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Ciad al voto, dopo 26 anni dubbi sulla vittoria di Idriss Deby

ROMA - Al potere dal 1990, il 63enne Presidente del

Pubblicato:08-04-2016 15:22
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:32

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ciadROMA – Al potere dal 1990, il 63enne Presidente del Ciad Idriss Deby Itno prosegue la sua campagna elettorale in vista del voto del prossimo 10 aprile, ma lo fa con fatica: nonostante la stampa africana riporti di continue uscite pubbliche, comizi e bagni di folla, la vittoria non e’ mai stata cosi’ incerta come questa volta. A suscitare sgomento nel Presidente quanto nella stampa internazionale il fatto che il consenso di cui Idriss Deby gode tra i cittadini si e’ ormai sgretolato, e nessuno si fa scrupolo a esprimerlo apertamente. Negli ultimi 26 anni non si era mai vista cosi’ tanta gente arrabbiata e vociante, pronta a riversare nelle strade delle principali citta’ del Paese tutta la propria frustrazione e il proprio malcontento. Il disagio e sociale e’ dovuto ai numerosi problemi economici, sociali e politici che gravano sul paese africano: costo della vita troppo alto, continui tagli alla spesa pubblica, burocrazia lenta, corruzione, illegalita’ diffusa tra le istituzioni. Problemi che negli anni sono stati a turno sollevati dai cittadini, dai membri del partito di Itno oppure dai liceali. Ma sempre in modo disgiunto e localizzato in determinate aree del paese. Stavolta la contestazione e’ generale. “La gente ha iniziato a parlare” scrive il quotidiano on-line Jeune Afrique, e questo puo’ influenzare il risultato delle elezioni di domenica prossima. Sebbene infatti Idriss Deby si mostri in pubblico sempre molto sicuro di se’ e certo della vittoria, cinque dei tredici candidati avversari potrebbero avere qualche chance di sottrargli la poltrona presidenziale.

I cinque candidati che possono sfidare la rielezione di Idriss Deby a Capo di Stato cono Saleh Kebzabo, presidente dell’unione nazionale per la democrazia e il rinnovamento (Undr), l’ex Primo ministro Joseph Djimrangar Dadnadji, il deputato Gali Ngothe’ Gatta, il sindaco della citta’ meridionale di Moundou, Laoukein Kourayo Medard, e infine Mahamat Ahmat Alhabo, candidato del Partito per la liberta’ e lo sviluppo (Pld). Tra questi, Ngothe’, Medard e Alhabo godono di ampi consensi, ma tale appoggio gli giunge soprattutto dalle proprie regioni di origine. Solo Kebzabo e Dadnadji, invece, sono conosciuti e apprezzati al di la’ dei feudi di appartenenza, e pertanto gli unici che godono di una reale visibilita’ a livello nazionale. “Per come stanno ora le cose- ha dichairato alla stampa Saleh Kebzabo, dell’Undr- Deby non puo’ sperare di vincere. Ho percorso in lungo e in largo il paese, e ovunque la gente non vuole piu’ saperne di lui”. Secondo il candidato dell’Undr “la vita dei cittadini e’ un calvario. Lo stato e’ assente. Che ne e’ delle rendite del petrolio?”. Oltre alla corruzione e alla cattiva gestione dell’economia da parte delle istituzioni, ad aggravare la situazione e’ il coinvolgimento del Ciad nella guerra di Boko Haram. Gli attacchi del gruppo hanno assestato un duro colpo agli scambi commerciali con la Nigeria e il Camerun, diventati alternative irrinunciabili dopo che N’Djamena ha perso come partner la Libia a partire dal 2011. Il governo e’ stato inoltre costretto ad aumentare la spesa militare per la lotta al terrorrismo, con la parteciapzione a varie missioni e coalizioni regionali. “La situazione economica peggiora di giorno in giorno” ha spiegato una fonte vicina al governo alla stampa africana. “Per dieci anni abbiamo vissuto una certa euforia, sull’onda del sogno dello sviluppo. Ma poi la realta’ e’ cambiata. Oggi subiamo le conseguenze di un triplo shock: il crollo del prezzo del petrolio, il terrorismo e l’afflusso di rifugiati” dai paesi vicini, in fuga dalle violenze dei gruppi jihadisti. Tutti costi che il paese fatica molto a sostenere. Il Ciad ha incrementato le esportazioni di greggio a partire dal 2003, aumentando in modo vertiginoso le proprie rendite, a cui pero’ non ha fatto seguito un sostanziale aumento del reddito pro capite.


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