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Un viaggio nel campo profughi Mayo in Sudan, benvenuti all’inferno/FOTO e VIDEO

Nel quartiere di Mayo Emergency nel dicembre 2005 ha attivato un centro pediatrico

Pubblicato:05-07-2017 16:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:29

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dal nostro inviato Rocco Bellantone, giornalista

MAYO (Sudan) – Il campo profughi di Mayo è un’enorme distesa di polvere, fango e capanne alle porte di Khartoum, capitale del Sudan. La sua popolazione oscilla tra le 300mila e le 700mila persone. I primi sono arrivati qui all’inizio degli anni Duemila, in fuga dal conflitto nel Darfur. Molti altri sono scampati dalla guerra in Sud Sudan o dalle violenze e della povertà dei tanti focolai di crisi che infiammano l’Africa Subshariana. Mayo è la prima linea del lavoro quotidiano di Emergency in Sudan. Nel quartiere di Angola l’associazione di Gino Strada ha attivato nel dicembre del 2005 un centro pediatrico.

Per cinque giorni alla settimana, dalla domenica al giovedì dalle 8 alle 16, uno staff formato da medici pediatri, infermieri ed health promoter offre gratuitamente servizi di pronto soccorso e di sanità di base, con un reparto di degenza per l’osservazione giornaliera e un’ambulanza per il trasferimento dei casi urgenti agli ospedali vicini. I bambini curati ogni giorno sono 50. Laura Ena è il focal point del centro pediatrico di Emergency a Mayo.


“Dal 2005 – spiega alla DIRE- in parallelo alla clinica sono cresciute anche le attività di family playing, antenatal care e post natal care grazie all’attività svolta dagli health promoter che fanno educazione sanitaria. Nel 2016 abbiamo implementato la nostra struttura allestendo due nuovi container: all’interno vi operano una ginecologa internazionale e due ostetriche sudanesi“.

Dopo la pausa del venerdì, ogni sabato Emergency torna a Mayo con un programma di outreach per la medicina preventiva. Sono momenti a contatto diretto con le comunità del posto, durante i quali capi famiglia, madri e bambini partecipano a lezioni di educazione sanitaria. Perché gesti considerati naturali in Occidente – come lavarsi le mani prima dei pasti – in un campo sterminato in cui si contano a centinaia i casi di colera, malaria e diarrea, può fare la differenza: tra chi muore e chi, invece, riesce a sopravvivere e iniziare una nuova vita.

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