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Imprese, Piemonte prima regione italiana che investe in ricerca

E' questo uno dei dati principali che emerge dal rapporto dell'Istituto per la competitività (I-Com)

Pubblicato:05-06-2018 07:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:58
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TORINO – Il Piemonte è la regione italiana che investe di più in ricerca e sviluppo. Questa voce di spesa raggiunge, infatti, il 2,2% del prodotto interno lordo a fronte di una media che in Italia si ferma all’1,3% e al Nord all’1,5%. E’ questo uno dei dati principali che emerge dal rapporto dell’Istituto per la competitività (I-Com) dal titolo “L’economia del Piemonte e i rapporti tra le amministrazioni territoriali e le imprese”, presentato a Torino presso il Grattacielo di Intesa Sanpaolo.

Lo studio è stato presentato in occasione della prima tappa dell’edizione 2018 dell‘Osservatorio I-Com sulle relazioni tra imprese e territori (Orti), che nei prossimi mesi toccherà anche Napoli e Milano prima dell’evento conclusivo di Roma in programma a fine anno. Ad accompagnare il tour di Orti l’agenzia stampa Dire come media partner, e la collaborazione di Eni, Terna, Open Fiber, Iren, Eolo e istituzionali, con il patrocinio di Regione Piemonte, città di Torino, Anci Piemonte, Unione industriale di Torino, Camera di commercio di Torino. Il report -curato dal presidente dell’Istituto per la competitività Stefano da Empoli e dal direttore dell’area Istituzioni Gianluca Sgueo- è stato illustrato alla presenza di accademici, rappresentanti del mondo imprenditoriale e delle categorie produttive, amministratori locali regionali e comunali e parlamentari.

L’80% della spesa sostenuta dalle imprese, solo il restante 20% è appannaggio delle istituzioni pubbliche, delle università e delle organizzazioni no-profit

Lo studio I-Com rileva come l’80% della spesa in ricerca e sviluppo del Piemonte sia sostenuta dalle imprese, mentre solo il restante 20% è appannaggio delle istituzioni pubbliche, delle università e delle organizzazioni no-profit. “Questo dato conferma che l’innovazione rappresenta uno dei driver fondamentali dell’economia della regione, anche grazie alle politiche messe in campo negli ultimi anni“, commenta Empoli, che aggiunge: “La capacità del tessuto produttivo di sfruttare adeguatamente questo primato appare ancora inadeguata, come dimostrano i numeri del prodotto interno lordo, che cresce meno della media del Nord, e quelli delle start-up, il cui dato pro-capite è inferiore sia alla media nazionale che settentrionale. E lo stesso vale pure per il tasso di sopravvivenza. In Piemonte, infatti, solo il 29,5 delle start-up riesce a rimanere in vita a quattro anni di distanza dalla sua creazione”.


Buone notizie arrivano dai risultati dell’export

Il Piemonte è un esportatore netto, con un saldo commerciale positivo e in aumento negli ultimi dieci anni pari a quasi 15 miliardi di euro. Il grado di apertura internazionale della Regione -superiore sia alla media nazionale che del Nord Italia- è legata principalmente alle esportazioni verso i paesi dell’Unione europea, anche se l’export verso i Paesi extra Ue rappresenta il 42% complessivo, in deciso aumento rispetto al 2005, quando si attestava al 31%. La maggior parte delle esportazioni manifatturiere della Regione si effettua nel comparto dei mezzi di trasporto (21%), dei macchinari e apparecchi (18,7%) e della produzione di alimentari, bevande e tabacco (12,5%).

Sui mercati internazionali, si riconoscono per particolare dinamismo le imprese distrettuali che hanno vissuto un 2017 molto positivo

Con un incremento dell’export pari al 14% rispetto al 2016, sono passate da 7,7 a 8,8 miliardi di euro, ottenendo risultati nettamente superiori alla media del Settentrione (6%) e a quella italiana (5%). Qualche ombra, invece, sul versante del turismo che aumenta, ma in percentuale inferiore rispetto al resto del Paese. Con 4,8 milioni di arrivi, il Piemonte non va oltre il quinto posto tra le regioni del Nord Italia, dopo Veneto, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Emilia Romagna. Se consideriamo le presenze (37,8 milioni), la Liguria supera il Piemonte, che si ritrova addirittura sesto (e terz’ultimo) nel Settentrione. Peraltro in Italia, tra il 2015 e il 2016, le presenze sono aumentate del 2,6% e gli arrivi del 3,2%. Le medie settentrionali sono superiori e segnano +3,8% e +4,6% mentre il Piemonte si ferma a +2,4% per le presenze e a +2,7% per gli arrivi. Inoltre il turismo risulta fortemente polarizzato su Torino che da sola registra quasi la metà delle presenze (il 49%) e degli arrivi (il 48%) a livello regionale. A proposito del fenomeno dei ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione, il Piemonte fa registrare tempi lievemente più lunghi rispetto alle altre Regioni del Nord: le pubbliche amministrazioni piemontesi impiegano in media 47 giorni a saldare le fatture con un ritardo di 17 giorni.

Le amministrazioni della Regione che pagano nei tempi più lunghi sono quelle che si occupano di salute

Saldano i propri debiti dopo 93 giorni dalla ricezione delle fatture, con un ritardo medio di 38 giorni. Un valore di gran lunga superiore sia ai 17 giorni della media regionale sia ai due giorni della media degli enti sanitari delle regioni settentrionali. La struttura sanitaria che nell’ultima rilevazione disponibile fa registrare i tempi di pagamento più lunghi è l’azienda ospedaliera universitaria “Maggiore della Carità”, che salda le sue fatture mediamente in ritardo di circa 100 giorni rispetto alla scadenza. La struttura che fa registrare le performance migliori è, invece, l’Azienda ospedaliera Universitaria “Città della salute e della Scienza”.

di Francesca Morandi, giornalista

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