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Gabon, padre Giuseppe Butti: “In manette innocenti, ora dialogo”

Padre Butti parla da Libreville dopo le presidenziali e i disordini

Pubblicato:07-09-2016 13:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:02

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Carte_gabon2ROMA – “Il timore e’ che siano stati arrestati anche tanti innocenti, non coinvolti in alcun modo nei disordini”: cosi’ alla Dire padre Giuseppe Butti, missionario italiano da anni in Gabon. La sua voce arriva dalla periferia di Libreville, la capitale del Paese africano, dal 27 agosto ostaggio di violenze e contestazioni. Il presidente Ali Bongo, succeduto al padre Omar nel 2009, e’ stato proclamato vincitore delle elezioni con uno scarto di appena 5000 voti. Lo sfidante, Jean Ping, ex ministro degli Esteri nonche’ presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha denunciato brogli e rivolto un appello allo sciopero generale; ottenendo per altro un sostegno indiretto dagli osservatori dell’Unione Europea, convinti che nello scrutinio ci siano state irregolarita’.

Dopo gli scontri e i morti dei giorni scorsi sono stati effettuati centinaia di arresti, non solo tra i militanti di partito ma anche tra i giovani senza lavoro che si sono dati al saccheggio, rubando nei negozi e dando alle fiamme le automobili” dice padre Butti: “Nelle retate sono pero’ finiti anche innocenti, persone che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

Secondo il missionario, unico italiano in Gabon con i clarettiani, dalle strade ora l’attenzione si e’ spostata sulle delegazioni diplomatiche che nelle prossime ore arriveranno a Libreville nel tentativo di favorire una soluzione dello scontro. “E’ prevista una missione africana guidata dal presidente ciadiano Idriss Deby” sottolinea padre Butti: “Non sara’ facile perche’ i diplomatici dovranno fare i conti con l’intransigenza delle due parti, difficilmente disposte a fare concessioni”. A confermarlo la ripresa oggi delle sessioni del parlamento, in un edificio dato parzialmente alle fiamme durante i disordini. “Nulla puo’ giustificare l’attacco all’Assemblea nazionale perche’ questa istituzione non appartiene a nessun partito politico ma al popolo del Gabon” ha detto Richard Auguste Onouviet, presidente dell’emiciclo. Nessun cenno nel suo discorso al fatto che sempre nel nome del popolo, e cercando di sfruttare al meglio la sua rete di contatti internazionali, Ping continui la protesta.


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