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A cinque anni dalla laurea l’88% ha un lavoro, ma calano le immatricolazioni all’Università

Rapporto 2019 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati di Almalaurea, presentato alla Sapienza di Roma

Pubblicato:06-06-2019 12:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:22
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ROMA – È stato presentato il Rapporto 2019 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati a cura di Almalaurea, al Convegno ‘Università e mercato del lavoro’, oggi alla Sapienza di Roma. Qualche dato. Calano le immatricolazioni, ma non per le facoltà scientifiche. L’età media alla laurea è di quasi 26 anni e a cinque anni di distanza dal conseguimento del titolo di studio, l’88% delle persone ha un lavoro. 

IN 15 ANNI PERSE 40MILA MATRICOLE

Dal 2003/04 al 2017/18 le università hanno perso oltre 40mila matricole, registrando una contrazione del 13%. Il calo risulta più accentuato nelle aree meridionali (-26,0%), tra i diplomati tecnici e professionali e tra coloro che provengono dai contesti familiari meno favoriti, con evidenti rischi di polarizzazione.

L’andamento delle immatricolazioni per area disciplinare MIUR mostra risultati interessanti: rispetto all’anno accademico 2003/04 il trend è in calo per tutte le aree disciplinari fatta eccezione per l’area scientifica, in cui si rileva un aumento del 13%.


Secondo il rapporto, inoltre, i laureati nel 2018 sono oltre 280mila. Si tratta di 160mila di primo livello (57,1%), 82mila magistrali biennali (29,2%) e 37 mila magistrali a ciclo unico (13,1%); i restanti sono laureati pre-riforma (compresi quelli di Scienze della Formazione primaria).

DOPO 5 ANNI L’88% DEI LAUREATI HA UN LAVORO

La popolazione di riferimento del Rapporto 2019 sulla Condizione occupazionale è complessivamente di circa 640 mila laureati. Nel 2018, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari all’88,6% per i laureati di primo livello e all’85,5% per i laureati di secondo livello. Tali tassi risultano in tendenziale aumento, rispetto al 2015, di 3 punti percentuali e di 0,8 punti percentuali, rispettivamente (si è scelto il 2015 perché rappresenta l’anno in cui si sono osservati i primi, generali, segnali di miglioramento). Resta però vero, anche in questo caso, che questi segnali positivi intervengono dopo anni di significativa contrazione del tasso di occupazione che, tra il 2012 e il 2015, è diminuito di 5,0 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 5,7 punti per quelli di secondo livello.

Secondo il rapporto inoltre, nel 2018, a cinque anni dalla laurea, la retribuzione mensile netta è pari a 1.418 euro per i laureati di primo livello e 1.459 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto al 2015 si rileva un aumento delle retribuzioni reali (ovvero che tengono conto del mutato potere d’acquisto) sia tra i laureati di primo livello (+2,4%) sia tra quelli di secondo livello (+4,1%), intervenute dopo le generalizzate contrazioni degli anni precedenti: nel periodo 2012-2015 la contrazione è stata pari a -3,0% e -5,0%, rispettivamente, per i laureati di primo e secondo livello.

ETA’ MEDIA ALLA LAUREA DI 25,8 ANNI

L’età media alla laurea per il complesso dei laureati del 2018 è pari a 25,8 anni: 24,6 anni per i laureati di primo livello, 27,0 per i magistrali a ciclo unico e 27,3 anni per i laureati magistrali biennali. Un dato che tiene conto anche del ritardo nell’iscrizione al percorso universitario (si tratta del ritardo rispetto alle età “canoniche” dei 19 anni, per la laurea di primo livello e per quella a ciclo unico, e di 22 anni, per la magistrale biennale), che tra i laureati del 2018 in media è pari a 1,4 anni. L’età alla laurea è diminuita in misura apprezzabile rispetto alla situazione pre-riforma e continua a diminuire negli ultimi anni: l’età media era infatti 27 anni nel 2008, di oltre anno più elevata rispetto alla situazione attuale.

Secondo il rapporto si registrano differenze rilevanti con riferimento alla ripartizione geografica dell’ateneo: a parità di condizioni, rispetto a chi si laurea al Nord, chi ottiene il titolo al Centro impiega il 10,1% in più e chi si laurea al Sud o nelle Isole il 19,5% in più.

PIU’ DELLA META’ DEI LAVORATORI E’ SODDISFATTA DEL TITOLO DI STUDIO

Nel 2018, per oltre la metà dei laureati occupati ad un anno, il titolo risulta ‘molto efficace o efficace’: 56,3% per i laureati di primo livello e 59,0% per i laureati di secondo livello. Rispetto all’indagine del 2014 si rileva un aumento di 9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 5,5 punti per quelli di secondo livello. Il miglioramento osservato negli ultimi anni ha quasi del tutto colmato la contrazione registrata durante gli anni della crisi (2008-2014) per i laureati di primo livello, mentre per i laureati di secondo livello nel 2018 si è registrato addirittura il più alto valore nei livelli di efficacia.

DAL SUD AL NORD PER STUDIARE

Le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord. La quasi totalità dei laureati che hanno ottenuto il titolo di scuola secondaria di secondo grado al Nord ha scelto un ateneo della medesima ripartizione geografica (97,2%). I laureati del Centro rimangono nella medesima ripartizione geografica nell’87,8% dei casi; del restante 12,2% la maggioranza (ossia il 9,5%) ha optato per atenei del Nord. È per i giovani del Sud e delle Isole che il fenomeno migratorio assume, invece, proporzioni considerevoli: il 26,4% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni. Un altro aspetto interessante riguarda i laureati provenienti dall’estero: oltre il 90% sceglie un ateneo del Centro-Nord. E’ quanto si apprende dal Rapporto 2019 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati a cura di Almalaurea, presentato al Convegno Università e mercato del lavoro, alla Sapienza Università di Roma.

IN ITALIA 10MILA LAUREATI STRANIERI

La quota di laureati di cittadinanza estera è del 3,5% (corrispondente a 9.890 laureati negli Atenei AlmaLaurea nel 2018; sono esclusi i laureati della Repubblica di San Marino), con una punta del 4,9% nei corsi magistrali biennali e con valori pari al 3,1% tra i laureati di primo livello e al 2,4% fra i magistrali a ciclo unico. La quota di laureati di cittadinanza estera risulta in crescita: secondo i dati AlmaLaurea era pari al 2,6% nel 2008. Si tratta in misura crescente di giovani che provengono da famiglie immigrate e residenti in Italia: ben il 43,5% dei laureati di cittadinanza non italiana ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado nel nostro Paese: tale quota era il 28,2% nel 2011.

Per quanto riguarda la provenienza, il 52,2% dei laureati esteri proviene dall’Europa, in particolare il 12,6% dall’Albania e l’11,4% dalla Romania. Il 25,6% proviene dall’Asia e dall’Oceania; più nel dettaglio, il 9,2% dalla Cina (quota che è cresciuta notevolmente negli ultimi anni: era l’1,6% nel 2008) e il 3,5% dall’Iran. Il 12,8% proviene dal continente africano (specie dal Camerun, 3,6%, e dai Paesi del Maghreb, 3,2%) e un 9,4% dalle Americhe (in particolare dal Perù, 1,9%).

LA MAGGIORANZA DEI LAUREATI HA IL DIPLOMA SCIENTIFICO

Per quanto riguarda il background formativo dei laureati del 2018, si registra una prevalenza dei diplomi liceali (76,9%) e in particolare del diploma scientifico (43,7%) e classico (16,0%); segue con il 18,8% il diploma tecnico, mentre risulta residuale l’incidenza dei diplomi professionali (2,0%). La quota di laureati con un diploma liceale negli ultimi dieci anni è aumentata considerevolmente, passando dal 67,8% del 2008 al 76,9% del 2018 (+9,1 punti), in particolare a scapito dei laureati con diploma tecnico, che scendono dal 27,0% al 18,8%.

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