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Volontary disclosure, Unicusano fa il punto – VIDEO

ROMA - Da paradisi fiscali a Stati canaglia, dove "ormai con le nuove norme i soldi depositati per

Pubblicato:01-04-2015 16:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:14

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ROMA – Da paradisi fiscali a Stati canaglia, dove “ormai con le nuove norme i soldi depositati per sfuggire al fisco stanno diventando carta straccia”. Sì, perché “dopo l’11 settembre e la crisi economica, i Paesi più evoluti si sono dotati di provvedimenti per contrastare la fuga di capitali all’estero, compresa adesso anche l’Italia”, con la nuova norma che prevede la voluntary disclosure. E’ l’università Niccolò Cusano, a Roma, ad aver chiamato a raccolta i professionisti degli ordini coinvolti dal provvedimento del governo, in primis commercialisti e avvocati, per fare il punto su ‘Emersione e rientro dei capitali detenuti all’estero: funzioni e applicazioni della legge 186/2014’.

Ad aprire i lavori nell’aula magna del campus Unicusano, il magnifico rettore Fabio Fortuna. Accanto a lui, il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, Gerardo Longobardi, il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Roma, Mario Civetta, Giovanni Puoti, ordinario di Diritto tributario e preside della facoltà di Giurisprudenza, Michele Muscolo, consigliere delegato di Generfid spa, Emanuele Fisicaro, professore a contratto di Diritto penale commerciale all’università degli studi di Bari, e Gianfranco Ferranti, professore della Scuola superiore della pubblica amministrazione.


IL RICHIAMO ALL’ETICA – “Questo provvedimento molto importante- ha detto il rettore Fortuna- dovrebbe consentire allo Stato di entrare in possesso di mezzi finanziari, cosa fondamentale soprattutto in questo momento. Se darà gli effetti sperati contribuirà a far affluire mezzi finanziari. E poi non si tratta di un provvedimento di condono o simile allo scudo fiscale, ma tende a sanare completamente situazioni anormali”. Insomma, da parte del rettore e dei professionisti presenti, il giudizio sul provvedimento “è positivo”. Il rettore ha poi fatto un richiamo all’etica che è “fondamentale se vogliamo migliorare, non solo in Italia ma a livello globale: ciascuno deve svolgere il proprio ruolo rispettando le regole di appartenenza alle categorie. Bisogna spingere in questa direzione e in quella del contrasto all’evasione fiscale, il cui ridimensionamento potrebbe risolvere molti problemi in Italia, dove ormai ha raggiunto livelli preoccupanti”. Un richiamo cui si è aggiunto subito quello di Longobardi, secondo il quale “deve essere chiaro che chi evade e chi occulta disponibilità all’estero non è un furbo, molto spesso è un delinquente e comunque è una persona che non rispetta le leggi. Basta con la storia ‘non nel mio giardino’: ciascuno di noi deve fare la propria parte con un sentimento etico che deve accompagnare la nostra vita e i nostri comportamenti”.

LA NUOVA NORMA – E se l’etica deve essere la base di ogni agire, la legge sull’emersione e il rientro dei capitali detenuti all’estero si basa su “una sensibilità cambiata” a livello internazionale: “Dopo le Torri gemelle e anche a causa della crisi economica- ha spiegato Longobardi- la comunità internazionale ha ritenuto che ogni Paese dovesse rinunciare a un pochino di sovranità a vantaggio del contesto mondiale”. È in questo contesto che si inserisce il provvedimento che secondo il presidente del Consiglio dei commercialisti rappresenta un “elemento qualificante in Italia, anche se in molti altri Paesi europei è già rodato”. Tuttavia, la norma rappresenta “un cambio di passo” soprattutto perché non è nè lo scudo fiscale nè un condono: viene richiesto il pagamento di tutte le imposte evase, si concede uno sconto con una riduzione sensibile delle sanzioni e si premette di non avere procedimenti penali per taluni reati tributari che potrebbero essere stati commessi nella costituzione illecita di disponibilità all’estero”.

IL RUOLO DEI PROFESSIONISTI – Si tratta di una norma “complessa” per Longobardi, che prevede “un’attenzione particolare da parte dei professionisti: se lo scudo fiscale era una fotografia, la volontary disclosure è un film, perché si tratta di ricostruire la vita fiscale del contribuente. Ecco perché i commercialisti svolgeranno un grande ruolo”. Certo, ha osservato, la legge “ha anche delle lacune”, riferendosi agli “obblighi di segnalazione di operazione sospetta. I professionisti sono tenuti alla segnalazione anche se, come Consiglio, avevamo rappresentato la necessità di una norma ad hoc. Questa non c’è, ma c’è stata una Faq da parte del ministero dell’Economia a cui è seguita un’interrogazione parlamentare. In sostanza, si è detto che tutta l’attività prodromica al conferimento dell’incarico del professionista non è soggetta all’obbligo, così come quando il contribuente decida di non avvalersi della volontary disclosure o il professionista glielo sconsigli”.

GLI OBIETTIVI DELLA NORMA – Con l’introduzione della norma sul volontary disclosure, l’obiettivo del governo “è chiaro: cambiare tendenza con un fisco diverso- ha detto il sottosegretario Ferri- che collabori con il contribuente. Ci vogliono trasparenza e semplificazione da parte di entrambi i soggetti. Lo Stato oggi cambia la politica fiscale e il messaggio verso il contribuente: va bene la repressione, ma anche collaborazione”. Secondo Ferri il provvedimento “porterà risultati non solo per le casse dello Stato, ma anche per questo cambio di mentalità: più collaborazione, più trasparenza, più semplificazione e più gioco di strada”. Ma non solo, perché il sottosegretario tiene a ricordare che la norma prevede anche l’introduzione del reato di autoriciclaggio: “Nella lotta contro la criminalità economica, questa norma ha consentito allo Stato e a questo governo di introdurre per la prima volta, dopo anni che lo chiedevano dall’Europa e dai mercati internazionali, il reato di autoriciclaggio. Quindi, accanto alla causa di non punibilità per chi fa rientrare i capitali dall’estero, ci sarà un nuovo reato di autoriciclaggio, per cui non si potranno più reinvestire somme di denaro che provengono da attività illecite. Questo vuol dire anche pensare alla repressione ed evitare la possibilità per le associazioni criminali di usare economia e il mercato per fare business. Quindi- ha concluso- anche un segnale forte del governo nella lotta alla criminalità economica”.

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