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Lisa Pathfinder, la storica avventura è cominciata VIDEO

Questa settimana il nostro approfondimento è sulla missione europea Lisa Pathfinder: un viaggio alla scoperta delle onde gravitazionali (mai rilevate)

Pubblicato:05-12-2015 09:34
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:40

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Bentornati a ScientificaMente, l’appuntamento settimanale dell’Agenzia DIRE dedicato allo Spazio e alla scienza. Questa settimana il nostro approfondimento è sulla missione europea Lisa Pathfinder: un viaggio alla scoperta delle onde gravitazionali (mai rilevate)

Nelle news:

  • Tanti auguri, Soho
  • La stampante 3D Made in Italy vola sulla Stazione spaziale internazionale
  • Gli astronauti sulla ISS aspettano la fioritura… delle zinnie
  • La costellazione di Galileo si arricchisce di due nuovi satelliti


E’ partito all’alba del 3 dicembre dalla base di Kourou, in Guyana francese, il viaggio del satellite europeo Lisa Pathfinder, la speranza dell’astrofisica che punta tutto sulla caccia alle onde gravitazionali.

L’obiettivo della missione è infatti quello di riuscire a scovare nello Spazio qualcosa che al momento è sfuggente e inafferrabile, cioè quelle increspature nello spazio-tempo il cui profilo venne tracciato per la prima volta da Albert Einstein nella Teoria della Relatività, pubblicata il 2 dicembre di cento anni fa.

Fu Einstein a predire l’esistenza delle onde gravitazionali, generate dall’accelerazione di due oggeti massivi, di cui però nessuno strumento scientifico ha mai rilevato traccia. Di fatto, ad oggi non ne esistono dimostrazione empiriche. Lisa Pathfinder vuole cambiare la Storia e riuscire a intercettare questi messaggeri elusivi di spostamenti cosmici.

Le onde gravitazionali sono talmente esili da essere risultate finora impercettibili: basti pensare che quelle generate da una coppia di buchi neri sarebbero più piccole di un atomo.

Lisa Pathfinder ha il delicato compito di testare le straordinarie tecnologie necessarie per osservare le onde dallo Spazio. E’ il primo importante e insostituibile passo di un progetto più complesso, che prevede l’impegno dell’Agenzia spaziale europea per costruire il primo osservatorio spaziale di onde gravitazionali. E’ questa la terza grande missione del programma Cosmic Vision, la cui completa realizzazione è attesa per il 2034 con il progetto e-Lisa.

Il cuore della missione di Lisa Pathfinder è costituito da una coppia di cubi di oro e platino che misurano 46 millimetri e distano 38 centimetri l’uno dall’altro. Saranno isolati dall’ambiente esterno e da tutte le forze che potrebbero agire su di loro, fatta salva quella di gravità. La missione permetterà a questi cubi la caduta libera nello Spazio nell’ambiente più ‘puro’ possibile e monitorerà la loro posizione con stupefacente precisione, con la speranza di intercettare le onde gravitazionali.

A portare in orbita Lisa Pathfinder è stato il gioiellino Made in Italy Vega, lanciatore di sicura esperienza che ha alle spalle sei lanci dal 2012 ad oggi e che nasce negli stabilimenti Avio di Colleferro, vicino Roma. Adesso ci sono varie fasi da affrontare per Lisa. Il satellite sarà infatti parcheggiato in un’orbita di passaggio. Accenderà, poi, i suoi propulsori per spostarsi a circa 1,5 milioni di chilomentri dal pianeta Terra per orbitare intorno al cosiddetto L1, il primo punto di Lagrange che segna il momento di equilibrio gravitazionale tra Sole e Terra.

Importante il contributo italiano alla missione, sia dal punto di vista scientifico che tecnologico. I sensori inerziali, strumenti di alta precisione di fondamentale importanza per la sonda, sono stati realizzati dall’Agenzia Spaziale Italiana con prime contractor industriale CGS (Compagnia Generale per lo Spazio) su progetto scientifico dei ricercatori dell’Università di Trento con a capo il Principal Investigator Stefano Vitale dell’INFN. Alla missione partecipa anche il gruppo Finmeccanica: uno dei contributi di Selex ES è il sistema di micro-propulsione a gas freddo.

Le news di questa settimana

Tanti auguri, Soho

La missione Esa-Nasa Solar and Heliospheric Observatory (Soho), dedicata all’osservazione ravvicinata del Sole, doveva durare solo due anni: è invece arrivata a spegnere la ventesima candelina. Soho partì alla volta della nostra stella il 2 dicembre del 1995 e da allora ha offerto una panoramica ininterrotta del Sole da appena 1,5 milioni di chilometri di distanza. Il suo ruolo è stato determinante per la previsione di tempeste solari potenzialmente dannose per la Terra, ad esempio quelle che disturbano le telecomunicazioni o ‘appannano’ l’operato dei satelliti. Ma non solo. Soho ha anche fornito informazioni uniche sulla composizione del Sole, ottenute grazie allo studio della sua atmosfera esterna, del vento solare e delle particelle energetiche. Oltre a queste attività strettamente legate al Sole, Soho si è dedicato anche a scoprire comete sconosciute: è riuscito a tracciare il cammino di 3000 di loro, fino al loro incontro con la stella.

La stampante 3D Made in Italy vola sulla Stazione spaziale internazionale

L’ultimo rifornimento che arriva all’equipaggio in forze alla Stazione spaziale internazionale consta di oltre tre tonnellate di rifornimenti, esperimenti scientifici e materiali utili per le passeggiate spaziali. A portare in orbita il prezioso carico è la navicella-cargo Cygnus, partita dal Kennedy Space Center della Nasa. Su Cygnus trova spazio anche un po’ di Italia: uno degli esperimenti consegnati, infatti, è Made in Italy. Si tratta di Portable On-Board Printer, una stampante 3D in grado di operare in assenza di gravità. L’obiettivo dell’esperimento è quello di riuscire a pordurre in orbita pezzi di ricambio e strumenti utili alla vita di bordo, senza, quindi, doverli spedire da Terra. Portable On-Board Pinter è nato in Italia e in Italia è stato realizzato. La ‘mente’ è quella di Altran Italia, che due anni fa si aggiudicò il concorso dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) “Volo Umano Spaziale per Ricerche e Dimostrazioni Tecnologiche sulla Stazione Spaziale Internazionale”. Hanno partecipato anche Thales Alenia Space e IIT.

Gli astronauti sulla ISS aspettano la fioritura… delle zinnie

L’esperimento ‘verde’ è iniziato il 16 novembre: quel giorno l’astronauta statunitense Kjell Lindgren ha piantato nella serra della Stazione spaziale internazionale dei semi di zinnie, dei fiori. Verranno studiati non solo i ritmi di crescita e il ruolo dell’illuminazione nell’attesa che le zinnie sboccino- circa tra 60 giorni-, ma l’idea è quella di capire anche come i fiori influenzino l’umore degli astronauti. Un tocco di colore sul laboratorio orbitante più grande mai costruito nello Spazio potrebbe infatti avere effetti molto benefici. Non è la prima volta che la serra viene utilizzata: lo scorso 10 agosto gli astronauti raccolsero- e mangiarono- lattuga rossa romana coltivata a bordo. Coltivare in maniera continuativa delle piante nello Spazio permetterebbe di pensare a un’alimentazione autonoma degli astronauti durante le loro missioni, senza dover ricorrere ai viveri spediti da Terra.

La costellazione di Galileo si arricchisce di due nuovi satelliti

Erano partiti in marzo e nei giorni scorsi sono diventati pienamente operativi, dopo aver effettuato tutti i controlli che ne assicurano il funzionamento. Sono altri due satelliti della costellazione di Galileo, in grado di fornire segnali per la navigazione e di spedire e ricevere messaggi ovunque nel mondo. Galileo 7 e 8, così sono denominati, sono stati inseriti correttamente in orbita. Non accadde lo stesso ai loro predecessori, che, nel 2014, per un errore della Soyuz, finirono nell’orbita sbagliata e dovettero subire numerose modifiche e aggiustamenti prima di riuscire a diventare operativi, ma che ancora non fanno ufficialmente parte di Galileo (la Commissione europea sta decidendo sul loro destino). La coppia partita a settembre dovrebbe entrare invece in funzione entro i primi mesi del prossimo anno, mentre quella che sarà lanciata in dicembre completerà la costellazione, così da renderla pronta durante la primavera del 2016.

di Antonella Salini – Giornalista professionista

Crediti foto: ESA

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