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Africa, Khalid Albaih: “Cari dittatori, una risata vi seppellirà”

Intervista al vignettista sudanese in esilio, che è nella classifica delle cento personalità più influenti d’Africa

Pubblicato:05-10-2018 12:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:38

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ROMA – “Khartoum avrà la sua prima biblioteca di fumetti” annuncia Khalid Albaih, vignettista sudanese in esilio, già nella classifica delle cento personalità più influenti d’Africa. È nato in Romania ma con l’agenzia ‘Dire’ parla da Copenaghen, dove è arrivato dal Qatar ospite della rete di protezione International Cities of Refuge Network (Icorn).

I suoi disegni, rilanciati su ‘Khartoon!’, pagina Facebook da 80mila follower, sono stati riprodotti sui muri del Cairo e di Beirut e hanno ispirato giovani e rivoluzionari dallo Yemen alla Tunisia. La biblioteca, che sarà anche itinerante, è l’ultima iniziativa del suo mondo “open source”. “Ho donato libri, contattato il Goethe Institute e avviato un crowdfunding” spiega Albaih. Convinto che la biblioteca aprirà presto e darà subito un contributo civile e politico: “Quando la gente oserà guardare le caricature dei potenti sui muri delle strade i dittatori avranno i giorni contati”.

Nell’intervista si parla dell’Africa e del Medio Oriente ma anche del Sudan, dove Albaih riesce a incidere appoggiandosi a istituzioni internazionali, il Goethe e pure le agenzie dell’Onu. Per la sua famiglia e il padre diplomatico i problemi cominciarono nel 1989, con il golpe che portò al potere Omar Hassan Al-Bashir, generale-presidente oggi ricercato dalla Corte penale internazionale con l’accusa di crimini di guerra e genocidio in Darfur. Khartoum si sarebbe trasformata presto in ‘Khartoon!’: solo disegni e caricature.


In Sudan le cose vanno male, anche per la libertà di stampa” dice Albaih. “Il governo ha il potere assoluto di confiscare giornali e riviste. E se la censura non colpisce prima, c’è il sequestro dopo la pubblicazione: un colpo ancora più duro per gli editori, che perdono anche i soldi spesi per stampare. È una tecnica per fare ancora più male ed esercitare pressioni ancora più forti. I vignettisti sudanesi affrontano temi di attualità, come i blackout elettrici o i rubinetti a secco, ma non possono denunciare la corruzione di politici e funzionari. Ci sono artisti coraggiosi, che diffondono i loro disegni online, ma se non sei all’estero è troppo pericoloso”.

L’assunto è che la satira è vissuta come una minaccia. “Se ridi significa che non hai paura e i governanti hanno bisogno della paura” sottolinea Albaih. “Per loro la paura significa rispetto e allora credono che sia indispensabile. Parlo per molti Paesi africani e arabi che conosco. Ma non dappertutto è uguale. Jonathan Shapiro, in arte Zapiro, il vignettista più noto del Sudafrica, è stato denunciato per diffamazione dal presidente Jacob Zuma ma non è finito in carcere”.

 



Al lavoro di Albaih sono state dedicate mostre dalla Germania all’India, dall’Inghilterra al Canada. Con la ‘Dire’, però, si ritorna ancora all’Africa. “Dalle Primavere arabe del 2011 in poi il pubblico è cresciuto” sottolinea il vignettista. “Ci sono tanti africani che realizzano software all’avanguardia e fanno innovazione. E c’è un boom artistico, sotto il segno della creatività. Le vignette su Hosni Mubarak e Muammar Gheddafi comparvero sui muri per dire: ‘La paura è finita’. Oggi il mio lavoro è online e dallo Yemen all’Egitto gli attivisti ne traggono ispirazione e lo riutilizzano: è questo il bello di internet”.

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