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VIDEO | Weekend in alta montagna senza sci? E’ possibile, in Alto Adige

Se amate la neve ma non potete sciare, ecco un’idea per un weekend davvero speciale in Alto Adige, tra musei sulle cime, masi, slitte, castelli e loden

Pubblicato:05-03-2019 10:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11
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ROMA – Se amate la neve ma non potete sciare, ecco un’idea per un weekend davvero speciale in Alto Adige, tra musei sulle cime, masi, slitte, castelli e loden.

Primo giorno. Dopo una bella colazione, iniziamo col godere in modo slow della bellezza incontaminata della Val Fiscalina: una comoda passeggiata su slitta di legno trainata, nella neve, da bei cavalli norici. La slitta, per massimo quattro persone, potete noleggiarla a Sesto per raggiungere in un paio di ore, attraversando uno stupendo paesaggio invernale, il Rifugio Fondovalle (Talschlusshütte). Dopo aver attraversato foreste e nevi, comodamente seduti sulla slitta, potete cominciare a pensare al pranzo. Il consiglio è seguire la tradizione: scegliete un maso per esplorare i sapori autentici delle pietanze sudtirolesi. Interessante, nella ristorazione contadina, prestare attenzione alle scritte: “Buschenscank” significa che il cento per cento del vino proviene dai vigneti del maso, “Hofschank” significa che i piatti di carne sono fatti con animali del maso. Sia i Buschenscank che gli Hofschank hanno una lunga tradizione in Alto Adige: da molti decenni i contadini aprono le loro cantine e le loro “stuben” per deliziare gli ospiti con la cucina casalinga ed ottimi vini. Oggi, gli esercizi contadini sono una gustosa alternativa ai soliti ristoranti. Come gli hotel hanno le stelle, i masi hanno il Gallo Rosso che è il “marchio ombrello” con il quale l’Unione Agricoltori e Coltivatori diretti sudtirolesi, garantiscono i masi che rispettano criteri di qualità vincolanti per un’ospitalità sincera: non sono ammessi cibi precotti, oltre l’80 per cento dei prodotti proviene dal maso, ecc. Tra i tanti, noi abbiamo pranzato al Kinigerhof della famiglia Stabinger, dove possiamo consigliarvi i canederli in brodo, di speck o di fegato, la minestra d’orzo rustica del contadino ed il gulasch tradizionale. Ci si arriva a piedi dalla stazione a valle della funivia di Monte Elmo. La terrazza soleggiata a 1399 metri è un palco straordinario per guardare i giganti delle Dolomiti di Sesto sorseggiando un caffè dopo pasto.

L’architettura ed eventi. Nel pomeriggio, potete andare ad esplorare le architetture della zona, fatte in vetro, legno e acciaio. Ci sono grandi architetti che qui, tra il silenzio delle montagne, lavorano dietro alle vetrate dei loro studi nella neve, con Singapore, gli Emirati Arabi e mezzo mondo. Una scelta di vita, nella quiete delle montagne, ma con una immensa proiezione nel mondo. E’ il caso di Ulla Hell (fondatrice di Plasmastudio ) che vive e lavora a Sesto realizzando progetti incredibili nelle Dolomiti cosi come in Paesi lontanissimi. Tra le altre cose, si sta occupando di un progetto ancora riservato, dedicato all’importante anniversario che cade quest’anno: i 150 anni della nascita dell’Alpinismo in Alto Adige (. Nel 1869 sono state infatti scalate alcune delle più importanti cime delle Dolomiti: Cima Tre Scarperi (a Sesto) e Cima Grande (a Sesto) e Cima del Sassolungo in Val Gardena. Le conquiste di queste cime ha dato il via allo sviluppo turistico in Alto Adige.


Appuntamenti da non perdere. Per celebrare il grande anniversario, il 16 giugno si terrà l’inaugurazione del “Dolomites UNESCO Balcone panoramico Mastlé – S. Cristina”, in Val Gardena nel Parco Naturale Puez-Odle. Dal 26 giugno Sesto porterà a valle i suoi libri “firmati in cielo”, inscenandoli in modo spettacolare e rendendoli accessibili al grande pubblico. Ogni prima ascensione è frutto di coraggio, caparbia, forza mentale, abilità tecnica… e sempre anche di un pizzico di pazzia. Proprio queste impavide imprese sono state documentate sin dal tardo XIX secolo nei libri posizionati sulle vette delle montagne. All’inaugurazione parteciperà anche una delegazione di Zermatt, città gemellata di Sesto.  Il progetto, ideato da Ulla Hell, è ancora in fase misteriosa e cosi lo lasciamo, per il momento. Il 19 luglio altro appuntamento da non perdere: pic-nic con vista. Fu infatti il 18 luglio 1869, una mattina di domenica, quando tre alpinisti si strinsero le mani sulla Punta dei Tre Scarperi. Il primo rendez-vous in vetta tra uomo e montagna ufficialmente documentato nelle Dolomiti di Sesto a cui fecero seguito molti altri. A distanza di 150 anni, questa pietra miliare nella storia di Sesto verrà celebrata a dovere, con buona musica dal vivo e un pic-nic gourmet nello “Stadile Winkl” ai piedi della Punta dei Tre Scarperi, con un’illuminazione scenografica del percorso originale. Il 21 agosto del 1869 la stessa cordata che aveva conquistato la Punta dei Tre Scarperi raggiunse anche la vetta della Cima Grande. Per rendere onore ai tre pionieri della montagna Grohmann, Innerkofler e Salcher, intorno alle Tre Cime e nelle valli ai loro piedi, il 21 agosto 2019 verrà organizzata una grande festa in montagna. Tra le attrazioni più particolari vi sono la capsula del tempo installata presso il Rifugio Antonio Locatelli e le retrospettive storiche della Val Fiscalina. In serata è prevista, nel palaghiaccio di Dobbiaco, la proiezione del documentario “Die Große Zinne” realizzato da Reinhold Messner

Serata nell’hotel, tranquillità e relax: piscina nella neve, spa e poi cena. Tra le varie possibilità, abbiamo optato per un antico maso diventato hotel: il Langgenhoff, a Stegona. Nel 1976, il nonno di Peter, attuale gestore, trasformò il maso in una locanda con dieci letti e uno spazio bar. Nel ’78 fu allestita la Zirmstube, una stube tirolese in legno di cembro, grazie alla quale la cucina di Greti, la padrona di casa, si è fatta rapidamente conoscere rendendo famoso il ristorante. Nel ’96 la trasformazione in albergo, con un luminoso reparto wellness, ristrutturato poi nel 2016. Peter ora ha altri progetti in mente (tra qualche mese ci sarà una splendida sauna sul tetto con vista sulle Dolomiti) per offrire sempre di più ai suoi clienti ma la filosofia resta quella imparata dal nonno: “Le cose più importanti in vacanza sono tre: una buona cucina, un buon bicchiere di vino ed una buona dormita”.

Secondo giorno: i musei Messner. Nella mattinata potete visitare Brunico: il capoluogo della Val Pusteria unisce il fascino alpino con un contesto carico di storia. Nel castello trovate uno dei sei meravigliosi musei di Messner dedicato ai popoli di montagna, le cui architetture non potranno che incantarvi. Vi consigliamo di dedicare questa seconda giornata di vacanza a scoprirli. A Plan de Corones (2275 m), al margine del più spettacolare altopiano panoramico dell’Alto Adige, trovate il Messner Mountain Museum Corones dedicato all’alpinismo tradizionale; il terzo è il “museo tra le nuvole” e si trova sul Monte Rite (2181 m), nel cuore delle Dolomiti, in un forte della Grande Guerra ed è dedicato alla roccia; il quarto museo Messner si trova nella splendida val Venosta, a Castel Juval, ed è dedicato al “mito” della montagna; il quinto si trova tra le antica mura di Castel Firmiano; il sesto è dedicato al tema del ghiaccio e si trova in una moderna struttura sotterranea, a Solda, a 1900 metri di quota.

Stelle nel piatto e addosso. In cima al Plan de Corones, dove un tempo sorgeva la vecchia stazione a monte della funivia, c’è oggi un luogo interamente dedicato alla fotografia di montagna, il Lumen. Una grande vetrata circolare si apre e si chiude come un otturatore: chiuso diventa un pannello per la proiezione di immagini, aperto offre una vista unica sulle Dolomiti. Realizzato con il National Geographic, Redbull Illume, Tap e Durst, è un museo veramente straordinario, nelle nevi. Per pranzare, accanto al museo trovate “Cook The Mountain”, un team di giovani chef scelti dallo stellato Norbert Niederkofler per unire tradizioni di montagna e modernità in chiave sostenibile. Un ristorante panoramico meraviglioso, a 2275 metri di altezza, con vetrate a 360 gradi nella cornice del patrimonio Unesco delle Dolomiti. Nel pomeriggio se amate il loden, potete andare in cerca dell’origine di questa tradizione che dal Tirolo ha conquistato il mondo. Già nel Medioevo, il loden veniva filato e tessuto dai contadini, nei masi, utilizzando la lana delle pecore tirolesi. Diventò famoso proprio grazie alla fabbrica Moessmer di Brunico (dal 1894) che confezionò un mantello bianco per l’imperatore Francesco Giuseppe, sdoganando così il loden che, da tessuto povero, si trasformò in tessuto per la nobiltà. Visitare l’azienda che oggi lavora per i più alti brand di moda è un’esperienza davvero interessante, sia per la storia che racchiude sia per fare shopping chiudendo in bellezza il vostro weekend relax in Alto Adige senza gli sci.

di

Anna Maria De Luca

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