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Elezioni, verde Lega e odore di caffè: la festa sospesa del M5S

ROMA - Sobria, lenta, verde. La festa del Movimento 5 stelle è una non festa, una lunga nottata elettorale punteggiata

Pubblicato:05-03-2018 02:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:33

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ROMA – Sobria, lenta, verde. La festa del Movimento 5 stelle è una non festa, una lunga nottata elettorale punteggiata qua e là dalla dichiarazione di un parlamentare. Con lunghi, lunghissimi silenzi tra un deputato e l’altro. Il tutto in una sala che sembra addobbata da uno scenografo malizioso.

Verde sui tavoli; verde sulle sedie, verde in terra con fiori beige. Un trionfo di cromatismo leghista, il partito con cui commentatori e impavidi retroscenisti continuano a far ammogliare i Cinque stelle. La sala Fernandes dell’hotel Parco dei Principi ai Parioli, la Roma ricca a due passi da villa Borghese, è così di suo: moquette e drappi verdi per ogni occasione.

Accostarli oggi al Movimento fa un po’ sorridere. Come ripensare a neanche
due anni fa, quando Virginia Raggi vinse il Campidoglio. In quell’occasione qualche centinaio di militanti ed eletti del Movimento 5 stelle festeggiarono al quartiere Marconi, sede del comitato elettorale, con cori, canti e danze in strada. Oggi di tifosi non ce ne sono. Niente popolo né bandiere.


Fuori piove, le strade intorno all’albergo sono deserte. La sala dell’hotel è due piani sottoterra, colma di giornalisti italiani e stranieri. I notabili grillini sono in un’altra ala dell’albergo e si palesano solo per dichiarare alle telecamere.

Uscire dalla sala stampa è malvisto dalla sicurezza ingaggiata dal partito: se si esce per fumare bene, qualche tiro è concesso; altrimenti i giornalisti vengono subito ricacciati dentro. Il ‘pericolo’ è quello di intercettare il via vai di parlamentari pentastellati e magari scambiarci qualche parola senza l’assenzo preventivo di Rocco Casalino, vero cerimoniere di tutta la serata.

Il palco, con il simbolo del Movimento su sfondo blu e la scritta ‘Luigi Di Maio presidente’, resta sottoutilizzato. Alle 3 della notte da quel palco hanno parlato solo Bonafede, Di Battista e Fraccaro.

Dichiarazioni brevissime, zero domande. Nella sala accanto un piccolo bar
allestito a prezzi popolari: 3 euro e 50 per un panino; 2,50 per un tramezzino; 1 euro per il caffè e l’acqua; 8 euro per un primo. Il caffè, ovviamente, va per la maggiore: decine di tazzine di dura plastica rosa passano da una sala all’altra, diffondendo un odore che resta nell’aria.

Passano di mano tra i cronisti cioccolate varie, gallette di riso, frutta secca. I più previdenti tirano fuori un panino dallo zaino. All’una e un quarto Casalino annuncia che, tempo un’ora, il candidato premier Luigi Di Maio si paleserà per parlare alla stampa. Due ore dopo del vicepresidente della Camera non c’è ancora traccia. Lentamente ma inesorabilmente, la sala inizia a svuotarsi.

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