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Gdf chiude inchiesta su ex Cesena calcio, frode fiscale per 11 mln euro

FORLI' - Riciclaggio, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, simulazione di reato e falso in bilancio:

Pubblicato:08-01-2016 12:54
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:46

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FORLI’ – Riciclaggio, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, simulazione di reato e falso in bilancio: sono questi i reati individuati dalla Guardia di Finanza di Forlì (guarda il video) nella gestione della precedente società del Cesena calcio. L’inchiesta è chiusa e ora Gdf e Procura di Forlì (pm Sergio Sottani) hanno tirato le fila delle accuse mosse in primis a I.C., presidente pro tempore del Cesena Calcio e P.T., albergatore e costruttore del forlivese, oltre ad altri imprenditori e comercialisti che in alcuni casi ricoprivano incarichi nel club. Per ricostruire la vicenda le Fiamme gialle hanno ‘spulciato’ una ‘valanga’ di documenti sequestrati nell’aprile del 2014 nella sede della società calcistica ma anche altre carte trovate negli studi di commercialisti e presso una società fiduciaria milanese. Complessivamente si è trattato di 1.000 faldoni di documenti (alcuni arrivati tramite rogatoria giudiziaria da San Marino) in cui era conservata la contabilità di 25 società e 100 conti bancari.

SoldiQuello che è emerso è un enorme sistema truffaldino, tutto basato su fatture per operazioni inesistenti e falsi contratti per fornitura di servizi, realizzazione di lavori o consulenze per oltre sette milioni di euro. Con questa frode fiscale gli indagati hanno depauperato le casse della società sportiva e si sono garantiti, a fine anno, un ‘pesante’ quanto illecito sgravio fiscale. Alla base della truffa c’era un accordo tra il presidente pro tempore della società calcistica, quattro imprenditori e due commercialisti cesenati che, forti della propria posizione “di fiducia” o di alti incarichi dirigenziali nel club, hanno posto in essere una serie di raggiri contabili ed amministrativi.

Grazie a documenti falsi, gli indagati evadevano le tasse e creavano dei “fondi neri” a discapito delle casse del Cesena. Il grosso imprenditore edile, poi, si dava da fare anche per riciclare il denaro proveniente dalla frode- pari a circa 2,5 milioni di euro- attraverso le sue società e i propri conti correnti (per impedire la riconducibilità dei proventi del reato). La Gdf è riuscita a ricostruire i flussi di denaro che, dopo essere uscita dalla casse del Cesena Calcio, tramite diversi ‘giri’ bancari e passaggi per le società dell’imprnditore, arrivava nei conti correnti personali nazionali e sammarinesi del presidente pro tempore, o confluiva in società immobiliari a lui riconducibili.
Altro personaggio chiave dell’indagine è L.M., commercialista e direttore generale pro tempore del Cesena Calcio: dopo aver convinto un investitore a portare finanziamenti per svariati milioni di euro alla società sportiva, ha raggirato i soci e gli altri dirigenti. Con il benestare del presidente pro tempore, si è fatto pagare profutamente (nonostante la società non avesse soldi e all’epoca avesse un debito con l’Erario di 10 milioni di euro) per prestazioni professionali mai eseguite. Grazie a questi stratagemmi, si è appropriato di più un milione di euro.


gdfNell’indagine è ipotizzato anche il falso in bilancio, relativo a vendite truccate di calciatori di serie A (il più famoso è il giapponese Nagatomo, poi ceduto all’Inter). Il valore dei giocatori veniva gonfiato ad arte per diminuire le perdite di esercizio. Questo potrebbe costare caro alla società calcistica, passibile di una sanzione pecuniaria da 200 a 300 quote per non aver posto in essere un modello organizzativo che riducesse il rischio del verificarsi di tali alterazioni al bilancio.
Dopo la chiusura dell’inchiesta, seguiranno i controlli fiscali per ricostruire i danni erariali.

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