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In Italia 75.000 pma all’anno, 35.000 eterologhe

La fecondazione eterologa in Italia è possibile solo da 4 anni. Il punto. Oggi il punto di Luca Mencaglia, direttore della Rete regionale sulla prevenzione e cura dell'infertilità della Regione Toscana, durante il convegno al Senato

Pubblicato:08-03-2019 15:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:12

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ROMA – “La Procreazione medicalmente assistita (Pma) ha un ruolo fondamentale nella capacità riproduttiva del popolo italiano in questo momento: 2 bambini su 10 vengono dalla Pma. Oggi in Italia si fanno 75.000 Pma l’anno, di cui 35.000 sono le eterologhe. Numeri importanti rispetto a una popolazione fertile che ricorre almeno nel 12-14% dei casi alla procreazione assistita”. Fa il punto in Senato Luca Mencaglia, direttore della Rete regionale sulla prevenzione e cura dell’infertilità della Regione Toscana, al convegno ‘La scelta di essere mamma‘, organizzato dalla Fondazione PMA Italia.

La procreazione è cambiata, eterologa possibile da 4 anni

“La procreazione medicalmente assistita è cambiata- continua il professore- perché i risultati sono cambiati. Fino a 10 anni fa avevamo il 10-15% delle gravidanze in tutti i soggetti che si avvicinano alla Pma, oggi viaggiamo su stime del 40%“. Per quanto riguarda l’eterologa, “è possibile in Italia solo da 4 anni- precisa Mencaglia- prima era vietata dalla Legge 40. Erano 35.000 le coppie che si cimentavano nel cosiddetto viaggio della speranza verso la Spagna, la Grecia e i paesi dell’Est. Numeri che si sono ridotti in parte perché si può fare l’eterologa in Italia, ma sono ancora 10.000 le coppie costrette ad andare all’estero”. Resta un vulnus: “Non è possibile fare una donazione in Italia, dobbiamo ricorrere alle banche straniere. Non è più la coppia che deve andare all’estero, ma sono i gameti che dall’estero vengono nel nostro paese”.

Obiettivo è permettere donazione gameti, ovuli e spermatozoi in Italia

Lo scenario sulla Pma è cambiato, ma poco. “Non abbiamo il controllo assoluto della qualità– fa sapere il direttore- non sappiamo spesso cosa importiamo e comunque non è controllato da quella sicurezza che è invece presente in tutti i centri italiani pubblici e privati. Stiamo lavorando con la 12esima commissione Igiene e Sanità del Senato per arrivare ad una regolamentazione che permetta di riportare la donazione di gameti, ovociti e spermatozoi anche nel nostro paese”. 


“Fertilità e fecondità non sono eterne”

Oggi è stata lanciata in Senato la campagna sociale della Fondazione Pma Italia “che vuole portare l’informazione nel tessuto della società italiana, e in particolare nei giovani. Vuole far comprendere che la fertilità e la fecondità non sono eterne– aggiunge Mencaglia alla Dire- ci sono dei tempi che vanno rispettati, anche se non è sempre facile farlo a causa di condizioni sociali, lavorative o sentimentali. Quando si vivono queste situazioni e bisogna rimandare nel tempo il momento della genitorialità allora pensiamoci, e dal momento che non è un tempo infinito conviene mettere da parte i propri gameti e ovociti per la donna e gli spermatozoi per l’uomo per riutilizzarli quando sarà il momento più opportuno nella scelta di vita di quella coppia”.

I costi della Pma

“La preservazione è una procedura gratuita per chi ha una malattia oncologica o cronica invalidante che colpisce la fertilità. In alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia e la Toscana, è gratuita anche per chi lo voglia fare per ragioni sociali a condizione che doni una parte dei propri gameti ad altre persone che ne hanno bisogno”, ricorda l’esperto.

Passando all’Omologa e all’eterologa, “il 47% dei casi è svolto a carico del Sistema sanitario nazionale (Ssn) o del Sistema sanitario regionale (Ssr) a seconda delle regioni. Alcune regioni sono più organizzate da un punto di vista del sistema pubblico- continua Mencaglia- altre meno e magari offrono questa prestazione in centri privati convenzionati sempre a carico del Ssn. Alcune regioni, principalmente quelle del Sud come la Campania, la Puglia ma anche il Lazio, non offrono questa prestazione a carico del Ssn. Su questo punto la Fondazione Pma Italia si sta impegnando con le strutture di governo per garantire un’equità di accesso a tutti i cittadini e a tutte le regioni italiane”.

Le percentuali di riuscita della Pma

“È una questione direttamente correlata all’età della donna che fa parte della coppia. In una donna dai 30 ai 35 anni le percentuali di successo vanno dal 40 al 50% nei casi di eterologa. Nelle donne dai 38 anni in su- prosegue Mencaglia- ed è l’età che principalmente hanno le donne che si rivolgono a noi, le percentuali scendono al 10-12% o all’8%. Dopo i 43 anni scendono allo zero percento. Sappiamo che a quel punto solo l’eterologa può aiutare questo tipo di donne e noi vorremmo che fosse una eterologa italiana e non una eterologa straniera”.

I rischi di malformazione non sono aumentati

“Tutti gli studi clinici internazionali – e mi riferisco alla Società europea human reproduction, la società più grande al mondo – dicono che le malformazioni, o meglio le alterazioni genetiche, sono uguali a quelle che si hanno in qualunque coppia che cerchi un figlio e sono correlate all’età della donna. Quello che cambia- puntualizza l’esperto- sono alcune alterazioni che si presentano leggermente più alte, perché dobbiamo sempre ricordare che quella coppia è infertile. Spesso nel maschio c’è un problema e quel tipo di maschi ha comunque una incidenza di alterazioni leggermente più alta che non è dovuta alla Pma, ma alla tipologia di persone che si sottopongono alla procedura. Esiste in alcune regioni, come in Toscana, la possibilità di effettuare il test genetico preimpianto sull’embrione– conclude- per sapere se è sano o meno, ed è un servizio a carico del Sistema sanitario regionale”.

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