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Amianto, a Bologna è ancora presente nell’acqua del rubinetto

BOLOGNA - Sotto le Due torri l'acqua del rubinetto, "quella del sindaco" come dicono a Bologna, "contiene amianto (almeno) nel

Pubblicato:06-02-2019 17:46
Ultimo aggiornamento:06-02-2019 17:46

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BOLOGNA – Sotto le Due torri l’acqua del rubinetto, “quella del sindaco” come dicono a Bologna, “contiene amianto (almeno) nel 28,2% dei campioni” di controllo: 13 quelli positivi sui 46 prelevati o analizzati nel 2018 in città. E’ il dato che salta fuori dalle tabelle ottenute “dopo molte insistenze” dall’Associazione esposti amianto (Aea). E non sono neppure tutte quelle che il presidente dell’Aea, Vito Totire, aveva chiesto: mancano i dati delle rotture degli acquedotti in cemento-amianto; “dati che l’Ausl dichiara di non riuscire a reperire”, chiesti anche all’Urp, ma senza esiti finora.

“Alcuni operai- racconta Totire in una nota- ci hanno detto che il recente intervento in via Sigonio era su cemento-amianto e che la convenzione Hera-Cea (ditta che gestisce l’appalto) sarebbe in scadenza a febbraio; cioè gli operai, se gli parli, rispondono subito, la Ausl è più lenta”. Ma il pensiero di Totire va soprattutto in un’altra direzione: ci sono ancora “cittadini residenti nel territorio che continuano a bere fibre di amianto e l’amianto derivante dalle tubazioni si riverbera nelle abitazioni come inquinante indoor”. Di questo, secondo l’Aea, dovrebbero rispondere Hera e i suoi soci pubblici.

Intanto, Totire pone altre questioni ‘problematiche’: i punti di prelievo scelti dalla Ausl “rispondono a criteri imperscrutabili: perché dovremmo considerarli rappresentativi del rischio? Per esempio ne sono stati fatti cinque a Sasso Marconi nel 2018″. Una scelta che non convince in quanto “non paiono significativi rispetto alla lunghezza delle tubazioni in amianto percorse prima del prelievo al rubinetto; anzi, non sappiamo neanche se dalla fonte al prelievo c’è anche un solo metro di cemento-amianto”.


Un altro aspetto che lascia da ‘pensare’ a Totire è il fatto che “come al solito, ma ciò accade da alcuni anni e non succedeva quando i campionamenti furono avviati, l’amianto campionato non è differenziato tra crisotilo e anfiboli. E’ come dire: ci sono ‘tot’ polveri sottili nell’aria, ma non ne conosciamo le dimensioni”. Eppure una tecnica di analisi che darebbe maggiori risposte sarebbe “disponibile in un istituto universitario entro un chilometro dal dipartimento di Sanità pubblica di Bologna; come dire: basterebbe una telefonata”.

Tornando ai dati, Totire elenca che i campionamenti sono stati 61, 46 a Bologna città di cui 13 positivi, che sono stati dunque più del 27%; i ‘positivi’ in provincia sono stati due su 15 (Budrio e Minerbio). Se dal conto si escludono i cinque prelievi di Sasso Marconi, i ‘positivi’ sono due su 10. Oltre a essere preoccupato per la situazione in prossimità degli ospedali, Totire segnala che anche in via Gerusalemme si sono trovate 1.017 fibre (un campione positivo su sei, “un netto miglioramento rispetto al 2017 quanto i positivi sono stati molto ma molti di più”), cosa di cui “abbiamo informato il professor Prodi”.

Sei su 13 dei positivi a Bologna città sono stati registrati a ottobre. Il quadro di insieme spinge così Totire a insistere per “la rimozione fisica delle tubazioni in cemento-amianto” e a dire che il rischio è sottostimato per cui “si faccia un tavolo cittadino per il confronto sulla questione” ricordandosi, conclude, che “i denari ci sono per bonificare” e che “l’acqua è potabile se totalmente indenne da amianto”.

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