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Europee, Calenda avverte Zingaretti: “Se il Pd va con il suo simbolo è incompatibile con il mio progetto”

L'ex ministro dello Sviluppo Economico manda un messaggio al neosegretario dem: "No a ragionamenti immaturi"

Pubblicato:07-03-2019 12:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:12
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ROMA – La tentazione del Pd di andare alle europee con il proprio simbolo è “incompatibile con il mio progetto perché la lista Siamo Europei prevede che i simboli Più Europa, Pd e i movimenti civici come quello di Pizzarotti siano tutti insieme. Credo che questi siano ragionamenti immaturi perché noi invece dobbiamo costruire un’alternativa forte. Queste elezioni europee saranno decisive”. Lo ha detto l’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a Tv2000 ospite del programma TgTg condotto da Donatello Vaccarelli.

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“Salvini – ha proseguito Calenda – ha le idee chiare e dice di voler stare con i Paesi che vogliono decostruire l’Europa ma senza l’ombrello dell’Europa siamo soli a navigare in un mare che è sempre più tempestoso e difficile. Queste europee sono un po’ come le elezioni del ’48 quando si doveva decidere se stare con l’Unione sovietica o stare con l’Occidente”.


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“Non sono contrario – ha sottolineato Calenda a Tv2000 – a integrare nel listone i fuoriusciti dal Pd come Emiliano o Bersani. Ma c’è un criterio oggettivo nel manifesto perché non si può procedere a simpatia. Tra l’altro il manifesto non è mio ma è firmato da 200 mila persone e da tanti sindaci. Può partecipare al manifesto chi condivide i contenuti e chi non vuole fare alleanze nazionali con Lega e M5S perché questo sarebbe trasformismo. Dato che i fuoriusciti del Pd hanno il progetto di un’alleanza con i 5S percorrono strade diverse”.

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“Il Pd – ha concluso Calenda negli studi di Tv2000 – non ha questa tentazione perché i suoi elettori non seguirebbero l’ idea. Gli elettori del Pd hanno chiarissima l’idea che il M5S, che peraltro si sta sbriciolando, è un movimento che ha dentro di sé un contenuto che è contrario alla democrazia rappresentativa. Chi vince le elezioni non può esercitare una tirannia sulla minoranza. Chi vince le elezioni non può fare qualunque cosa”.

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