NEWS:

Anestesia è sicurezza del paziente, un corso al Gemelli /VIDEO

Corso organizzato da Msd Italia presso il centro di formazione e simulazione Ipse all'interno del Policlinico Gemelli

Pubblicato:05-12-2016 16:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:23

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Piena collaborazione tra anestesista e chirurgo, innovazione tecnologica e supporto farmacologico adeguato. Tre fattori determinanti per un solo obiettivo: la sicurezza del paziente sottoposto a intervento chirurgico. A scattare la fotografia del settore è stato il corso di formazione ‘Anestesiologia: uno sguardo multiprospettico. Le innovazioni metodologiche, le responsabilità del medico e i bisogni del paziente’, organizzato da Msd Italia presso il centro di formazione e simulazione Ipse all’interno del Policlinico Gemelli di Roma. Un incontro tra relatori ed esperti per evidenziare le principali problematiche di ogni fase di un’operazione, dal momento in cui il paziente viene sedato fino al risveglio totale.

Un percorso che, grazie alle ultime innovazioni, possiamo rappresentare come una vera e propria attività sartoriale: “Oggi pensiamo all’anestesia come a un vestito su misura- spiega Antonio Corcione, presidente della Società italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia intensiva (Siaarti), nonché direttore di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Monaldi di Napoli- In pratica per ogni paziente viene costruito un trattamento che risponda a esigenze specifiche, ponendo particolare attenzione al momento del risveglio ma anche alla prevenzione del dolore post-operatorio con un particolare protocollo analgesico”.

Ma non solo. Oltre al dolore, la preoccupazione principale di chi entra in sala operatoria è senza dubbio il timore di possibili complicanze legate all’anestesia. Prima tra tutte, la sindrome da curarizzazione residua, che si verifica quando il corpo non riesce a espellere completamente i farmaci (perlopiù miorilassanti) assunti durante la fase di incoscienza, e può essere responsabile di difficoltà respiratorie, alterazioni della vista e debolezza. Per evitare questi episodi, gli anestesisti hanno a disposizione un vero antagonista chiamato ‘Sugammadex’: “Si tratta di un farmaco che riesce a catturare tutte le molecole di curaro- spiega il professor Giorgio Della Rocca, ordinario di Anestesiologia e direttore della Scuola di specializzione in Anestesia all’Università degli Studi di Udine- Queste vengono incapsulate ed eliminate completamente senza rischi e con un totale recupero della funzione neuro-muscolare”.


Infine, ultimo ostacolo da superare, l’aspetto psicologico. Oggi viene curata con molta attenzione la sfera emotiva del paziente, cercando di raccogliere e allontanare paure e disagi prima di un’operazione. In questi casi “è la corretta informazione a rivestire un ruolo particolare- sottolinea Alessandro Vergallo, dirigente medico di Anestesia e rianimazione agli Spedali civili di Brescia, presidente del’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Emergenza area critica (Aaroi-Emac)- E’ la condizione indispensabile per affrontare al meglio le preoccupazioni di un paziente fornendo risposte scientifiche e al tempo stesso comprensibili”. A questo proposito, durante il corso è stato dato spazio a dimostrazioni di interazione virtuale tra pazienti e medici: grazie alla metodologia esponenziale del Cell (Center for experiential learning), il professionista ha risposto a domande e dubbi del paziente in merito all’intervento da affrontare.

CORCIONE A CORSO AL ‘GEMELLI’ ROMA: SÌ A USO MONITORAGGI AL 100%

Tra medico chirurgo e anestesista deve esserci collaborazione sinergica per garantire la gestione ottimale del paziente in occasione di un intervento chirurgico. “Bisogna trattare i chirurghi come fratelli”, spiega il professor Antonio Corcione, presidente della Società italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia intensiva (Siaarti), nonché direttore di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Monaldi di Napoli. “Perché il chirurgo dovrebbe essere un mio nemico? Abbiamo un obiettivo, quello di portare avanti una condotta anestesiologica e operatoria nell’interesse del paziente che si affida a noi. Abbiamo degli obiettivi comuni e delle problematiche che risolviamo aiutandoci l’uno con l’altro”, evidenzia Corcione, che ha partecipato al corso di formazione ‘Anestesiologia: uno sguardo multiprospettico. Le innovazioni metodologiche, le responsabilità del medico e i bisogni del paziente’, organizzato da Msd Italia presso il centro di formazione e simulazione Ipse all’interno del Policlinico Gemelli di Roma. “I nuovi devices, le nuove opzioni farmacologiche e il monitoraggio sempre più completo e affidabile- aggiunge- favoriscono questa sinergia perché consentono un più preciso controllo della fase di anestesia e un intervento tempestivo in caso di complicanze”. Infatti, evidenzia Corcione, “il settore ha fatto dei passi avanti notevoli negli ultimi 20 anni. Quando ho iniziato io, 35 anni fa, mancavano i monitoraggi essenziali, come la saturimetria ad esempio. Ora invece andrebbero utilizzati al 100% per evitare somministrazioni inutili di farmaci e seguire il paziente in ogni minuto dell’intervento. E’ come avere un ‘tomtom’ che ci guida nella strada giusta senza deviazioni ma facendoci raggiungere il traguardo in poco tempo”.

In questa scia si inserisce l’uso di un farmaco specifico, il Sugammadex (autorizzato in Italia con il nome Bridion), che permette un recupero più veloce dall’anestesia. “Oggi è strano conoscere medici che ancora non utilizzano questo farmaco, l’unico antagonista del curaro. Agisce come una sorta di ‘buttafuori’ che ci consente, sempre con l’ausilio di un monitoraggio neuromuscolare, di somministrarlo al paziente a fine intervento per ottenerne il pieno recupero in 1 o 2 minuti, al contrario della miscela utilizzata prima che necessitava anche di 20 minuti”. Proprio dai farmaci passa il futuro dell’anestesiologia. Corcione conferma: “Le nuove frontiere dell’anestesia sono mirate ad avere più sicurezza possibile, con maggiore tecnologia e farmaci adeguati. A questo proposito stiamo collaborando con diverse aziende per arrivare a rivestire l’anestesia a misura del paziente. Una personalizzazione? Beh- conclude- sicuramente bisogna conoscere a fondo il paziente per capire quali complicanze potrebbe avere senza un giusto protocollo di anestesia”.

VERGALLO: PER RIDURRE OSPEDALIZZAZIONE, VERO DISAGIO PER PAZIENTE

“Il settore dell’anestesiologia è per sua definizione uno dei più avanzati dal punto di vista tecnologico tra le varie specializzazioni. Questo perché si giova di tutti i progressi che avvengono in generale, a partire dalla farmacologia”. Così Alessandro Vergallo, dirigente medico di Anestesia e rianimazione agli Spedali civili di Brescia, presidente del’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Emergenza area critica (Aaroi-Emac). Grazie all’innovazione, dunque, l’anestesia del futuro “sarà sempre meno invasiva”, spiega Vergallo in occasione del corso di formazione ‘Anestesiologia: uno sguardo multiprospettico. Le innovazioni metodologiche, le responsabilità del medico e i bisogni del paziente’, organizzato da Msd Italia presso il centro di formazione e simulazione Ipse all’interno del Policlinico Gemelli di Roma. “E intendiamo l’anestesia meno invasiva in termini di impatto farmacologico sull’organismo, con una attenta calibrazione della tipologia dei farmaci e del loro dosaggio, per impattare sempre meno sull’ospedalizzazione, il vero disagio che il paziente subisce“.

Oltre al disagio psicologico, ovviamente. Perché senza dubbio serve dedicare particolare attenzione alla sfera emotiva di un paziente che si prepara ad affrontare un intervento chirurgico. “Ai timori ‘normali’ si aggiungono gli effettivi sensoriali negativi che derivano dal trovarsi in un ambiente estraneo e ‘spersonalizzante’- spiega Vergallo- In questo senso è indispensabile una corretta informazione: innanzitutto occorre stabilire un rapporto con il paziente che vada oltre le spiegazioni tecniche e che ricrei quel clima di fiducia e alleanza terapeutica che oggi spesso nel mondo sanitario manca”. Un paziente più tranquillo, infine, deve poter contare anche su un elevato rapporto sinergico tra l’anestesista e il chirurgo. “Con loro siamo amici-nemici- sorride Vergallo- Battute a parte, è sempre più evidente una maggiore interazione tra attività diagnostiche, terapeutiche e chirurgiche e il loro supporto anestesiologico. In realtà il nostro non è solo un supporto ma un’azione che investe tutto l’ambito perioperatorio, in cui il nostro intervento è fondamentale per garantire maggiore qualità, sicurezza delle cure e anche maggiore comfort”.

 

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it