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Parla l’amico medico del sindaco di Riace: “Scempio di umanità”

Nel luglio 2017 ha aperto l'ambulatorio 'Jimuel' a Riace e ora il dottor Napoli ha tante cose da dire.

Pubblicato:05-10-2018 14:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:38

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di Teresa Corsaro, giornalista professionista

ROMA – Si presenta così: “Isidoro Napoli, detto ‘Sisì’, anestesista, 65 anni, calabrese, ho tre figli e una bella vita”. Amico e “ammiratore” del sindaco di Riace, Domenico Lucano, arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Vorrebbe essere anche il suo medico, ma non riesce a visitarlo: “Ci ho provato inutilmente tutta l’estate quando era in sciopero della fame”, ma è un “disobbediente”, anche in questo.


Ci riproverà Sisì, sperando nel permesso del magistrato per andarlo a trovare nel suo carcere domiciliare e provare a curarlo, perché “non sta bene”. L’arresto del suo amico ha un po’ piegato la “bella vita” del dottor Napoli, l’utopia di cui si è nutrita: i “reati umanitari” che hanno incastrato Lucano, lui non solo li assolve, ma li frequenta, magari senza saperlo, perché la voglia di semplificare le “tortuose logiche della burocrazia” – secondo Sisì il vero capo di imputazione del sindaco – è la stessa che lo ha condotto ad aprire nel luglio 2017 l’ambulatorio ‘Jimuel’ a Riace.

‘Jimuel’ è un bambino filippino di 4 anni morto nel 2007 per una malattia sconosciuta, il dottor Napoli ha fondato una onlus dedicandogliela, che ora ha ambulatori nelle Filippine, in Congo, in Indonesia e in Kenia. Quello in Calabria è nato con lo stesso spirito, “garantire il diritto alla salute agli ‘zero’ che a Riace hanno raggiunto una dignità, penetrare questo mondo e dare un minimo di sicurezza sanitaria”. Non glielo aveva chiesto Lucano, “è stata una nostra iniziativa, da lui accolta con entusiasmo, tanto che ci ha messo a disposizione i locali del Municipio“, racconta il medico.

E così da più di un anno gran parte della “bella vita” del dottor Napoli a Riace consiste nel curare chiunque ne abbia bisogno, senza differenze di sorta, senza chiedere carte, documenti, diavolerie burocratiche. Una ventina di medici volontari, una cardiologa, due ginecologhe, un pediatra, un ecografista e vari radiologi prestano la loro opera gratuita.

Il pediatra ha il suo bel da fare: i bambini di Riace, di tutti i colori e di tutte le provenienze, sono molti: “Ne sono nati venti negli ultimi tre anni, in un paese che ha 900 anime (300 sono migranti), è un dato clamoroso e controtendenza nella Calabria dove non nasce quasi più nessuno, ma invece si scappa, come in tutto il Sud, 650.000 giovani laureati, fra cui i miei figli, se ne sono andati”. Eppure non è facile avvicinare i migranti in un ambulatorio anche se è aperto a tutti e senza carte bollate: “Molte donne, le prostitute che arrivano dai paesi vicini più che da Riace, sono reticenti e spaventate, temono le nostre istituzioni come i loro protettori, hanno paura di essere cacciate di nuovo”.

Anche il suo amico “disobbediente”, secondo Napoli, sta pagando gli attacchi delle istituzioni, “lo Stato è il vero e più pericoloso nemico, perché il male dalla ‘ndrangheta te lo aspetti… Io credo nello Stato democratico ma quello che vedo mi fa disperare“, si sfoga accorato Sisì. Così come lo fa “trasecolare” il provvedimento del Gip che racconta il lavoro di Guardia di Finanza e della Procura di Locri nell’inchiesta che ha portato agli arresti di Domenico Lucano.

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Il dottore ripercorre con la Dire tutta la storia e l’utopia del modello Riace fino a quando i cordoni della Borsa sono stati chiusi e ora non si può accogliere più nessuno: “Quando Comuni come quello di Milano davano disponibilità per venti persone– ricorda Napoli- a Riace ne arrivavano duecento. Quando c’erano Comuni dove si facevano le barricate contro l’arrivo di una decina di mamme e dei loro bambini, a Riace se ne accoglievano centinaia”. Ma nel merito delle accuse, la faccenda dei matrimoni? Il dottore risponde commuovendosi e ricordando quando, “bambino – erano gli anni 50 – chiedevo a mio padre perché le nostre cugine scappavano in AmericaRaggiungevano i mariti che non conoscevano, con i quali si erano sposati per procura. Capitava così nei paesi, per questo si sono spopolati”. Ecco, taglia corto Sisì, “se ci arrestano per questi motivi, va bene, chi se ne frega“.

Poi racconta la storia di Tesfahun Lemlem, accusata degli stessi reati contestati al sindaco di Riace e ‘condannata’ al divieto di dimora. Dice Napoli: “Questa donna ha tre figli, due vanno a scuola, che fine devono fare? Borsellino- ricorda il medico- regalò il motorino di suo figlio al figlio del mafioso che aveva messo in galera… Insomma, nel momento in cui applico la legge, mi faccio carico di quel che può succedere dopo, delle conseguenze? Il giudice si è posto questo problema?”.

Infine, un’incursione nella politica: “Siamo in un momento delicato, uno spartiacque- dice Napoli-. E non è solo colpa di Salvini, che fa il suo mestiere di razzista e xenofobo e lo fa bene. Il prato sul quale sta galoppando è quello coltivato dall’ex ministro Minniti, Salvini non sta facendo niente di suo, sta infilando le porte spalancate dal governo Renzi”. Ma Lucano è andato avanti, senza guardare in faccia nessuno, sottolinea il suo amico medico: “I suoi problemi- continua- sono cominciati da quando la rivista ‘Fortune’ lo ha inserito in quella lista delle 50 persone più influenti, i suoi nemici si sono spaventati e hanno cominciato ad attaccare fino a piegarlo. Imputandogli uno ‘scempio di regole’, ma compiendo loro uno ‘scempio di umanità'”.

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