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VIDEO | Quando è importante fare rete, il ‘Centro Donna Lilith’ di Latina

Ultima puntata del reportage di DireDonne in collaborazione con D.i.Re

Pubblicato:08-04-2019 09:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:19

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LATINA – Il centro antiviolenza ‘Centro Donna Lilith’ è al primo piano di uno stabile di via Fratelli Bandiera, a pochi passi da piazza del Popolo, nel cuore di Latina. Ogni lunedì sera, nella grande stanza che ospita la biblioteca di genere, si riunisce il gruppo di lettura che lo scorso 4 marzo, nella settimana della Giornata internazionale della Donna, ha ricordato Teresa Noce, partigiana, comunista e “Madre Costituente”. Tra gli scaffali ‘La storia’ di Elsa Morante, i ‘Silenzi’ di Emily Dickinson, la ‘Storia delle donne’ di Duby-Perrot. ‘Centro Donna Lilith’, tra i centri antiviolenza veterani di D.i.Re-Donne in Rete contro la violenza, fa cultura in una città giovane, ma la sua missione resta quella storica che da 33 anni è al fianco delle donne vittime di maltrattamenti e abusi da parte degli uomini, e dei loro figli, vittime di violenza assistita.


IL CENTRO DONNA LILITH

“Dal 1986 l’associazione ‘Centro Donna Lilith’ fornisce servizi e attività per le donne- racconta alla Dire Francesca Innocenti, presidente dell’associazione- Dal 1991 abbiamo un centro antiviolenza sul territorio di Latina, che ne ha accolte circa 3mila, 116 solo nel 2018″. Tra questi 116 percorsi di uscita dalla violenza attivati nel 2018, il 58% delle donne ha un’età compresa tra i 40 e i 59 anni, il 77% sono di nazionalità italiana e solo il 42% ha un lavoro stabile. Il maltrattante nel 52% dei casi ha tra i 41 e i 60 anni, nel 65% è italiano.

“Nel corso del nostro lavoro ci siamo accorte che queste donne alcune volte dovevano andar via di casa, perché la situazione che stavano vivendo era troppo pericolosa- aggiunge Innocenti- Quindi, dal 2003 abbiamo aperto la casa rifugio ‘Emily’ a indirizzo segreto, per donne e minori vittime di violenza intrafamiliare”. In 14 anni ‘Emily’ ha accolto circa 200 donne, 180 tra bambini e bambine, e nel 2011 “abbiamo creato due strutture di semiautonomia per chi, finita l’emergenza, ha riacquisito un minimo di autonomia economica”. 

DONNE AL CENTRO

Non solo. ‘Donna Lilith’, inserita nella rete del 1522, dal 2 luglio 2018 gestisce anche ‘Donne al centro’, il centro antiviolenza di Aprilia che nei primi sei mesi di attività ha registrato oltre 20 accessi, più 13 nuclei ospitati nella casa rifugio collegata. “L’associazione in questo momento gode di finanziamenti regionali che arrivano in base alle modalità istituzionali, chiarisce la responsabile- circa 56mila euro per l’anno 2018 a cui si aggiungono finanziamenti provenienti da progetti o donazioni. I costi, però, “sono più alti”, anche per la casa rifugio, “finanziata con 103mila euro”, per una spesa complessiva che, invece, è pari a “circa 250mila”.

E dove non si arriva con i fondi regionali, “si compensa attraverso le rette”, pagate dai comuni di provenienza del nucleo preso in carico. È una rete, quella costruita negli anni dal ‘Centro Donna Lilith’. Una rete “territoriale interforze- sottolinea la presidente- che coinvolge il Comune e l’ospedale civile di Latina, le forze dell’ordine, le asl e tutti i presidi del distretto socio-sanitario”, impegnati negli anni in “corsi di formazione così da poter iniziare a parlare tutti una lingua comune e avere la stessa conoscenza del fenomeno”.

Sinergia che, a sua volta, va ad integrarsi al “confronto costante con la rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re”, “importantissimo” per Innocenti, “perché ci permette di conoscere le realtà regionali, confrontarci su pratiche operative e criticità, scambiare metodologie e sentirci meno sole”. “Le donne si rivolgono a noi prevalentemente per violenze fisiche, perché sono più tangibili e visibili, e per casi di violenza domestica- spiega Serena Patti, operatrice responsabile dell’accoglienza al ‘Centro Donna Lilith’, attiva anche in quello di Aprilia- ma è quella psicologica la più subdola- chiarisce- perché non è un livido o un occhio nero, quindi è difficile da riconoscere”.

Al centro del percorso di uscita dalla violenza, anche a Latina, c’è “l’autodeterminazione delle donne“, che spesso, “quando capiscono la spirale in cui sono incappate, fanno un passo indietro e non ci consentono di aiutarle. Ma, a distanza di tempo, nella maggior parte dei casi, tornano”. 

Prassi “trainante” della metodologia di ‘Centro Donna Lilith’ è la “relazione tra donne“, garantita dalla presenza di due operatrici per turno, che, in casa rifugio, si occupano anche dei minori, protagonisti delle colorate tavole di Anarkikka sulla violenza assistita esposte sui muri del centro. “I bambini che ospitiamo in casa rifugio, anche se non sono stati picchiati o abusati direttamente, presentano le stesse conseguenze psicologiche a breve, medio e lungo termine, di chi subisce violenza diretta- chiarisce Valeria La Valle, operatrice del centro e responsabile dell’Area Minori della casa rifugio ‘Emily’- Sono bambini arrabbiati con il mondo degli adulti, di cui non si fidano, nella maggior parte dei casi adultizzati, perché hanno dovuto bruciare tante tappe della loro infanzia”.

Sono proprio i figli la molla che spesso porta le madri a chiedere aiuto per uscire da una relazione maltrattante, “bambini che hanno paura perché non sanno cosa sta succedendo e dove stanno andando. Il ruolo dell’operatrice – conclude La Valle- è proprio quello di rassicurarli, facendogli sentire una speranza per il futuro, perché dalla violenza si può uscire”.

E il messaggio arriva, come è successo a Paolo (il nome è di fantasia, ndr), 13 anni, ospite della casa rifugio ‘Emily’ assieme a sua madre e sua sorella, che affida ad una poesia scritta su “ciò che significa per lui essere maschio”, la sua gratitudine: “Ringrazio le quattro operatrici che hanno aiutato mia mamma, mia sorella e me. Grazie tanto, quando sono grande vorrò sempre venire a trovarle e porterò tanti regali agli altri bambini della casa rifugio”.

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