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Trent’anni non solo di buoni pasto, Up e Day crescono

Colosso sempre più sociale, tra startup e nuovo welfare aziendale

Pubblicato:06-12-2017 16:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:58

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day_gruppo_upBOLOGNA – Via via è cresciuta nell’alveo della sua casa madre, il colosso sociale Up nato in Francia nel 1964 come Chèque Déjeuner e capace nel 2016 di raggiungere un fatturato da ben 7,1 miliardi di euro in tutto il mondo. Ora, a trent’anni di età, punta forte sulla digitalizzazione senza dimenticare la tradizione. Si tratta dell’azienda bolognese Day, più che mai a capofitto nella sua mission di offrire soluzioni che contribuiscano al progresso sociale e forte oggi di 500 milioni di ricavi, in primis sui buoni pasto, dentro il fatturato Up.

Se ne parla oggi allo spazio Sympò di via delle Lame, a Bologna, con tutti i protagonisti. Società per azioni leader nel mercato italiano dei servizi alle imprese e alla persona, come appunto i buoni pasto ma anche i programmi di incentive e i piani di welfare aziendale, Day conferma e rilancia dunque sul proprio obiettivo di “rendere più facile la vita delle persone e delle aziende con strumenti semplici e innovativi, che offrano vantaggi concreti e soddisfino tutti”.

day_gruppo_upIntanto, si festeggia e lo si fa in primis con i dipendenti, 108 a livello nazionale per 41 anni di età media e al 71% donne, ai quali arriva un regalo di Natale: un bonus a testa di 600 euro in pacchetti salute o di previdenza integrativa per sé e per la propria famiglia. Il tutto in armonia alla nuova governance del gruppo in Francia, fondata su una cooperativa in cui i dipendenti stessi sono gli azionisti. Ma si punta molto anche sui progetti di innovazione aziendale, con un lab interno e un fondo di finanziamento ad hoc di 30 milioni per cinque anni. Sempre in Italia, ne è un esempio Lastminute sotto casa, startup ideata contro lo spreco alimentare, “ma ce ne saranno altre che lavoreranno col gruppo e con la filiale italiana: noi adoriamo le startup”, spiega Catherine Coupet, presidente-ceo di Up oggi a margine dei lavori in via delle Lame.


day_gruppo_upProgetti di welfare e lead management interno saranno infatti realizzati in ogni Paese del gruppo, coi dipendenti chiamati a una “call to action”.

Intanto, Coupet conferma la preponderanza dei buoni pasto nel modello di business attuale, anche se la fetta del welfare aziendale offre buoni margini di progressione, per una crescita del gruppo nel 2018 stimata pari al 15-20% arrivando a 10 miliardi di euro come volume d’emissione, di cui il 75% in formato elettronico. Leader in Francia, insieme col competitor Edenred, così come in Slovacchia e Messico, Up è presente in quattro continenti (Francia, Italia, Belgio, Germania, Spagna, Portogallo, Grecia, Ungheria, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Turchia, Marocco, Brasile, Messico).

In Italia, Day raggiunge quotidianamente 500.000 fruitori, 16.000 aziende e 110.000 partner affiliati, per 95 milioni di titoli emessi tra buoni pasto, buoni pasto elettronici tramite card o smartphone, buoni regalo Cadhoc per gratificare il personale (deducibili al 100% e spendibili in 10.000 negozi anche online), piani di welfare aziendale. Evidenzia Marc Buisson, presidente e amministratore delegato di Day, ricordando che al progetto interno per stimolare l’innovazione, attraverso proposte concrete, ha aderito quasi il 70% dei dipendenti: “In prospettiva vogliamo sviluppare la digitalizzazione, coi nuovi servizi legati alla pausa pranzo. Il nostro target distintivo- sottolinea Buisson- è quello delle piccole e medie imprese, solo noi operiamo così, seguiamo necessità mirate proponendo strumenti semplici e veloci, come nel caso degli accordi nelle aziende metalmeccaniche fino alle aziende più strutturate. Vogliamo offrire servizi sempre più sociali”.

Se anche in Italia si crescerà attorno al 20% lo si vedrà, ma intanto i numeri complessivi restano in crescita.

buisson

Marc Buisson

Nel mondo, Up (3.400 dipendenti con un’età media di 37 anni e al 54% donne) raggiunge ogni giorno 24,5 milioni di beneficiari e 1,3 milioni di clienti, di di cui uno di affiliati. Nel frattempo, proprio quest’anno è emersa una questione con cui confrontarsi in Italia: il nuovo decreto ministeriale che dal 9 settembre ha rivoluzionato il sistema dei buoni pasto, estendendone l’utilizzo e rendendoli più simili a dei coupon.

Ragiona Buisson interpellato a proposito: “Abbiamo parlato con diversi rappresentanti del Governo, per capire perché volevano ampliare la cumulabilità dei buoni. Abbiamo capito che si trattava di rispondere ad esigenze di mercato. Il buono pasto viene usato da quasi tre milioni di persone ogni giorno ma il valore del buono singolo non consente di assicurarsi un pranzo in tutte le regioni italiane”. Considerati come valori medi 5,29 euro per un buono pasto cartaceo e sette per quello elettronico, continua il numero uno di Day: “La prassi è che in alcuni locali si usa più di un buono al giorno. Il nostro centro studi di categoria rileva una media nazionale di 2,5 buoni al giorno, quindi neanche tanto. Arrivare fino a otto buoni al giorno- conclude allora Buisson- ci sembra un po’ tanto. Ma bene una certa flessibilità dello strumento, senza che diventi una sorta di stipendio, per l’economia italiana in generale, diciamo. Noi spingiamo per andare verso l’elettronico offrendo più servizi”.

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