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Prostituzione, la Consulta salva la legge Merlin: favoreggiamento va punito

La Corte costituzionale era stata interpellata sul punto dalla Corte d'appello di Bari, a proposito di escort: il dubbio era che punire reclutamento e favoreggiamento della prostituzione fosse in contrasto con la libertà sessuale sancita dalla Costituzione

Pubblicato:06-03-2019 14:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11
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ROMA – La Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha deciso le questioni sulla legge Merlin sollevate dalla Corte d’appello di Bari e discusse nell’udienza pubblica del 5 febbraio 2019. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che le questioni di legittimità costituzionale riguardanti il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione, puniti dalla legge Merlin, sono state dichiarate non fondate.

Le questioni, prosegue la nota, erano state sollevate con specifico riferimento all’attività di prostituzione liberamente e consapevolmente esercitata dalle cosiddette escort.

Per i giudici di Bari la legge Merlin limitava libertà sessuale

I giudici baresi sostenevano, in particolare, che la prostituzione è un’espressione della libertà sessuale tutelata dalla Costituzione e che, pertanto, punire chi svolge un’attività di intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della prostituzione equivarebbe a compromettere l’esercizio tanto della libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene giuridico.


Consulta: “Prostituzione può essere libera, ma chi la agevola o la sfrutta va punito”

La Corte costituzionale ha ritenuto che non è in contrasto con la Costituzione la scelta di politica criminale operata con la legge Merlin, quella cioè di configurare la prostituzione come un’attività in sé lecita ma al tempo stesso di punire tutte le condotte di terzi che la agevolino o la sfruttino.

Inoltre, la Corte ha ritenuto che il reato di favoreggiamento della prostituzione non contrasta con il principio di determinatezza e tassatività della fattispecie penale.

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