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Rappresentatività, Ius: “La quota dello 0,40% sia volontaria”

SAN MARINO - Il versamento della quota di servizio da

Pubblicato:06-04-2016 15:53
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:31

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IUS_smSAN MARINO – Il versamento della quota di servizio da parte dei lavoratori ai sindacati sia volontaria. Ius, la confederazione di tre associazioni di categoria contrarie al progetto di legge sulla rappresentatività, in una nota, interviene per chiedere ai consiglieri che si apprestano a votare il provvedimento perlomeno di “limitare i danni”. Il progetto normativo è infatti “sbagliato- sostengono Osla, Usc e Usot- e chi deciderà di approvarlo si assumerà la responsabilità di aver inferto un duro colpo ai principi democratici di questo paese“. Ad ogni modo, “pur non bocciandolo- proseguono- esiste comunque l’occasione, per tutti i consiglieri, di limitare i danni alla democrazia a vantaggio e nell’interesse quanto meno del lavoratore dipendente”.

In Consiglio grande e generale infatti sarà sottoposto al voto un emendamento dell’opposizione che permette al lavoratore dipendente di decidere lui stesso se cedere o meno ai sindacati la sua quota di servizio, cioè lo 0,40% del suo stipendio. “Ora- puntualizza Ius- un automatismo decide al posto suo” e “per sostenere i floridi stipendi dei sindacalisti, attualmente, al lavoratore dipendente viene prelevato in automatico lo 0,40% della sua retribuzione per essere dato al sindacato”. E ancora, “in base al nuovo progetto di legge sulla rappresentatività- puntualizza- verrà dato soprattutto alla Csu”.

Solo nel 2015 l’ammontare della quota di servizio versato dai lavoratori ammonta a 1,8 mln di euro. “Riteniamo essere giusto- conclude Ius- come prevede l’emendamento, che il lavoratore dipendente debba porre in essere un atto volontario per dire se donare o meno il suo 0,40%”. Anche Francesco Biordi, segretario generale di Usl, il terzo sindacato, interviene oggi con una lettera aperta sul progetto di legge sulla rappresentatività. Per Biordi, una volta diventato legge, “avrà l’effetto di garantire maggiormente coloro che sono da tempo presenti sul territorio, contrastando la necessità di dare spazio a nuove idee e a nuove proposte”. Infatti, la proposta normativa per il sindacalista “modifica lo ‘status giuridico’ del diritto del lavoro e sindacale risalente all’anno 1961, introducendo concetti che rendono pressoché impossibile costituire future organizzazioni sindacali, pongono gravi limiti ai diritti strumentali dei lavoratori, a partire dal diritto di assemblea ed infine entrano a gamba tesa nella gestione amministrativa delle organizzazioni stesse”.


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