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VIDEO | Violenza donne, Filomena Lamberti: “Lo Stato è in debito con me, processo scandaloso”

"Vivo con un sussidio di 285 euro, dal mio ex nessun mantenimento"

Pubblicato:07-05-2019 06:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:25

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ROMA – “Lo Stato è in debito nei miei confronti, ma più che lo Stato ovviamente la magistratura italiana, che non mi ha dato giustizia“. È l’accusa mossa da Filomena Lamberti, la donna sfregiata con l’acido dall’ex marito nel 2012, che ha raccontato alla Dire la sua vicenda processuale a margine del convegno ‘D’amore non si muore, una panoramica sulle nuove norme in materia di violenza di genere’.

“Il mio ex fu condannato a solo 18 mesi- continua Lamberti- Il processo si è concluso in brevissimo tempo, un processo scandalosissimo. Il fattaccio è avvenuto il 28 maggio 2012, il 25 giugno dello stesso anno già si era concluso il processo nei suoi confronti con una condanna per maltrattamenti in famiglia. Io, con le avvocate di ‘Spazio Donna’, l’associazione di cui oggi faccio parte, ho cercato in tutti i modi di far riaprire il processo, però purtroppo non c’è stato verso perché lui ha patteggiato la pena, il che significa che ha scontato il suo debito con lo Stato. Ecco perché credo che lo Stato nei miei confronti abbia un grosso debito”.


Ma non finisce qui. “Ad oggi, sono sette anni che lui non mi dà un minimo di mantenimento– denuncia la donna- Vivo con un sussidio minimo di 285 euro al mese, nemmeno una pensione di invalidità si può chiamare”. Non può lavorare, Filomena, perché “l’acido non ha colpito solo il volto- racconta- ma anche parte del braccio sinistro, che al 50% non ha più la funzionalità di una volta”. Lo Stato “deve provvedere in questo senso, con tutti gli accorgimenti dovuti- continua- Io ho dovuto rinunciare a molti prodotti, come creme e liquidi per immergersi nell’acqua, perché erano ritenuti prodotti estetici dalla sanità, costavano troppo e io non potevo fare fronte a queste spese”.

Per Filomena Lamberti, l’aggressione con l’acido “è un omicidio d’identità” perché “tu non ti vedi più allo specchio come una volta, la tua identità viene cancellata. È un omicidio, pur restando in vita“. Un episodio brutale che, però, non ha impedito alla donna di darsi una seconda opportunità: “Un’altra vita è possibile ed è quella che sto vivendo oggi”. Una “vita di società”, dopo anni di divieti, gelosie e vessazioni, in cui “incontro tante persone. Il semplice fatto di scendere per andare a fare la spesa al supermercato- conclude- per me è libertà”.

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