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Con i Radical Gipsy alla scoperta del jazz manouche

'Spaghetti alla gitana', l'album per immergersi nelle atmosfere di Django Reinhardt

Pubblicato:05-04-2016 16:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:31

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Radical Gipsy 3

ROMA – Solo corde quelle che i Radical Gipsy suonano, pizzicano, accarezzano. Niente fiati, nessuna percussione, solo corde per il ‘loro’ jazz manouche. “Già definirlo jazz per me siamo al limite”, confessa Gabriele Giovannini che con Daniele Gai e Giuseppe Civiletti, forma il trio dei Radical Gipsy. “Per me il jazz è americano. Il Manouche – spiega – è più di una rivisitazione è un modo di interpretarlo europeo e soprattutto di Django Reinhardt. Nasce tutto da qui, è la sua musica”. Si perché quello che viene oggi identificato come jazz manouche trae la sua origine proprio dalla tradizione artistica di Django Reinhardt, il famoso chitarrista che, con la sua musica, ha reso possibile l’unione tra l’antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches e il jazz americano. Il percorso artistico dei Radical Gipsy si è sviluppato tra i club romani e i festival, con importanti collaborazioni tra cui spicca quella con il fisarmonicista francese Ludovic Beier. Insieme a composizioni originali e pezzi tradizionali, il trio porta in scena anche alcuni brani moderni arrangiati rigorosamente in chiave gipsy jazz.

Una musica di nicchia? “Si è di nicchia, ma in Italia – prosegue Giovannini – tutto è di nicchia anche il blues, il jazz. Tutto quello che non è Xfactor, quindi pop o cose, a mio avviso, ‘spicce’. Insomma tutte quelle cose che propongono i programmi che illudono i giovani”. Chi non conosce il “manouche” non deve però spaventarsi perché “la musica è orecchiabile. È jazz per quanto riguarda le armonie ma il tipo di approccio è molto popolare e di facile fruizione per il pubblico. Anche un non appassionato di armonie sofisticate, a chi piace il rock e il pop insomma, resta sempre molto colpito anche dalla virtuosità degli strumenti”, dal “suo aspetto circense”. E di virtuosismi i Radical Gipsy se ne intendono e non solo per essere tutti diplomati al conservatorio. Il loro virtuosismo arriva, prima di tutto, dalla passione per il genere suonato, poi dall’amore infinito per gli strumenti (chitarre e contrabbasso), grandi compagni del viaggio nelle note. Ecco perché, ‘Spaghetti alla gitana’ – il loro ultimo lavoro discografico – è il miglior modo per conoscere, prima, e amare, poi, il jazz manouche.


Radical Gipsy (2)

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