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Salone del Libro di Torino, la protesta degli intellettuali: “C’è casa editrice vicina a Casapound”

Christian Raimo si è dimesso da consulente, Wu Ming, Carlo Ginzburg e Francesca Mannocchi non andranno. Michela Murgia sì: "Non lasceremo ai fascisti lo spazio fisico e simbolico del più importante appuntamento editoriale d'Italia"

Pubblicato:06-05-2019 10:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:25
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ROMA – Giovedì parte l’edizione numero 32 del Salone del Libro di Torino, evento attesissimo tra gli amanti della cultura. Quest’anno il debutto è preceduto da un dibattito pubblico molto acceso, nato a causa della presenza di uno stand della casa editrice Altaforte, vicina a Casapound. Il consulente Christian Raimo si è dimesso per questo motivo (anche se ha poi precisato che andrà al Salone, “da autore, lettore e cittadino”).  Il collettivo di scrittori Wu Ming, lo storico e saggista Carlo Ginzburg e Francesca Mannocchi, giornalista,  hanno fatto invece sapere che non saranno a Torino, idem Zerocalcare. Michela Murgia, invece, andrà. 

Il tema è diventato di pubblico dominio quando il direttore del Salone, Nicola Lagioia, qualche giorno fa ha scritto su facebook un lungo post per spiegare la sua posizione. Sì, è vero, c’è uno stand di quella casa editrice, ha sostanzialmente detto Lagioia, ma nessuna loro presentazione è in programma e “stiamo parlando di circa 10 mq di stand su 60.000 mq di spazio espositivo”. Tuttavia, data la conclamata vicinanza ai fascisti della casa editrice in questione, Lagioia precisa che “la stesura del programma prevede com’è naturale una discrezionalità di chi se ne occupa. L’iscrizione per gli stand ha altre regole, anche perché qui il principio di opportunità culturale si intreccia con quello di legalità. Per quanto riguarda la gestione degli stand (è possibile che una casa editrice con simpatie fasciste o peggio ne abbia uno al Salone?), non avendone l’autorità e il potere decisionale né io né il comitato editoriale, invito chi ce l’ha a una discussione e un dibattito aperto sul tema. Da questo punto di vista, il Salone del Libro ha un comitato di indirizzo di cui fanno parte le associazioni di categoria della filiera del libro, vale a dire ADEI (Associazione degli Editori Indipendenti), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), AIE (Associazione Italiana Editori), ALI (Associazion Librai Italiani), SIL (Sindacato Italiano Librai), il Circolo dei Lettori, l’Associazione Torino la Città del Libro, così come ovviamente la Città di Torino e la Regione Piemonte. È questa l’occasione di un dibattito sul tema”. “Siamo antifascisti anche perché crediamo nella democrazia”, sottolinea Lagioia, che poi conclude: “Il Salone del Libro prevede ai suoi vertici una pluralità di soggetti, e dunque – ferma la nostra autonomia e indipendenza editoriale sul programma – qualunque decisione verrà presa sia io che il comitato editoriale la faremo nostra”. Tradotto: se si decide di ospitare la casa editrice Altaforte, noi lo facciamo. E qui si sono levate tante voci importanti della cultura italiana. Primo fra tutti lo scrittore Christian Raimo.

Dopo le dimissioni dal gruppo di consulenti del Salone legate alle polemiche scatenate da un suo post sulla presenza della casa editrice Altaforte, vicina a Casapound, alla kermesse libraria torinese, Raimo chiarisce la sua posizione in un altro post pubblicato stamattina sul suo profilo Facebook.


Ogni spazio pubblico è oggi un luogo di battaglia, culturale, politica, civile, antifascista– scrive Raimo- Io andrò al Salone del libro di Torino, non più da consulente: la ragione per cui mi sono dimesso è che non voglio la presenza di editori dichiaratamente fascisti o vicini al fascismo – penso che il Mibac, ossia lo Stato, debba tutelare questo diritto per tutti, e proteggere il Salone da ogni ingerenza fascista. Ma ci andrò ancora da autore, lettore e cittadino”.

“Il programma che Nicola Lagioia e il comitato editoriale ha messo su per quest’anno (anche io ho dato una piccola mano) è straordinario, anche da un punto di vista della qualità del dibattito intorno alla politica e alla democrazia- continua Raimo- Li devo ringraziare molto come intellettuale prima che come compagno di un’avventura durata due anni. Andrò al Salone perché è un luogo prezioso, perché è ancora più cosmopolita e internazionale, con una lingua ospite invece di un paese ospite. Perché voglio ascoltare i genitori di Giulio Regeni, l’incontro con Wole Soyinka, la lettura che farà Fabrizio Gifuni di Cortazar e Bolaño, l’incontro su fascismo e antifascismo con David Bidussa, Mimmo Franzinelli e altri, l’incontro la vincitrice del National Book Award Martha Gessen, l’incontro di commemorazione su Primo Levi, e molte altre cose che verranno. Ma ci andrò soprattutto per parlare, discutere, ascoltare, e contestare”.

“Ogni anno che sono andato al Salone sono tornato un po’ più ricco- conclude lo scrittore- quest’anno sono convinto che accadrà ancora di più, forse perché è ancora più evidente che i luoghi della cultura devono essere presidi contro il fascismo, sono anche e molto sempre spazi di crisi e di conflitto, che sono il fondamento di ogni civiltà. E tutto questo deriva non solo dalla qualità del programma ma da quella straordinaria comunità democratica e politica che è la repubblica dei lettori. Ogni spazio pubblico è oggi un campo di battaglia. Ci vediamo a Torino, sono tempi interessanti“.

Nel dibattito interviene anche la scrittrice Michela Murgia. Che a Torino, invece, andrà, senza annullare nessun incontro. “Se Casa Pound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere?  Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto? Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove?  No. Non lo faccio. 
E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove- ragiona Murgia su facebook- Per questa ragione al Salone del libro di Torino io ci andrò e ci andranno come me molti altri e altre. Lo faremo non “nonostante” la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista, ma proprio “a motivo” della loro presenza. Siamo convinti che i presidii non vadano abbandonati, né si debbano cedere gli spazi di incontro e di confronto che ancora ci restano“.

Nella giornata di oggi arriva anche la defezione di Zerocalcare. Il popolarissimo fumettista scrive: “Mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale”. E aggiunge: “Oggettivamente sta roba prima non sarebbe mai successa. Qua ogni settimana spostiamo un po’ l’asticella del baratro“.

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