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VIDEO | Pena dimezzata per femminicidio, donne in presidio a Bologna: “Vergogna”

"Tutto si riduce a una presa in giro, la donna è tornata a non contare più niente". A Bologna una trentina di associazioni hanno fatto un sit in sotto la Corte d'appello per protestare contro la pena ridotta da 30 a 16 per l'omicida di Olga Matei

Pubblicato:05-03-2019 15:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11
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BOLOGNA – “Vergogna, vergogna, vergogna”. È il coro gridato dalle esponenti di circa 30 associazioni che, questa mattina, si sono riunite in presidio sotto la Corte d’appello di Bologna, per manifestare contro la sentenza che ha quasi dimezzato, da 30 a 16 anni, la pena per Michele Castaldo, omicida reo confesso di Olga Matei, con cui aveva una relazione da un mese. La pena è stata ridotta perchè all’uomo sono state concesse le attenuanti generiche, ma quello che ha fatto infuriare tutti è che nella sentenza ci sia scritto, come principio atto a ridurre la responsabilità, che l’uomo fosse in preda a una “tempesta emotiva”.

E’ da questa decisione che parte il presidio, per “sostenere la Procura di Bologna che farà ricorso in Cassazione contro la sentenza e noi continueremo a mobilitarci fino a quando non venga cambiato l’indirizzo, che risale al 2016, per cui gli stati emotivi e passionali possono essere usati come attenuanti“, spiega Giulia Sudano, presidente dell’associazione Orlando di Bologna, aggiungendo che è “fondamentale anche il sostegno delle istituzioni e della Città metropolitana”.

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Solidarietà che arriva pubblicamente anche dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, che in un post su Facebook scrive di “capire le donne in presidio perchè tantissimi, si sono sentiti profondamente disorientati dalla definizione di ‘tempesta emotiva soverchiante'”. In più, “il Comune destina il 5 per mille che viene assegnato dai cittadini con la loro dichiarazione dei redditi al contrasto della violenza sulle donne e nella nostra città esistono esperienze importantissime che lavorano da anni in questo campo”, aggiunge Merola. Infatti, “non vogliamo che proprio da Bologna ci sia un triplo passo carpiato indietro in termini di condizione femminile“, spiega Anna Salfi, della segreteria Cgil di Bologna.

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Nelle motivazioni della sentenza che dimezza la pena di Castaldo, “c’è qualcosa che non torna perchè dire che c’è stata tempesta emotiva tradisce una mentalità che giustifica i raptus di gelosia e questo non va bene”, aggiunge Salfi. “Questo tipo di sentenze sono pericolosissime a livello culturale e noi chiediamo con forza che anche nella nostra città vengano realizzati dei pool di magistrati specializzati sui reati di genere, che capiscano che la gelosia e il possesso non possono essere attenuanti per reati così efferati”, propone Francesca Puglisi, già presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio in Senato e delle donne dem di Towanda.

“Noi siamo assolutamente contrarie, come avvocate vogliamo esprimere il nostro dissenso e la nostra contrarietà a introdurre meccanismi di questo tipo che riportano ad una cultura che ormai non può far parte del nostro modo di lavorare e nei processi per femminicidio”, dichiara Rossella Mariuz vicepresidente di Udi Bologna. “Tutto si riduce a una presa in giro, la donna è tornata a non contare più niente. Dobbiamo mobilitarci tutte insieme e anche questo 8 marzo sarà una festa per modo di dire perchè siamo troppo amareggiate dal risentire applicati concetti che appartengono al vecchissimo e ormai superatissimo ‘delitto d’onore’“, dice prendendo il megafono Elena Passanti Scota, avvocato di Bologna. Una “questione strutturale che condona la violenza maschile sulle donne, non si tratta di una sola sentenza, perchè questa è in linea con tutte le altre condanne di femminicidio. Vengono dati 30 anni e poi sempre dimezzati per attenuanti simili, così come succedeva con il ‘delitto d’onore'”, dice Anna Romanin, dell’onlus Casa delle donne per non subire violenza.

Un appello che unisce tutti, perchè “questa sentenza è da respingere totalmente, possiamo dire che sia vergognosa e quindi da genere maschile penso che siano gli uomini i primi a dover esser presenti, nel passato ma soprattutto da oggi”, dice Andrea Matteuzzi della Filt-Cgil di Bologna, che annuncia che “a partire dall’8 marzo faremo di tutto per sensibilizzare e essere presenti sul tema”.

In piazza dei Tribunali erano presenti anche: Arci Bologna, Arcigay il cassero, associazione Mondodonna, associazione il Progetto Alice, Auser Emilia-Romagna, Coalizione civica Bologna, Conferenza donne Pd Bologna e Emilia-Romagna, Coordinamento centri anti violenza dell’Emilia-Romagna e Articolo 1-Mdp Bologna, Nessuno resti indietro, Gruppo Marija Gimbutas di Sasso Marconi, Lesbiche Bologna, Maschile Plurale, Perledonne di Imola, Rete attraverso lo specchio, RoseRosse, Sos Donna Bologna, Towanda Dem, Trama di Terre Onlus e Youkali.

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