NEWS:

Fertilità, per chi arriva ‘senza speranze’ alla Pma va a buon fine 1 gravidanza su 3

Dalla primavera del 2015 al Pertini si sono registrati 1.742 i trattamenti di fecondazione assistita

Pubblicato:05-10-2018 09:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:38
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Grazie alle sentenze che hanno riscritto la legge 40 sulla fecondazione assistita “oggi possiamo aiutare di più e meglio le coppie che si rivolgono al nostro reparto”. Non ha dubbi Rocco Rago, responsabile del Reparto di fisiopatologia della riproduzione e andrologia dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ che apre le porte dei laboratori e dell’intero reparto alla troupe della Dire. E lo confermano i numeri.

Dalla primavera del 2015– spiega l’ andrologo- in questo reparto gli accessi sono stati 4.260; 1.742 i trattamenti di fecondazione assistita per coppie provenienti non solo da Roma, ma anche dalla Calabria, dalla Campania e dalla Sicilia. Quasi il 31% di gravidanze cumulative con seme fresco da eiaculato, tecnica possibile laddove il paziente uomo non sia azospermico e non si renda indispensabile recuperare spermatozoi dal testicolo”.

I NUMERI DEL REPARTO DOPO IL CROLLO DELLA LEGGE 40

“Siamo entrati in opera nel corso delle modifiche della legge 40- ricorda Rago- e questo ci ha permesso di mettere in piedi un percorso personalizzato e adeguato alle caratteristiche della coppia”. Il veto all’eterologa, alla diagnosi pre- impianto per fini selettivi e l’obbligo all’impianto contemporaneo di tre embrioni, come prevedeva all’origine la legge, “obbligava a trattare tutte le coppie allo stesso modo. Prima- sottolinea Rago- tutti trasferivano e fertilizzavano tre ovociti indipendentemente dall’età della donna. E mentre per una donna al di sotto dei 30 anni c’è un grande rischio di parto gemellare o trigemino, a 45 anni, come i nuovi Lea potrebbero consentire, si tratta di un percorso inadeguato perché gli ovociti sono meno fertili e si corre il rischio di non produrre nessun embrione”.


IDENTIKIT DELLA COPPIA CHE ACCEDE ALLA PMA

Le coppie che varcano la soglia del reparto hanno un’età media superiore ai 37 anni e la percentuale di gravidanza è alta nelle over 40: “Un 20% contro il 10% della media nazionale”. Un dato che “ci sorprende” non esita a dire Rocco Rago, responsabile della Fisiopatologia e riproduzione del Sandro Pertini, nel corso della sua intervista alla Dire. “Se è una coppia giovane è senza dubbio al suo primo accesso. Mentre se i partner hanno oltre i 37 anni hanno già avuto esperienze in strutture private, hanno esaurito le disponibilità economiche e sono gravati da cause importanti di infertilità e poca speranza”.

Le percentuali di infertilità sono simili tra uomini e donne. Un “50 e 50” dice il medico e in questo influiscono varie ragioni. Se per gli uomini il fatto di non essere seguiti da uno specialista dall’adolescenza in poi, per le donne incide una vita sociale che procede in modo opposto a quella biologica. “Passiamo gran parte del tempo ad evitare una gravidanza, dando per scontato di essere molto fertili e invece non è cosi e la donna arriva a pensare alla gravidanza quando ha ovociti limitati“.

SOCIAL FREEZING PER TUTTE? NON È LA STRADA

“La fertilità è un bene prezioso, ma a scadenza”. L’idea che si possa posticipare la gravidanza con il paracadute del ‘social freezing’ non e’ secondo Rocco Rago la strada e la scelta giusta, soprattutto per un Paese come l’Italia, seduto su una bomba demografica. “La medicina è prevenzione e cura- prosegue nella sua intervista alla Dire l’esperto- e l’infertilità non si previene mettendo in pausa gli ovociti. Cerchiamo piuttosto di sensibilizzare coppie e giovani. Funziona il ‘social freezing’ se lo usiamo quando c’e’ da prevenire un danno o nel caso di una patologia, ma se diciamo che la fertiltia’ ha un termine e poi proponiamo il congelamento come soluzione, allora dobbiamo fare una scelta”.

A SABAUDIA LE GIORNATE DI ANDROLOGIA E MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE

Il 4 e il 5 ottobre a Sabaudia (Latina) torna l’appuntamento con la due giorni di studio e dibattito promossa dalla Società italiana di endocrinologia e la Società di andrologia e medicina della sessualità. Un simposio di esperti della riproduzione torna a riunirsi sui temi dell’infertilità. “Parleremo di come la fertilità della coppia sia cambiata- annuncia Rago concludendo la sua intervista alla Dire- delle patologie a trasmissione sessuale, ma anche di quelle croniche come il diabete e poi del nostro obiettivo principale che è l’oncofertilità”.

FABIANI (OSPEDALE PERTINI ROMA): SPERIAMO DIAGNOSI PRE IMPIANTO NEI NUOVI LEA

Le diagnosi di tumore sono sempre più frequenti sotto i 40 anni. La sopravvivenza è più lunga. Abbiamo donne costrette a posticipare la loro genitorialita’. Per tutto questo nasce l’oncofertilita’” spiega alla Dire Cristina Fabiani, ginecologa del reparto di riproduzione e andrologia dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma.

ONCOFERTILITA’, NON PUO’ MANCARE IN DONNE GIOVANI CON CANCRO

85 le pazienti trattate dal secondo semestre 2016. 61 pazienti che si sono sottoposte a crioconservazione ovocitaria e 609 ovociti in azoto. Tra cinque anni, non appena il follow up di queste pazienti lo consentirà, gli ovociti saranno scongelati e queste donne avranno la possibilità di avere un figlio. “Non deve mancare nel percorso oncologico di queste pazienti la consulenza con il medico della riproduzione. Ci occupiamo di crioconservazione degli ovociti in associazione con l’Ifo di Roma che si occupa di crioconservazione del tessuto ovarico. La crioconservazione- sottolinea Fabiani- è quella più indicata quando possibile. Ormai non è più una tecnica sperimentale ma, nata per l’infertilità di coppia, è considerata routinaria perchè offre maggiori possibilità di successo per coloro che a causa di terapie o chirurgia subiscono un danno della funzionalità ovarica. Per questo ci rivolgiamo a tutte le oncologie del Lazio e fuori regione”. Ecco l’iter dell’oncofertilità.

“Stimolazione ormonale in vivo, prelievo e conservazione in azoto liquido e vitrificazione degli ovociti. Seguiamo queste donne nel follow up- sottolinea la ginecologa- ma anche, se vorranno, nel concepimento e nella gravidanza”. “Il prelievo del tessuto ovarico è un intervento chirurgico vero e proprio e quindi più invasivo. Viene scelto laddove non sia possibile fare la stimolazione come per le ragazze in epoca pre pubere. E’ una tecnica ancora sperimentale con successi di gravidanza non elevatissimi”.

La banca degli ovociti si trova nell’ospedale chiarisce la dottoressa Fabiani alla Dire, perchè la volontà e la scelta è di seguire l’intero percorso legato alla preservazione della fertilità.

DIAGNOSI PRE IMPIANTO NON ANCORA NEI LEA

Se e’ vero che la nuova versione della legge 40 consente di selezionare il corredo genetico di un embrione, dando una possibilità di scelta alle coppie che hanno malattie genetiche ereditarie. E’ altrettanto vero che questa scelta pur se avviene in un ospedale pubblico e’ a carico dei pazienti e non è sostenuta dal Sistema sanitario nazionale. “I Lea non la prevedono e- prosegue la Fabiani nella sua intervista alla Dire- ci auguriamo che questo nel tempo possa cambiare”.

I GINECOLOGI: NON SOLO CONTRACCEZIONE, MA EDUCAZIONE ALLA FERTILITA’

“Incontriamo coppie, anche istruite e colte, con una conoscenza della fertilita’naturale assolutamente sbagliata. Anche la donna sana puo’ avere una fertilita’ ridotta anche solo per anagrafica. Bisogna parlare alle giovani- questo l’appello che la ginecologa lancia concludendo l’intervista- non solo di contraccezione. Spieghiamo che il piano gravidanza e genitorialità va affrontato nei tempi giusti”.

DONNE SI SENTONO INCOMPLETE E UOMINI MENO VIRILI

“Già un ritardo del concepimento spontaneo genera inquietudine nella coppia. La diagnosi di infertilità rappresenta un forte stress. La donna si sente deprivata di un completamento della propria femminilità, mentre negli uomini gli effetti di questo stress si sentono nella sfera della virilità e sessualità”. La fotografia della diversa reazione tra i generi al momento della diagnosi di infertilita’ la descrive la ginecologa Caterina Meneghini, intervistata dalla Dire durante la visita al Reparto di fisiopatologia della riproduzione dell’ospedale Sandro Pertini di Roma.

Dopo la diagnosi “la coppia e i rapporti saranno fortemente medicalizzati”. Sempre a proposito di differenza tra uomini e donne “Il desiderio di genitorialità della donna– spiega la ginecologa- è più prepotente e spesso, ma non sempre, il partner asseconda, ma si fermerebbe prima”.

Leggi anche:

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it