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In Uganda più di 700 donne dicono no al cancro: “Basta silenzio”

Un successo lo screening e la sensibilizzazione di Afron Onlus

Pubblicato:06-11-2017 12:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:51

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screening_ugandaGULU (Uganda) – 702 donne visitate, 35 quelle colpite da lesioni precancerose confermate dal pap test e infine nessun caso di cancro riscontrato. Questi i numeri della campagna di screening per scongiurare i tumori del seno e alla cervice uterina che si è svolta dal 31 ottobre al 3 novembre in Karamoja – nell’Uganda nord orientale – organizzata da Afron Oncologia per l’Africa Onlus.

Lo staff ha potuto anche curare 15 dei 35 casi di lesioni precancerose che, nei prossimi anni, avrebbero causato un tumore. Delle altre venti si occuperanno i medici locali.


Come spiega all’agenzia DIRE Francesca Zanetto, ginecologa del gruppo, il giudizio su questa campagna di fine 2017 “è decisamente positivo”. In un Paese in cui ancora otto donne su dieci non sopravvivono al cancro, l’iniziativa di screening Afron “ha creato nelle donne una consapevolezza nuova e duratura sul tema dei tumori femminili”, in linea con lo slogan della onlus: ‘No more silence’, basta silenzio.


screening_ugandaQuesto emerge dai numeri: “Abbiamo visitato oltre 700 donne non solo in città, dove è più semplice raggiungere gli ospedali, ma anche in periferia, dove i villaggi sono piuttosto distanti”.

In particolare, prosegue Zanetto, “nel villaggio di Nabwal sono venute numerose, nonostante nei dintorni la gente viva in condizioni difficili“.

Dopo tante ore di attesa sotto il sole, come la dottoressa racconta, sono esplose anche piccole liti per il posto. E non va dimenticato che “si tratta di una visita ginecologica”, più imbarazzante delle altre, “e che di solito è rara, se non al momento del parto”. Anche il costo “sarebbe assolutamente improponibile per queste donne. A meno che non partecipino alle prossime campagne, questa sarà forse la prima e l’ultima volta in vita loro che vedranno un ginecologo”, osserva l’esperta.

In Uganda il salario medio mensile ammonta a circa 644mila scellini ugandesi, pari a 150 euro. In Karamoja, la regione più povera e svantaggiata, arrivare a 90mila scellini (20 euro) è una fortuna per pochi.

“Un pap test costa circa 20mila scellini- dice ancora alla DIRE Valeria Pomarici, project manager di Afron- una cifra inaccessibile per molte donne. Inoltre la maggior parte degli ospedali non offre questo tipo di servizio, mentre la chemioterapia, che ha un costo altissimo, è disponibile solo a Kampala”, che dista otto ore di macchina attraverso strade sconnesse, quindi affatto semplici da percorrere.”Per questo è fondamentale stroncare il tumore sul nascere”, conclude.


“Sono molto felice di questa campagna e ringrazio chi l’ha organizzata- ci dice Marya, che ha appena ricevuto il risultato del pap test, fortunatamente negativo. Non ho portato le mie figlie perché sono piccole, ma quando saranno grandi gli dirò di fare questi esami, ora che so che la prevenzione è importante per evitare il cancro. Il mio test è risultato negativo, ma se potrò, in futuro mi farò visitare di nuovo”.

L’idea del tumore da queste parti spaventa, “e molto. Avevo anche paura della visita ginecologica e del pap test- confessa Marya- ma alla fine la dottoressa non mi ha fatto male. Io vengo da un villaggio vicino, non avevo mai fatto questa cosa. Spero che anche la prossima volta sia gratuita: io e mio marito siamo contadini, non guadagniamo molto. Per noi andare avanti è difficile”.

“Con queste 702 donne visitate abbiamo superato le 15mila in sette anni di attività in Uganda, e a giugno saremo di nuovo qui”, annuncia soddisfatta la presidentessa Afron, Titti Andriani.

dalla nostra inviata in Uganda Alessandra Fabbretti

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