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Una mostra con i volti delle vittime di femminicidio, Boldrini: “Memoriale in ogni città”

Installazione con i ritratti dei volti delle vittime appesi attorno a una 'dark room', una camera oscura, con dentro una lista di quasi 300 nomi delle donne uccise a partire dal 2015

Pubblicato:07-12-2017 15:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:58

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ROMA – Un memoriale nelle città con i nomi delle donne uccise per mano degli uomini che avrebbero dovuto amarle. E’ l’iniziativa che avrà il sostegno della presidente della Camera Laura Boldrini che oggi ha visitato la mostra ‘Femminicidio‘ di Paola Volpato, allestita nel complesso di Vicolo Valdina.

Si tratta di un’installazione con i ritratti dei volti delle vittime di femminicidio appesi attorno a una ‘dark room’, una camera oscura, con dentro una lista di quasi 300 nomi delle donne uccise a partire dal 2015.

Boldrini suggerisce ai curatori della mostra di contattare l’Anci per capire se sarà possibile, nelle città in cui verrà allestita la mostra, creare una stele permanente con la lista a memoria delle vittime.


“E’ un’installazione- spiega la terza carica dello Stato- che non finisce mai di esaurirsi perché è l’aggiornamento dei femminicidi. Ho visto la sensibilità da parte dell’artista di cogliere lo sguardo di queste donne che sono state uccise, donne che molto probabilmente erano state fotografate anche da quegli stessi uomini che le hanno ammazzate. E’ un lavoro che continua perché purtroppo continua la strage“.

“La cosa impressionante- osserva la presidente della Camera- è che accanto ai ritratti di queste donne c’è poi anche questa lista delle morti con accanto le modalità della loro morte. Io credo che un lavoro cosi’ debba avere ampio sostegno per sensibilizzare i ragazzi e le ragazze e quindi sarebbe importante averne traccia anche nelle città, specialmente in quelle piu’ colpite dal fenomeno del femminicidio. Sarebbe importante- conclude Laura Boldrini- che oltre a ospitare questa installazione venga lasciata traccia come in un memoriale, cioè mettere i nomi e i cognomi e le cause della morte delle donne uccise in quanto donne. Sarebbe un modo per sensibilizzare, per arrivare ai giovani e per far capire quanta strada ancora abbiamo da fare per arrivare al pieno rispetto delle donne”.

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