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Al via primo corso di laurea di teatro per studenti con disabilità

Il corso si tiene all'Università di Tor Vergata e l'idea è di Dario D'Ambrosi, che lavora con i disabili da più di trent'anni al Teatro patologico

Pubblicato:05-06-2017 12:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:18

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ROMA – E’ tutto italiano il primo esempio di teatro dedicato a studenti portatori di disabilità fisiche o psichiche. Si tratta del primo corso di laurea in “Teatro integrato delle emozioni” all’Università Tor Vergata di Roma, ideato e promosso da Dario D’Ambrosi, impegnato dal 1983 al Teatro Patologico di Roma su questi temi. Un’esperienza presentata oggi al Senato e apprezzata nel mondo, se è vero che D’Ambrosi è stato invitato all’Onu il 14 giugno in occasione della Conferenza degli Stati sui diritti delle persone disabili in programma a New York. “Un convinto sostegno alle attività del Teatro Patologico – commenta Pietro Grasso, presidente del Senato, intervenuto alla presentazione- ho conosciuto Dario e la sua ‘folle ambizione’ nel 2013, sono affascinato dal suo lungo impegno nel campo, ormai il Teatro Patologico è una felice realtà apprezzata in Italia e nel mondo, offre speranza ma scardina anche con la sua forza espressiva i luoghi comuni sulla disabilità. Gli attori- prosegue Grasso- offrono agli spettatori un’esperienza dirompente che mostra l’altro volto della disabilità, non comparse ma protagonisti. L’appuntamento del 14 giugno e’ il giusto riconoscimento” .

Per Silvia Costa, parlamentare europea e promotrice dell’iniziativa, “il teatro e’ una forma di educazione necessaria e non facoltativa. L’obiettivo e’ l’alta formazione, c’e’ necessità di formare altri docenti. L’invito dell’Onu dimostra che queste esperienze sono guardate con interesse nel mondo“. Apprezzamento che arriva anche da David Sassoli, vicepresidente del Parlamento Europeo. “Il teatro- dice- da sempre mette in scena la libertà, in questo caso l’affermazione dei propri diritti. Con voi- conclude rivolto agli attori presenti in sala e a D’Ambrosi- possiamo iniziare qualcosa che può avere uno sguardo lungo, perché questa e’ una buona battaglia”.

di Federico Sorrentino, giornalista professionista


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