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FOTO | Migranti, dall’inferno di San Ferdinando al riscatto sociale. Domani si smantella baraccopoli

Dalla baraccopoli a ridosso del porto di Gioia Tauro c'è anche chi esce con una bella storia di inclusione: chi fa il mediatore, chi l'agricoltore in una cooperativa

Pubblicato:05-03-2019 17:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11
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REGGIO CALABRIA – Una vita normale dopo giorni trascorsi nell’inferno della baraccopoli di San Ferdinando. Ci sono anche storie di inclusione che accompagnano le vite delle migliaia di donne e uomini che, per tanti motivi, hanno incrociato la loro esistenza con l’agglomerato urbano di lamiere improvvisato a ridosso del porto di Gioia Tauro.


Peppe Marra, sindacalista dell’Usb di Reggio Calabria, le conosce bene considerato che dal 2009, grazie all’esperienza dell’osservatorio AfriCalabria poi divenuto associazione, è riuscito con altri volontari a entrare meglio in contatto con i migranti e le loro storie ed ha contribuito ad offrire loro un’opportunità di lavoro e di vita dignitosa in Italia.


“Molti – dichiara alla Dire il sindacalista – guardavano con diffidenza e timore chi proveniva dalla baraccopoli. Invece abbiamo avuto degli incontri straordinari con persone con una buona preparazione culturale e professionale. Dall’associazione AfriCalabria sono uscite diverse esperienze di integrazione e lavoro che oggi proseguono anche in altre regioni”. “C’è – ricorda – la storia di Ibrahim, proveniente dalla Costa d’Avorio, da tempo impegnato nella Croce Rossa e che è anche poeta: i suoi scritti sono stati pubblicati da Terra mia. Poi c’è Lamine, un ingegnere con la passione per la filosofia, ora a Cosenza dove è attivo come mediatore culturale. In Puglia, a Foggia, si è trasferito Mamadù, assistente sanitario ed oggi anche lui mediatore“.

E nella piana di Gioia Tauro c’è anche l’esperienza della cooperativa agricola Mani e Terra, “costituita – sottolinea Marra – da otto ragazzi africani”.


DOMANI LO SMANTELLAMENTO DELLA BARACCOPOLI

È previsto per domani mattina, a partire dalle 8, l’avvio dello smantellamento della baraccopoli di migranti a San Ferdinando a ridosso dell’area portuale di Gioia Tauro. Secondo l’ultimo censimento della Questura di Reggio Calabria, ospita circa 1.100 migranti e braccianti agricoli, impiegati nella raccolta invernale di agrumi.

Le operazioni saranno coordinate dalla prefettura che potrà contare su un consistente nucleo interforze di polizia, protezione civile, personale medico oltre a numerose associazioni di volontariato impegnate da tempo nella zona. La baraccopoli di San Ferdinando è stata realizzata spontaneamente dagli stessi migranti subito dopo una rivolta di migranti a Rosarno, nel gennaio del 2010, generata dalle difficili condizioni di vita all’interno di una ex struttura industriale dove erano accampati.

La realizzazione di una nuova tendopoli nel sito di San Ferdinando, gestita dalle istituzioni statali e locali con acqua e servizi igienici, non ha però impedito la costruzione della baraccopoli. Negli anni è divenuta tristemente famosa per i numerosi incendi che hanno provocato, solo nel 2018, tre morti.

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In attesa dell’avvio delle operazioni di sgombero della baraccopoli di domani, ai migranti sono state offerte, al momento, tre soluzioni abitative temporanee. La prima fa riferimento alla nuova tendopoli attrezzata è gestita dal Comune di San Ferdinando e che sorge a ridosso della vecchia baraccopoli. Restano sempre attive le soluzioni nei progetti Sprar e nei Cas, in questi casi c’è l’interessamento delle associazioni di volontariato che stanno offrendo tutti i supporti necessari.

Non tutti i migranti però hanno aderito alle tre proposte, già da qualche giorno diversi gruppi hanno lasciato il sito della baraccopoli, probabilmente per trasferirsi in altre regioni, Puglia e Campania, sempre per essere impiegati in attività agricole. Resta l’impegno da parte della Regione Calabria, più volte garantito dal governatore Mario Oliverio e dall’assessore al Welfare Angela Robbe, per avviare percorsi alloggiativi in abitazioni, sfruttando risorse e garanzie che chi affitterà ai migranti.

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