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Simit: “Aumentare la copertura vaccinale, morbillo sotto osservazione”

ROMA -"Sembra evidente che nell'arco dell'ultimo ventennio il compiacimento per i risultati ottenuti abbia indotto una parte degli operatori sanitari

Pubblicato:06-02-2019 16:02
Ultimo aggiornamento:06-02-2019 16:02
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ROMA -“Sembra evidente che nell’arco dell’ultimo ventennio il compiacimento per i risultati ottenuti abbia indotto una parte degli operatori sanitari e dei decisori politici ad abbassare la guardia; parallelamente, nella popolazione generale lo stesso successo dei vaccini e la conseguente riduzione dell’incidenza delle infezioni contro le quali essi offrono protezione ha portato a sottovalutare il rischio di malattie per molti diventate quasi sconosciute. Ne è conseguito un allarmante calo delle coperture vaccinali richieste, ben al di sotto dei livelli atti a conferire un’immunità di gregge secondo quanto indicato dall’OMS. L’effetto sulle coperture richieste della reintroduzione dell’obbligo per otto vaccinazioni potrà essere pienamente valutato quando saranno resi noti i dati della prima assunzione dei vaccini nei nati del 2018″. E’ quanto dichiarato dal professor Galli, presidente della Simit in audizione al Senato nell’ambito dell’esame del disegno di legge n 770 sulle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale.

IL MORBILLO RESTA UNA MINACCIA ANCHE NEGLI USA

“Particolarmente critica è la situazione riguardante il morbillo- spiega Galli nella nota -a copertura vaccinale al 24esimo mese di vita dei nati nel 2015 risultava essere, per questa malattia, del 91,68%, con il solo Lazio che poteva vantare una copertura superiore, per quanto di poco, alla soglia richiesta del 95% (dati ISS). Ma la percentuale di bambini vaccinati nel 2016 per il morbillo nel corso del loro primo anno di vita in Italia risultava essere dell’85%, in assoluto la più bassa in Europa. La copertura vaccinale per morbillo, parotite e rosolia (MPR) aveva raggiunto, nel 2010, il 91%, per poi diminuire drasticamente fino all’85%. Nel secolo scorso non aveva mai superato il 75%. Non meraviglia quindi che il paese abbia dovuto sopportare un’epidemia di morbillo con oltre 20.000 casi stimati nel 2002, con un ulteriore segnale d’allarme nel 2013 e nel 2014 (rispettivamente 2258 e 1696 casi segnalati). Nel 2017 casi segnalati sono stati 4885, con 4 decessi. Nel 2018 i casi al 30 novembre erano 2427, il 50% dei quali nella sola Sicilia, con otto decessi. L’88% dei casi del 2017 e il 90,8% di quelli del 2018 non era stato mai vaccinato”. 

“L’età mediana dei colpiti- prosegue il presidente- pari a 27 anni nel 2017 e a 25 anni nel 2018 è un chiaro indicatore della presenza nel nostro paese di centinaia di migliaia di adulti suscettibili al morbillo perché mai vaccinati o perché non si sono mai infettati e non hanno quindi acquisito per via naturale l’immunità all’infezione. Tra gli adulti suscettibili all’infezione sono comprese molte donne in età fertile. Dato allarmante perché i bambini che si infettano in assenza della copertura anticirpale materna durante il primo anno di vita risultano a più alto rischio di sviluppare una panencefalite subacuta sclerosante (PESS). Urgono quindi interventi che garantiscano l’immunizzazione per lo meno nelle donne in età fertile e provvedimenti più decisi sulla vaccinazione degli operatori sanitari, considerato i 422 casi di infezione solo negli ultimi due anni in questa categoria e che il numero riproduttivo basale (R0) del morbillo, ovverossia i casi generati da ogni singolo caso, arriva a 18. Dall’inizio del millennio ad oggi, i CDC di Atlanta stimano che le vaccinazioni contro il morbillo abbiano salvato 20,4 milioni di vite. Su un tema come questo, non è più tempo per esitazioni o sottovalutazioni”. 


LE ALTRE MALATTIE, UN QUADRO ALLARMANTE

Una breve valutazione della copertura vaccinale di altre malattie evidenzia che nella coorte del 2015, la copertura per la pertosse, tetano e difterite al 24esimo mese superava il 95% in 12 regioni soltanto, quella per l’epatite B in 10. Solo il 38,5% dei bambini nati nel 2015 risultava vaccinato per il meningococco B al compimento del 24 mese di vita. Le vaccinazioni antimeningococciche sono state prima inserite, poi tolte dall’elenco delle vaccinazioni obbligatorie attualmente previste per legge in Italia e mantenute come raccomandate. Evidentemente la raccomandazione non basta. Così questo andamento si continueranno anche a piangere decessi evitabili e si consentirà a sierogruppi di meningococco a più alta patogenicità di continuare a circolare, specie tra i più giovani.

“In una situazione così precaria ed intrinsecamente fragile, ogni intervento sulla situazione esistente anche sul piano legislativo deve essere accuratamente ponderata e misurata alla realtà- ha sottolineato il prof Galli- Qualsiasi intervento da parte del legislatore va considerato con estrema cautela, ad evitare che, indipendentemente dalle intenzioni, possa contribuire ad alimentare la confusione, la sfiducia, l’indifferenza, la sottovalutazione nei confronti dei vaccini. Va inoltre preso atto con chiarezza che la rimozione dell’obbligatorietà potrà molto difficilmente essere considerata in un futuro prossimo”.

VACCINI IMPRESCINDIBILI

Da quanto discusso deriva la necessità di ribadire che l’abolizione dell’obbligatorietà dei vaccini a breve termine confligge con l’effettiva possibilità di conseguire i risultati necessari con la dovuta tempestività. Va inoltre aggiunto che, in un mondo globalizzato, non solo è cambiata la composizione sociale del Paese, che pongono interrogativi sullo stato vaccinale della popolazione residente, ma i flussi turistici e migratori implicano considerazioni ulteriori sulla protezione vaccinale della popolazione adulta. A tale proposito va anche segnalata la situazione di cronica insufficienza dei tassi vaccinali raggiunti per le vaccinazioni dell’anziano previste dal Piano Nazionale Vaccini e la ancor più grave carenza che persiste nei portatori di patologie croniche (pazienti oncologici, pazienti sottoposti a trapianto d’organo, persone in trattamento con farmaci biologici immunosoppressori per malattia infiammatoria cronica intestinale, malattie reumatologiche, malattie dermatologiche o sclerosi multipla, pazienti con infezione da HIV) in preparazione alla gravidanza e nelle gravide. A copertura di queste non più differibili esigenze è necessaria l’istituzione di Centri Vaccinali presso gli ospedali, accompagnata dalle opportune campagne informative.

UN VACCINO PER PREVENIRE IL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA

Parlando del possibile ruolo dei vaccini va infine ricordato che ogni anno, nel mondo, oltre 300mila donne muoiono di cancro della cervice uterina, mentre oltre mezzo milione vengono diagnosticati: secondo l’OMS, questo tipo di cancro è una delle maggiori minacce alla salute delle donne. Tuttavia, nella maggior parte dei casi la diagnosi è tardiva. L’obiettivo è garantire che tutte le giovani ricevano il vaccino anti-Hpv e che ogni donna possa sottoporsi alle indagini che consentono una diagnosi precoce.

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