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Upr: Anche sanmarinesi tra gli evasori di Panama papers?

SAN MARINO - Da una parte l'assoluta indifferenza del governo sull'inchiesta "Panama papers", dall'altra l'ingerenza della Guardia di

Pubblicato:06-04-2016 13:55
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:31

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SAN MARINO – Da una parte l’assoluta indifferenza del governo sull’inchiesta “Panama papers“, dall’altra l’ingerenza della Guardia di finanza nei confronti di chiunque abbia avuto in passato rapporti con le banche del Titano. Unione per la Repubblica torna sui problemi in politica estera del Titano, sollevando il caso di attualità internazionale che “sta facendo molto rumore ovunque- sostiene- tranne che a San Marino”. In particolare, rispetto all’inchiesta sui conti nel paradiso fiscale di nomi illustri italiani e non solo, “ci saremmo aspettati– scrive Upr- che le autorità della Repubblica di San Marino si fossero attivate per avere conoscenza se nelle migliaia di nominativi ci sono anche soggetti sammarinesi“.

Gdf_PratoUpr guarda poi in casa sua: “San Marino è stata negli ultimi anni attaccata dai media e da governi esteri per essere un paradiso fiscale in cui i contribuenti esteri nascondevano i loro capitali”. Oggi, malgrado il cambiamento radicale a livello normativo, le collaborazioni e gli scambi di informazioni secondo gli standard più evoluti, “il cittadino o l’impresa che effettua operazioni finanziarie o attività economiche- osserva il movimento di minoranza- è oggetto di una serie di controlli di livello quasi poliziesco”. Eppure fuori dai confini “si è continuato e si continuano a percorrere strade lontane dagli standard internazionali”, puntualizza il cordinatore Nicola Selva. Di qui l’auspicio che il Dipartimento Finanze si sia attivato per verificare se ci sono nominativi sammarinesi nella lista di persone coinvolte nell’inchiesta internazionale. Ma “spero altresì- conclude- che ci sia una risposta di politica estera alle comunicazioni che stanno arrivando nella Repubblica di San Marino da parte di Autorità tributarie estere”. Upr in definitiva chiede “una risposta energica delle istituzioni” perché “c’è un problema di sovranità in ragione del quale è inutile andare a Bruxelles per trattare accordi di associazione, mentre il nostro vicino ci mette in ginocchio con indagini fiscali a tappeto“. Domani in Commissione Affari Esteri, anticipa Selva, Upr presenterà un ordine del giorno su questo argomento.


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