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Kenya, esperto: “Basta morti, Governo ascolti manifestanti”

ROMA - "Il governo dovrebbe provare a capire chi manifesta

Pubblicato:06-06-2016 16:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:50

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kenyaROMA – “Il governo dovrebbe provare a capire chi manifesta invece di minacciare nuove repressioni, violando i principi democratici e le ordinanze di tribunale”: Michael O’Maera, esperto della Catholic News Agency for Africa (Canaa), parla con la Dire poco prima della conferma che i dimostranti uccisi oggi sono almeno due. Una notizia giunta da Kisumu, una delle città keniane dove sono in corso cortei di protesta contro la corruzione e i responsabili della commissione elettorale incaricata di monitorare il voto del prossimo anno. “La tensione è molto alta anche a Nairobi” sottolinea O’Maera: “Questa mattina il capo della polizia locale ha minacciato i militanti dell’opposizione, intimandogli di restare a casa ‘se hanno cara la vita’”. Nonostante i cortei siano stati autorizzati, il rischio di scontri e nuovi morti è alto, non solo a Kisumu. Già il mese scorso le vittime erano state tre e le agenzie di stampa internazionali avevano rilanciato le foto di dimostranti in fuga da cariche, manganelli e gas lacrimogeni. Le proteste sono state innescate alcune settimane fa da un’inchiesta della magistratura inglese su tangenti che sarebbero state versate dalla commissione a una società di consulenza con sede a Londra.

“Un caso sul quale la procura keniana si è dichiarata non competente- spiega l’esperto- ma che ha finito per alimentare il malcontento saldandosi a malesseri profondi, politici e sociali”. A convocare i cortei è stata la Coalition for Reform and Democracy (Cord), alleanza guidata dall’ex primo ministro Raila Odinga, probabile rivale del capo di Stato Uhuru Kenyatta nella corsa alla presidenza del prossimo anno. Secondo O’Maera, però, le accuse di parzialità e di inadeguatezza rivolte alla commissione elettorale hanno trovato terreno fertile per via di difficoltà economiche e tensioni sociali diffuse.

A soffrire– dice l’esperto- sono soprattutto i giovani, provati dall’assenza di opportunità di lavoro e colpiti ora anche dalla crisi dei rapporti con la Somalia, un problema in più per il commercio”. I contrasti con Mogadiscio sono da ultimo legati all’annunciata chiusura di Dadaab, il campo rifugiati più grande al mondo, situato nel nord del Kenya. Proprio oggi il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha fatto scalo nella tendopoli prima di proseguire per Nairobi, dove incontrerà Kenyatta. La Canaa è un’agenzia di stampa cattolica con sede in Kenya, istituita dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam/Sceam).


di Vincenzo Giardina, giornalista

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