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Lavoro, dignità, violenza di genere: il discorso di Mattarella per l’8 marzo

Le donne? "Artefici della Repubblica", ma hanno davanti ancora "squilibri da colmare" e "barriere da superare", specie per quanto riguarda il lavoro

Pubblicato:08-03-2018 11:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:35

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ROMA – Le donne? “Artefici della Repubblica”, ma hanno davanti ancora “squilibri da colmare” e “barriere da superare”, specie per quanto riguarda il lavoro. E una delle battaglie più grandi per la società italiana rimane quella contro la violenza di genere. In sintesi è questo il discorso che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha tenuto in occasione dell’8 marzo.

Ecco le parole di Mattarella

LE DONNE ARTEFICI DELLA REPUBBLICA

“Possiamo dirlo con forza nel settantesimo della Costituzione: le donne sono artefici della Repubblica. E sono artefici del suo divenire”,  dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Quirinale per la Celebrazione della Giornata Internazionale della donna.

“La nostra comunita’ nazionale, il nostro modello sociale, le nostre stesse istituzioni non sarebbero quello che sono senza il contributo creativo, fondativo, delle donne italiane”, aggiunge Mattarella.


L’ESEMPIO DI LUISA ZAPPITELLI

Il voto delle donne “a partire dal ’46, ha dato compiutezza e sostanza a quella democrazia che aveva rappresentato la speranza, e il traguardo da raggiungere, nei tempi dolorosi della dittatura, delle sofferenze, della guerra. Soltanto la piena partecipazione delle donne poteva rendere davvero credibile, e possibile, l’ideale di pari opportunita’ tra tutti i cittadini. Anche per questo desidero rivolgere un saluto affettuoso alla signora Luisa Zappitelli – 106 anni – che anche domenica scorsa si e’ recata alle urne, nella sua Citta’ di Castello, come ha sempre fatto dal giorno dell’elezione dell’Assemblea Costituente, settantadue anni orsono: un esempio per tutti”.

LE PARI OPPORTUNITA’

“Persistono barriere da superare, squilibri da colmare, ma abbiamo sempre nuove prove di come le pari opportunita’ delle donne costituiscano uno degli antidoti piu’ forti alle chiusure oligarchiche, all’immobilismo sociale, alle diseguaglianze economiche”, spiega Mattarella.

“L’idea stessa di popolo, e di nazione- sottolinea il capo dello Stato- e’ cambiata. Attraverso la capacita’ delle donne nell’essere interpreti della ricostruzione e dello sviluppo democratico, il senso di comunita’ si e’ fatto piu’ concreto, e il concetto di cittadinanza e’ divenuto finalmente unitario e universale. Sono state necessarie tenacia e forte impegno per superare le discriminazioni, per rimuovere gli ostacoli all’ingresso delle donne nella vita pubblica, per ridurre le disparita’ nel mondo del lavoro, nell’accesso ai servizi, nella vita familiare”.

IL LAVORO

“Nei rapporti di lavoro, non puo’ esserne mai messa in discussione la dignita’. Ancor oggi vi sono ostacoli e disparita’ nell’accesso al lavoro, nella retribuzione, nella mobilita’. Talvolta gli ostacoli rendono difficile la conciliazione con i tempi di cura della famiglia”.

Le barriere possono alzarsi fino a odiose discriminazioni nei licenziamenti– sottolinea il presidente- Le dimissioni in bianco, forzose, imposte, sono contrarie alla legge. Occorre vigilare per assicurare il rispetto delle norme. L’Italia non puo’ permettersi di rinunciare alla ricchezza dell’apporto del lavoro femminile. Il divario del quasi 20% tra occupazione maschile e femminile costituisce, quindi, un punto critico di sistema: ogni sforzo va compiuto per ridurlo sempre di piu’. Va ricordato che dove le donne lavorano di piu’, e in migliori condizioni, vi e’ maggiore natalita’2. Mattarella sottolinea che “la piena parita’ nel lavoro e’ un motore di sviluppo. La discriminazione, invece, ne costituisce un freno”.

Il capo dello Stato ricorda le leggi hanno che “hanno favorito la crescita del Paese, attraverso il cammino di liberazione della donna”. E dice: “Nel cammino di avanzamento dei diritti del lavoro – compiuto da milioni di donne e segnato da battaglie sindacali e civili, talvolta aspre – possiamo ricordare, ancora, la tappa del 1963, quando venne introdotto il divieto di licenziamento a causa del matrimonio. E quella del 1977, che, con sempre maggiore aderenza al dettato costituzionale, ha affermato la piena parita’ di trattamento nel lavoro tra uomini e donne”.

Il capo dello Stato osserva che “il segno delle donne e’ impresso, ovviamente, nelle leggi che hanno, dapprima, scardinato i principi discriminatori nel mondo del lavoro, e, quindi, hanno inteso impedire le pratiche di aggiramento e di elusione che, nei fatti, mantenevano lo svantaggio per le lavoratrici. Il percorso della parita’ non e’ stato semplice, ne’ scontato. A partire dalla tutela della lavoratrici madri, introdotta dalla legge del 1950, e opera dell’impegno di Teresa Noce e di Maria Federici. Tutela progredita, in seguito, con la riforma dei congedi di maternita’ del 1971, fino ad approdare, nel 2000 – dopo un trentennio – a una concezione della cura parentale come impegno da condividere tra entrambi i genitori“.

“SERVE OGNI SFORZO CONTRO IL FEMMINICIDIO”

“Una nuova e piu’ attenta legislazione ha visto la luce negli ultimi due decenni: dalla legge che, nel 1996, ha finalmente qualificato la violenza sessuale come reato contro la persona, alla legge del 2001 contro la violenza nelle relazioni familiari, a quella del 2009 per contrastare le molestie e gli atti persecutori, il cosiddetto stalking”, ricorda Mattarella.

“Ogni energia- aggiunge- va profusa per prevenire e impedire che le donne diventino il bersaglio dell’odio e del risentimento. Contro i femminicidi occorre puntare sull’educazione al rispetto, come, opportunamente, ha iniziato a fare il ministero dell’Istruzione, d’intesa con il Dipartimento delle Pari Opportunita’, in avvio di questo anno scolastico”. “Accettare e apprezzare le differenze- spiega- ci aiuta a scoprire il potenziale positivo della pluralita’ e dell’interdipendenza tra gli esseri umani. La violenza sulle donne va considerata anche nella sua specificita’, perche’ soltanto cosi’ puo’ essere debellata“.

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