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Lavoro, da flessibilita’ 10 trilioni dollari entro il 2030

I dati nella ricerca 'The Addued value of flexible working' condotta da Regus

Pubblicato:05-11-2018 16:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:45

ragazzi
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ROMA – Secondo una ricerca condotta da Regus, a cura dell’economista Steve Lucas, il lavoro flessibile porterebbe un valore aggiunto lordo all’economia globale entro il 2030 pari a 10 trilioni di dollari. Ben oltre i Pil attuali di Germania e Giappone messi insieme. ‘The Addued value of flexible working’ è il primo studio socio economico che analizza l’impatto di smart working & co, commissionato a economisti indipendenti. Entro il 2030 si stima che nella maggior parte delle economie sviluppate una percentuale di impieghi compresa fra l’8% e il 13% potrà beneficiare di pratiche di lavoro flessibile; tra le nazioni che contribuiranno in misura maggiore al lavoro flessibile sono gli Stati Uniti e i Paesi Bassi.
Secondo lo studio, che ha preso in considerazione 16 Paesi in tutto il mondo, saranno Stati Uniti e Cina a beneficiare maggiormente degli effetti del lavoro flessibile. In termini di numeri assoluti, infatti, il valore aggiunto lordo generato negli Usa sarà pari a 4,5 trilioni di dollari l’anno, per la Cina si attesta a 1,4 trilioni di dollari. Tra i Paesi europei presi in esame, spiccano i benefici che la Germania potrebbe trarre dal lavoro flessibile: il valore aggiunto lordo, saranno pari a 720,6 miliardi di dollari all’anno. Si attesta invece a 553,2 miliardi di dollari all’anno il beneficio per la Gran Bretagna e a 443 quello per la Francia.
Oltre al valore aggiunto per ogni sistema Paese, un’adozione su vasta scala dei principi di lavoro flessibile gioverebbe in maniera significativa anche alla vita dei singoli individui. L’analisi, infatti, ha stimato che verrebbero risparmiate 3,53 miliardi di ore spese per recarsi sul posto di lavoro, per dare una dimensione del dato basti pensare che equivale al tempo passato a lavoro ogni anno 2,01 miliardi di persone. In uno scenario di crescita accelerato, cinesi, statunitensi, indiani e giapponesi potranno beneficiare di un numero maggiore di ore risparmiate. I lavoratori cinesi recupereranno due ore ciascuno, mentre quelli statunitensi guadagneranno quasi un giorno intero da dedicare al tempo libero.

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