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Agricoltrici, scienziate e politiche alleate per invertire la rotta dei cambiamenti climatici

Oggi il primo confronto, tutto al femminile, promosso da Confagricoltura Donna a Roma con il convegno 'Cambiamenti climatici: le donne guardano al futuro'

Pubblicato:06-06-2019 14:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:22

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ROMA – Sui cambiamenti climatici non è più tempo di riflessioni. A dirlo sono imprenditrici agricole, ricercatrici, scienziate e parlamentari che hanno deciso di prendere parola e allearsi per dare un contributo utile ad invertire la rotta, a partire da un primo confronto che si è tenuto oggi, tutto al femminile, promosso da Confagricoltura Donna a Roma con il convegno ‘Cambiamenti climatici: le donne guardano al futuro’. L’incontro si è tenuto nella sede della confederazione alla presenza, tra gli altri, di Alessandra Pesce, sottosegretaro al ministero delle Politiche Agricole; Filippo Gallinellaa, presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati; Susanna Cenni, vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera.

Ad assegnare un ruolo chiave all’agricoltura al femminile è Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna: “È una delle componenti più dinamiche della nostra economia, un’azienda agricola su tre è guidata da donne, che hanno la predisposizione a trovare soluzioni. Siamo qui per proporre una rete positiva che lavori su questo tema, che dia spazio alle donne e al loro pragmatismo virtuoso”. L’analisi di soluzioni integrate sul fronte dei cambiamenti climatici, per Oddi Baglioni, va condotta approfondendo la relazione tra i concetti di mitigazione, “che affronta le cause dei cambiamenti climatici – come la riduzione dei gas serra – su scala globale”, e di adattamento, “con la scelta di colture più resistenti, ad esempio, alle alte temperature, con interventi su scala locale”.

Le proposte, per la presidente di Confagricoltura Donna, devono avere un taglio politico, scientifico, ma anche economico-finanziario. Ad esempio, “si potrebbe pensare di affidare al mercato privato il finanziamento dei costi di mitigazione e adattamento con dei transition bonds, sostenuti da una garanzia dello Stato”, prendendo a modello i ‘cats bonds'”, i titoli catastrofici utilizzati a metà Anni 90 negli Usa per l’uragano Andrew, “con un’operazione di trasferimento del rischio dall’assicuratore agli investitori”.


Sì alla costruzione di una rete di donne in campo contro i cambiamenti climatici da Susanna Cenni, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, che ha ricordato come siano proprio “le donne nei Paesi del Sud del mondo i soggetti più colpiti dal cambiamento climatico” e le principali destinatarie del più importante riconoscimento mondiale per attivisti ambientali ovvero “il premio Goldman”. No a misure “come quello della terra assegnata al terzo figlio, che danno un messaggio sbagliato”, schiacciato su “una visione “della donna come riproduttrice”, mentre “sia nella Pac che nei piani di sviluppo rurale esistono strumenti che consentono di fare scelte utili” per l’imprenditoria femminile.

Fondamentale tassello della rete la scienza, che per le relatrici può dare un contributo di analisi e proposta per il futuro. “L’agricoltura è vittima e carnefice dei cambiamenti climatici- spiega alla Dire Nicoletta Ripa, docente del dipartimento Dafne dell’università della Tuscia di Viterbo- È ormai noto che le emissioni di Co2 da parte del comparto agricolo rappresentano una fetta importante del totale. Allo stesso tempo, l’agricoltura è vittima, perchè gli aumenti delle temperature e degli eventi estremi e la possibile aridità, vanno a colpire direttamente gli agricoltori, che dovranno adeguarsi o spostarsi. Se ne esce guardando al passato, ma con le conoscenze del futuro”, osserva la professoressa, suggerendo di “ricucire il dialogo tra uomo e natura per “imparare a vivere e produrre nella natura”, adottando “pratiche agricole che hanno un ruolo protettivo. Un po’ di spazio alle donne in questo senso forse potrà portare a risultati positivi, perchè siamo multitasking e sappiamo cooperare”.

“Il mondo agricolo è fortemente impegnato da anni nella lotta ai cambiamenti climatici e nella ricerca di percorsi di maggiore sostenibilità, per questo riteniamo che costruire reti e individuare percorsi sia assolutamente utile- dichiara alla Dire Elisabetta Falchi, vicepresidente di Confagricoltura- Le imprese femminili sono sempre più numerose ed è stato riscontrato che sono anche le più propense, come quelle giovanili, a innovare e sperimentare nuovi percorsi. In questo caso la sostenibilità passa per l’innovazione, la specializzazione delle aziende, le aziende agricole più smart. Riteniamo che il contributo delle imprese femminili sia assolutamente fondamentale”.

Dello stesso avviso delle scienziate Giuseppina Alfano, imprenditrice agricola e agronoma della Confagricoltura Sicilia, quinta generazione alla guida di un’azienda di agrumi del trapanese, a Petrosino, che spiega alla Dire cosa significa sperimentare concretmente le conseguenze di un clima fuori controllo. “Abbiamo dovuto affrontare due importanti adeguamenti. Il primo riguarda il trasferimento dell’azienda da Palermo”, a causa dell’espansione edilizia, “con un primo adeguamento alle condizioni pedoclimatiche del nuovo territorio (forti venti, temperature medie estive più elevate, piogge più scarse e concentrate solamente nei periodi da settembre a maggio, terreno sabbioso) attraverso la creazione di frangivento naturali, i cipressi, e un’irrigazione esclusivamente notturna per evitare l’evapotraspirazione elevata durante il giorno, oltre all’adeguamento colturale”.

Il secondo riguarda “l’introduzione di alcuni insetti, fitofagi, di provenienza esotica, che hanno procurato danni pesanti, per un’impresa che, come la nostra, coltiva in biologico da fine anni 90. In un mondo in cui ancora si ragiona al maschile, gli uomini a denti stretti ci fanno i complimenti- conclude Alfano- L’imprenditoria al femminile può portare quel tocco di innovazione che forse l’altro sesso non ha”.

“Credo che la donna in agricoltura possa dare tanto- dichiara a margine del convegno Maria Spena, nella Commissione Agricoltura della Camera- Sto puntando molto in commissione su progetti che vedono le donne protagoniste in questo settore”, guardando all’agricoltura sociale, affiancata da “attività che possano sostenere il servizio alla famiglia. E penso agli agrinido- chiarisce- agli agriturismi che si possono allargare per attività alternative e dare servizi a bambini, giovani e, perchè no, anche agli anziani. Ma penso anche all’agricoltura 4.0- conclude- in cui le donne possono dare un contributo in termini di salvaguardia e prevenzione di malattie del territorio che poi hanno effetti negativi sull’agroalimentare”.

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