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Inaugurato a Venezia il ponte dedicato a Valeria Solesin FT e VD

La mamma di Valeria propone una rete di solidarietà europea per le vittime del terrorismo

Pubblicato:05-05-2017 14:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:11

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VENEZIA – Inaugurato oggi il ponte dedicato alla ricercatrice veneziana rimasta uccisa nell’attentato jihadista del 13 novembre 2015 al teatro Bataclan di Parigi, Valeria Solesin, che collegherà la stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia a San Giobbe, sede della facoltà di economia dell’Università Ca’Foscari.

Alla cerimonia di inaugurazione, oltre alla madre di Valeria, Luciana Milani Solesin, e al fratello, Dario Solesin, hanno partecipato la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano, il vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Pigozzo, il rettore di Ca’Foscari Michele Bugliesi e gli assessori comunali alle Opere Pubbliche e alla Toponomastica Francesca Zaccariotto e Paola Mar.


Il Ponte, costato 1,2 milioni di euro messi dall’amministrazione comunale di Venezia, dalle Ferrovie italiane, dall’Università e da Enel, è stato realizzato dalle imprese Renzo Rossi, Sicop e Xodo, è lungo 30 metri e largo tre, e si può alzare, caso unico a Venezia, fino a un massimo di 1,6 metri per permettere alle chiatte Enel di raggiungere le infrastrutture necessarie al funzionamento della stazione ferroviaria.

Da record i tempi di realizzazione, che hanno visto l’assegnazione dell’appalto a luglio e la posa del ponte a dicembre, con gli ultimi mesi impiegati per le finiture e i collaudi.

LA MAMMA: “RETE DI TUTELA EUROPEA PER VITTIME TERRORISMO”

Una rete di solidarietà europea per le vittime del terrorismo. La propone Luciana Milani Solesin, madre di Valeria Solesin.


Quel giorno “le persone uccise dal terrorismo jihadista sono state 130 e moltissimi altri sono stati feriti in modo molto grave e hanno avuto le loro vite sconvolte”, ricorda Solesin, “queste 130 persone erano cittadini di 20 nazionalità diverse”, e “hanno condiviso una fine brutale e insensata”.

Il minimo sarebbe che “ognuna di queste persone potesse avere nel suo luogo natale, nel suo Paese, una targa, un riconoscimento, un ricordo“, continua Solesin, ponendo all’attenzione delle “istituzioni presenti, ai nostri parlamentari e alle istituzioni europee”, il fatto che “in Europa sono poche le nazioni che hanno il reato di terrorismo e quindi il riconoscimento della condizione di vittima del terrorismo”.

L’Unione europea dovrebbe quindi trovare “un comune denominatore” per sottoporre “a tutela tutte le vittime di terrorismo come cittadini europei con gli stessi diritti e le stesse tutele”, conclude Solesin, “questo farebbe sì che le istituzioni europee venissero sentite più vicine, più comuni e più in grado di fare qualcosa per i propri cittadini”.

di Fabrizio Tommasini, giornalista

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