NEWS:

‘Tampon tax’, al via la campagna ‘Il ciclo non è un lusso’: in 10 giorni raccolte 90mila firme

ROMA - La Tampon Tax è l'imposta IVA al 22% che grava su alcuni beni considerati di lusso: yacht, auto

Pubblicato:07-01-2019 13:22
Ultimo aggiornamento:07-01-2019 13:22
Autore:

FacebookLinkedIn

ROMA – La Tampon Tax è l’imposta IVA al 22% che grava su alcuni beni considerati di lusso: yacht, auto costosissime, crociere, gioielli, abitazioni e cibi fuori dalla portata dei comuni mortali. La stessa tassa viene pagata anche sugli assorbenti igienici per le donne (e il latte in polvere per neonati, i prodotti alimentari per l’infanzia, i pannolini per i bambini e per gli anziani).   

L’associazione Onde Rosa, insieme ai Giovani Democratici della Lombardia, ha lanciato giorni una campagna nazionale dal nome “Il ciclo non è un lusso” che, attraverso una raccolta firme su change.org, vuole abbassare l’IVA agli assorbenti femminili al 4%, considerandoli quindi come beni di prima necessità (quali essi sono) e allineandosi finalmente alla tassazione degli altri Paesi europei. Così sul sito della petizione avviata a fine anno. 

Caterina Conti, membro del Comitato DireDonne ha intervistato la coordinatrice lombarda di Onde Rosa, Gaia Romani, 22 anni, milanese che ci spiega meglio di cosa si tratta.


– Da cosa nasce questa campagna?

“L’obiettivo era duplice: alzare l’attenzione e ottenere l’abbassamento su una tassazione vergognosa e, allo stesso tempo, affrontare senza paura un tema considerato ancora tabù, su cui c’è molta ignoranza e di cui c’è molta ritrosia a parlare. In cinque giorni abbiamo superato 4000 firme su change.org e (il numero cresce di ora in ora, poiché) la campagna sta girando molto. A volte ci siamo occupati di questioni su larga scala e abbiamo tralasciato temi importanti e semplici come questo, che non vengono affrontati per un senso del pudore ormai superabile, perché riguarda tutte”. 

– Qual è l’obiettivo?

“Le firme servono come strumento di contrattazione politica, per indicare a gran voce a chi ha la re-sponsabilità di governo questa urgenza. Vogliamo raggiungere quota 10.000 e coinvolgere soggetti associativi e politici su larga scala. Ma lo sai che nella manovra di bilancio quest’anno la maggio-ranza aveva presentato un emendamento per alzare l’aliquota al 26,5%? Per fortuna lo hanno ritirato, ma che ci abbiano provato non è un buon segnale…

E poi vogliamo scoperchiare il “vaso di Pandora” sulle questioni che riguardano le donne: gli as-sorbenti sono beni di prima necessità, lo usiamo tutte 5 giorni al mese, possibile che sia pagato come un bene di lusso? E perché i rasoi degli uomini invece sono tassati al 5%? La tampon tax va ab-bassata al 5% come negli altri Paesi europei, è una battaglia simbolo di tante altre”.

– Come ti spieghi che questi beni necessari per ogni donna in età fertile siano tassati così dura-mente, qual è l’idea di società sottesa?

“La mia opinione è che si sia potuti arrivare a questo punto perché si parla di una questione tipica-mente femminile, di cui si parla poco perché è un tema che imbarazza, e allo stesso tempo nelle isti-tuzioni ci sono poche donne, e quindi il genere femminile è poco rappresentato. Agli uomini (be’, a certi… non a tutti!) queste cose non importano.

Pensa che qualche anno fa Pippo Civati (nel 2013 era candidato alla segreteria nazionale PD contro Renzi e Cuperlo, poi uscì per fondare “Possibile” ndR) l’aveva inserito tra i temi della sua battaglia politica. Finì tra risate, scherzi e imbarazzo. Nulla di più. Noi siamo un’associazione di giovani donne e pensiamo che il Paese sia maturo per superare una tassazione così palesemente di-scriminatoria”.

– Cosa rispondi al fuoco amico, che dirà che le donne non devono occuparsi di queste cose, che il femminismo è superato ecc..?

“Rispondo che questi sono esattamente i temi su cui le donne, tutte, dovrebbero far sentire la propria voce senza paura e senza vergogna. Si tratta di una misura che non trova motivazioni logiche: è una tassazione ingiusta e basta! Non riguarda solo le donne, poi, perché pesa su tutti i bilanci familiari. E poi bisogna che le ragazze, le donne inizino a parlare di temi come questi, anche prendendoli alla leggera… Nelle scuole, in casa, in palestra c’è sempre un “non detto” silenzioso dietro a queste cose, come se si trattasse di chissà che. La Littizzetto qualche anno fa disse a “Che tempo che fa” che gli uomini hanno dato alle questioni femminili dei nomi orribili, che spaventano solo alla pronuncia… “menarca”, “mestruazioni”, “ovulazione”: insomma siamo donne, non alieni!”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it