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Dopo 100 anni i capolavori di De Chirico tornano a Ferrara

Pubblicato:05-11-2015 16:16
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:32

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Giorgio de Chirico: Il trovatore, 1917 Collezione privata © by SIAE 2015ROMA – Giorgio De Chirico torna a Ferrara. A cento anni dalla loro creazione, i capolavori della Metafisica che l’artista dipinse nella citta’ estense tra il 1915 e il 1918 verranno esposti a Palazzo dei Diamanti in occasione della mostra ‘De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie’. L’esposizione, che il 13 novembre verra’ inaugurata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, raccoglie “il massimo numero di dipinti mai messi insieme” tra quelli realizzati da De Chirico nei tre anni di permanenza nella citta’ emiliana, documentando la “profonda influenza” che queste opere ebbero sull’arte di Carlo Carra’ e Giorgio Morandi, e poi sulle avanguardie europee. Ai lavori di De Chirico, dunque, faranno eco le composizioni ispirate alla pittura metafisica di Carlo Carra’, Giorgio Morandi e Filippo de Pisis e alcuni dei capolavori dei piu’ grandi artisti delle avanguardie europee, da Raoul Hausmann a George Grosz, da Rene’ Magritte a Salvador Dalí fino a Max Ernst. L’iniziativa e’ organizzata da Ferrara Arte e dalla Staatsgalerie di Stoccarda in collaborazione con l’Archivio dell’Arte metafisica ed e’ curata da Paolo Baldacci e Gerd Roos.

Con un “doppio salto mortale”, per dirla con le parole del sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, De Chirico e suo fratello Alberto Savinio passano dalla Parigi “cuore della modernita’” all’esperienza della Prima guerra mondiale, e da li’ “alla citta di provincia”, Ferrara, dove avvengono “cambiamenti profondi” tanto nella pittura che nei temi che ispirano i quadri di De Chirico. “Abbiamo voluto allestire questa esposizione- cosi’ ancora Tagliani che oggi ha presentato l’iniziativa al ministero dei Beni culturali insieme al ministro, Dario Franceschini- per il duplice anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia e del riconoscimento del ruolo che Ferrara ha avuto nella pittura Metafisica”. Una pittura che si nutre anche dell’ambiente in cui De Chirico vive, dal Castello estense ai grandi manichini senza volto. Ed e’ stato proprio Franceschini a raccontare che “secondo la leggenda metropolitana, De Chirico stava passando in corso Roma, dove il negozio Martinetti stava rifacendo le vetrine e per questo aveva messo tutti i manichini in strada. Da li’, l’idea di De Chirico. Non importa se e’ vero- ha detto il ministro- ma e’ bella”.

La mostra per Franceschini e’ “un’occasione importante perche’ tornano le opere della Metafisica dipinte a Ferrara, ma anche perche’ la mostra l’ha organizzata Ferrara Arte. Sembra inevitabile che mostre di qualita’ e che funzionano per forza le possa fare soltanto il privato. Ferrara Arte da molti anni e’ la prova che una societa’ tutta pubblica, che gestisce in modo intelligente i bilanci e la programmazione riesce a fare buone mostre. La grande sfida della riforma del ministero- ha detto Franceschini- e’ riportare dentro le strutture pubbliche la capacita’ di avere la direzione scientifica”. Con risultati “estremamente felici”, ‘De Chirico a Ferrara’ e’ “frutto di una ricerca pluridecennale che i curatori hanno dedicato a questi argomenti- ha spiegato la direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Maria Luisa Pacelli- e puo’ essere un punto di partenza per nuovi studi”.


E in occasione della mostra, un progetto didattico coinvolgera’ gli studenti e gli insegnanti del liceo Ariosto che realizzeranno un video che gireranno all’interno della mostra e poi metteranno in rete con l’intento di spiegare ai loro coetanei l’arte di De Chirico. Partner del progetto e’ Eni, che con Lucia Nardi oggi ha spiegato che “l’idea e’ di non limitarci a questa mostra, ma andare avanti e creare un dizionario multimediale di arte che si implementera’ negli anni attraverso le mostre che Ferrara ci propone”. Si’, perche’ Ferrara e Palazzo dei Diamanti hanno gia’ in cantiere altre mostre: il 2016 sara’ dedicato all’Orlando Furioso, a 500 anni dalla prima stampa dell’opera di Ariosto, ultimata il 22 aprile 1516 in un’officina tipografica ferrarese.

di Nicoletta Di Placido – giornalista professionista

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