viene rieducato all’uso della mano destra fin da ragazzino“, spiega la storica dell’arte Cecilia Frosinini che ha diretto gli studi. Le due scritture, che pure hanno tanti tratti in comune, presentano delle differenze: “quella da destro è colta, ben fatta”, dice la studiosa. L’altra scrittura è “uno stile originale” che Leonardo da adulto ha probabilmente voluto adottare, facendosi magari venire l’idea “osservando le scritte a rovescio sui lucidi da lui usati per i disegni, dopo averli capovolti”. La conferma dell’ambidestria di Leonardo non è l’unica scoperta a cui è arrivato questo studio.



Grazie alle analisi sofisticate effettuate sul dipinto, è emerso una seconda versione del paesaggio ritratto– diverso per colori e disegni – presente sotto al primo e anche altri due disegni, sovrapposti, sul retro, del tutto difformi da quello disegnato sul fronte. A rivelarlo sono stati i raggi ‘x’ effettuati sul disegno, che hanno fatto emergere una scena fluviale realizzata con la tecnica del nerofumo. Più sotto, poi, ci sono alcuni disegni a punta di piombo: un fiore stilizzato (una rosetta) e alcuni motivi geometrici. E non è ancora tutto: sono emerse anche altre tracce solo incise, con uno stile cosiddetto ‘cieco’ o ‘acromo’ (cioè che non lasciava tracce colorate), tra cui un cavallo sul retro del foglio. Di fatto, quindi, è stata ricostruita con precisione la genesi creativa di questo leggendario paesaggio, su cui Leonardo è intervenuto a più riprese e con tecniche diverse.

Sul paesaggio ‘8P’ sono stati eseguiti raggi infrarossi all’avanguardia (capaci di individuare 32 bande cromatiche diverse) e anche raggi ‘x’ a fluorescenza, con illuminazione ad area. Non sono mancate ‘classiche’ osservazioni al microscopio e studi di fotodiagnostica ad elevatissima risoluzione, supportata dall’impiego di elaborazioni informatiche.

 


Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, “gli elementi emersi durante questa campagna di indagini aprono nuove prospettive sull’interpretazione del disegno 8P di Leonardo e su come l’artista lo ha costruito, sulla sua tecnica e perfino sulle sue abitudini e abilità nella scrittura, scoprendolo ambidestro: una vera e propria rivoluzione nell’ambito degli studi leonardeschi”. Schmidt ha poi ricordato la collaborazione dui lunga data tra le Gallerie degli Uffizi e l’Opificio delle Pietre Dure, “un istituto di restauro e di indagini tecnologiche sulle opere d’arte che non ha eguali al mondo”, grazie al quale sono stati scoperti “nuovi risultati, a volte inaspettati”. Dopo Santa Caterina di Artemisia Gentileschi e dopo questo disegno di Leonardo,”contiamo su molte altre importanti sorprese e scoperte nel corso dei prossimi anni”, conclude Schmidt.

Le analisi sul quadro:

Intervista a Cecilia Frosinini:

Intervista a Schmidt:

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