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Papa Francesco apre a divorziati e risposati: “Non sono condannati per sempre” LEGGI

Il Papa sottolinea che "l`Eucaristia 'non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli'"

Pubblicato:08-04-2016 12:59
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:32

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papa francesco

ROMA – “I divorziati che vivono una nuova unione possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale”. Lo scrive papa Francesco nella esortazione apostolica Amoris laetitia pubblicata oggi, in cui sottolinea che “nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo”. “Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell`irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe”. Oppure “il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di ‘coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell`educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido'”. Diverso il caso di una “nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari. Dev`essere chiaro che questo non è l`ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia”.

SCARICA QUI L’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE AMORIS LÆTITIA:


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i di molti Padri sinodali, i quali hanno voluto affermare che ‘i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo’“. Deve prevalere cioe’ una “logica dell’integrazione”. La partecipazione alla vita della Chiesa “può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo”. Papa Francesco invita al “discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché ‘il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi’, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi, nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c`è colpa grave”. Il Papa sottolinea che “l`Eucaristia ‘non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli'”.

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