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Strage di Bologna, il manifesto del 2 agosto è un ultimatum sui mandanti

BOLOGNA - Sono ancora i nomi (sconosciuti) dei mandanti, come già nel 2014, il tema dominante del manifesto

Pubblicato:07-07-2015 13:56
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:26

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BOLOGNA – Sono ancora i nomi (sconosciuti) dei mandanti, come già nel 2014, il tema dominante del manifesto che accompagnerà la prossima commemorazione delle vittime del 2 agosto a Bologna. “35 anni senza mandanti”, si legge infatti subito sotto la tradizionale immagine della lapide che reca i nomi degli 85 morti per la bomba esplosa alla stazione di Bologna (fece anche 200 feriti).

2 agosto_manifesto2015

Il manifesto è sempre quello, immutabile: sotto le date della strage e della commemorazione di quest’anno, si ricorda la matrice fascista dell’attentato e quindi si mette in risalto la lapide con i nomi di chi perse la vita quel giorno. Poi il manifesto richiama con forza l’attenzione sul fatto che i mandanti, dopo 35 anni, sono ancora ignoti. Del resto, è sui mandanti che l’associazione dei parenti delle vittime non intende arrendersi nè arretrare di un millimetro, e proprio per questo di recente ha presentato in Procura un nuovo maxi-dossier che, incrociando le carte di diversi processi, prova a offrire nuove piste ai magistrati per risalire ai mandanti. Solo che la pazienza dei parenti sembra agli sgoccioli.


Risalire ai mandanti è una questione di verità e giustizia. Lo chiariscono le stesse vittime scrivendo sul manifesto: “Un paese evoluto deve trovare il tempo per ricostruire la sua storia; uno Stato di diritto deve trovare il tempo per dare giustizia alle vittime della violenza; una democrazia moderna deve trovare il tempo per contrastare il terrorismo e le mafie”. Infine, un ultimo monito, quasi un ‘ultimatum’: “Non c’è democrazia senza responsabilità”.

Nelle scorse settimane il presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi, è andato all’attacco del Governo denunciando in maniera molto dura le mancate promesse su indennizzi, vitalizi, desecretazione degli atti riservati sugli attentati e reato di depistaggio. Su questi temi si è detto pronto a ricordare pubblicamente tutte le mancanze del Governo, ma sono argomenti che non entrano nel manifesto di quest’anno. Certo, la desecretazione degli atti riservati in possesso di ministeri e Forze di Polizia o armate ha a che fare con la scoperta di chi volle quella bomba, ma il messaggio ‘politico’ di quest’anno è diretto e secco: vanno scoperti i mandanti.

L’anno scorso, scrivendo “le vecchie coperture sono cadute, si aprono gli archivi segreti della Repubblica, i mandanti avranno un volto, i responsabili politici dovranno spiegare l’omertà” c’era un tratto di speranza nel messaggio per il 2 agosto. Quest’anno il tono è perentorio: non riuscire a scoprirli è una sconfitta per lo Stato, mandano a dire i parenti delle vittime. Del resto, nel consegnare il nuovo maxi-dossier ai pm, Bolognesi era stato altrettanto chiaro: ora i magistrati hanno in mano “il risultato di un lungo e approfondito lavoro di ricerca e analisi incrociata di migliaia di pagine di atti giudiziari di processi per fatti di strage e terrorismo dal 1974 ad oggi che identifica mandanti, complici e strutture clandestine che si servirono della violenza stragista per finalita’ di politica interna. Elementi certi, concreti che consegniamo ai magistrati”. Insomma, “a distanza di 35 anni, il lavoro di ricerca e analisi svolto dalla nostra Associazione prova che i mandanti non sono piu’ fantasmi della storia, ma hanno nomi e cognomi“, ammonì Bolognesi.

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