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Il ‘Che’ in Africa, quei 4 mesi in Tanzania per pianificare la rivoluzione del Congo

L'agenzia turistica tanzaniana 'Africa Roots' di Mejah Mbuya propone diversi tour anticolonialisti. Tra questi anche uno dedicato a Che Guevara

Pubblicato:06-10-2017 16:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:46

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ROMA – Forse non tutti sanno che Ernesto Che Guevara, per tutti il ‘Che’, nel 1965 passò 4 mesi in una casa con cucinino a Dar es Salaam, in Tanzania. I posti in cui visse, mangiò e si mosse per tentare di organizzare la rivoluzione del Congo si possono ripercorrere prendendo parte a un tour organizzato da un’agenzia turistica tanzaniana, Africa Roots, che organizza anche altri tour anticolonialisti, a piedi o in bici. Un progetto, quello di Africa Roots, nato come presa di coscienza, che nel corso degli anni ha offerto nuove prospettive a turisti europei, americani e africani, animati da un impegno per il futuro che in questi giorni vibra ancora più forte.

A proposito del tour dedicato al ‘Che’, ecco cosa racconta all’agenzia Dire Mejah Mbuya, il fondatore di Africa Roots: “Dopo la visita alla casa con il cucinino dove il ‘Che’ soggiornò quattro mesi, accompagniamo i turisti al New Zahir, il ristorante di Dar es Salaam, in Tanzania, dove pianificò la rivoluzione in Congo“.

“PER NOI AFRICANI CHE GUEVARA E’ UN EROE”

“Rendiamo omaggio a Ernesto Guevara nei 50 anni del suo assassinio” scandisce Mbuya: “Per noi africani è un eroe perché non si è mai posto confini, pronto a dare la vita pur di stare al fianco degli oppressi“. Né si tratta solo di Cuba o di Bolivia, il Paese dove il comandante fu ucciso il 9 ottobre 1967 mentre cercava di rovesciare una dittatura sostenuta dagli Stati Uniti e dalla Cia. Il ‘Che’ si batté anche per l’Africa, contro discriminazioni razziali, sfruttamento e colonialismi vecchi e nuovi.


DALLA TANZANIA PASSARONO ANCHE MALCOM X, LE PANTERE NERE E MANDELA

“Scelse la Tanzania perché al tempo del presidente Julius Nyerere era la piattaforma rivoluzionaria del continente” spiega Mbuya. “Al New Zahir passarono Malcom X e le Pantere nere, i capi della Fronte di liberazione del Mozambico e lo stesso Nelson Mandela: era il 1962 e prima di raggiungere l’Algeria per un addestramento militare aveva ottenuto il passaporto tanzaniano nel nome della lotta comune contro l’apartheid”.

IL CHE AVEVA PRONTE STRATEGIE PER LA RIVOLUZIONE IN CONGO

Contatti che avrebbero fatto la storia. Arricchiti e segnati dal passaggio del ‘Che’, convinto che con l’aiuto dei ribelli di Laurent Kabila sarebbe stato possibile rovesciare il dittatore congolese Mobutu Sese Seko. E’ il 1965.

Mejah Mbuya

Guevara affitta una casa nel quartiere di Upanga e stabilisce contatti con la comunità degli esuli congolesi, costretti a riparare in Tanzania dopo l’assassinio del primo ministro anti-colonialista Patrice Lumumba. Vengono stabiliti contatti e messe su carta strategie per la rivoluzione. Sarebbe finita male, con il ‘Che’ deluso per la mancanza di sostegno di Kabila. E’ tutto scritto in ‘The African Dream: The Diaries of the Revolutionary War in the Congo‘, racconto dell’avventura che avrebbe preceduto il soggiorno in Unione Sovietica e nella Bolivia fatale.

La storia della rivoluzione africana del ‘Che’ è meno nota di altre ma oggi conserva il suo significato. Lo sa bene Mbuya, tour operator, giornalista e attivista. Il suo Africa Roots porta i turisti al New Hotel Africa, l’albergo descritto da Ryszard Kapuscinki per gli incontri dei leader nazionalisti che sarebbero diventati presidenti. Poi in cammino fino al New Zahir, con lo stesso messaggio: “L’Africa libera è meglio dei safari e dei resort”.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

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