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Referendum. Polo moda, governo: “No al voto di pancia”

Il referendum del 15 maggio non

Pubblicato:06-05-2016 15:42
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:41

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Il referendum del 15 maggio non sia “un momento dettato dalla pancia”. Con questo auspicio, tre segretari di Stato inaugurano oggi da Palazzo Pubblico il primo dei tre incontri programmati dai rappresentanti di governo con la stampa, in vista dell’appuntamento referendario. Oggi e’ la volta di Teodoro Lonfernini, Gian Carlo Venturini e Giuseppe Maria Morganti, intenzionati per prima cosa a sgombrare il campo dalle “tante inesattezze” ascoltate sul polo della moda.

“Su questo progetto- Paese- manda a dire Lonfernini- invitiamo i cittadini a formare le proprie convinzioni, partecipando ai momenti di approfondimento organizzati da entrambi i comitati, quello per il si’ e per il no”. Anche se, da parte dell’esecutivo, aggiunge, resta forte l’auspicio che “The market” sia realizzato a San Marino. Infatti “E’ un progetto del congresso di Stato- puntualizza Lonfernini- un investimento privato importante e rappresenta il grande desiderio del Paese a tornare ad alzare il livello dal punto di vista economico, sociale e istituzionale“.


Il polo della moda e’ di fatto il punto di partenza di “una nuova stagione economica”, impossibile da rigettare per Lonfernini: “Dal 2008- prosegue- abbiamo ricostruito i meccanismi su cui gettare le basi della nostra economia e oggi si presenta il primo grande progetto da edificare su quelle solide basi”. Anche Gian Carlo Venturini, segretario di Stato agli Affari interni, ribadisce che il polo della moda rappresenta “il primo progetto in grado di segnare un’inversione di intendenza- chiarisce- finora abbiamo visto chiudere le aziende e trasferire attivita’ altrove, oggi invece arriva un imprenditore esterno con un investimento significativo a San Marino”.

Quindi Venturini passa in rassegna gli altri quesiti referendari: sull’abolizione del quorum ricorda che solo tre anni fa la soglia è stata abbassata dal 33% al 25%, proprio per incentivare la partecipazione ai referendum, in controtendenza ad altre realtà dove “i quorum sono più alti”. Venturini sottolinea poi i costi di una tornata referendaria per lo Stato: circa 300 mila euro a volta. Sul tetto degli stipendi pubblici a 100 mila euro: già per legge, ricorda, le retribuzioni devono essere inferiori ai 150 mila euro, mentre “il quesito referendario interessa oggi appena 25 funzionari, per lo più medici, magistrati e cariche della vigilanza bancaria e ispettive, tutti settori strategici per il Paese”. Infine dubbi anche sulla preferenza unica, “un sistema- motiva- che avvantaggerebbe chi è già noto”.

Interviene quindi Morganti sul polo della moda: “San Marino– osserva- oggi è una terra affidabile per investimenti esterni di grande portata, vogliamo cogliere questa opportunità di ripresa?”. Mentre sugli altri referendum il segretario per la Cultura ricorda prima di tutto la necessità per San Marino di avere professionisti di alto livello, rigetta poi la preferenza unica, “tipica di un sistema elettorale che non è il nostro”. Conclude il giro il segretario di Stato al Turismo che riprende la parola invitando i cittadini “a non farsi fuorviare dai quattro soloni presenti in questo Paese- manda a dire infine- che hanno più il desiderio di vederlo affossato che essere protagonista della sua ripresa”.

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