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L’Emilia Romagna stoppa l’allarme meningite: “No a corsa irrazionale ai vaccini”

BOLOGNA -

Pubblicato:05-01-2017 15:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:46

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BOLOGNA – In Emilia-Romagna non c’è nessun allarme meningite. Di più, non c’è nessuna emergenza neanche nel resto d’Italia. Lo assicurano in una nota i sanitari della Regione, che invitano a non generalizzare il caso toscano e cercano di fugare le preoccupazioni emerse in questi giorni anche in Emilia-Romagna.

Rimane comunque valida l’esortazione ad “aderire alle campagne di vaccinazione, come fattore di prevenzione, rivolte ai bambini dai 13 ai 15 mesi di età e agli adolescenti di 13-14 anni, secondo i calendari vaccinali ordinari”. E’ questa la “misura più efficace per contrastare la diffusione” del batterio. Per adulti e anziani, invece, la vaccinazione è consigliata “solo se ci sono fattori di rischio” tra cui “patologie croniche che comportano deficit immunitario”, ma anche il fatto di “recarsi in maniera continuativa in Toscana per motivi di lavoro o studio”.

Insomma, la Regione sottolinea che “il verificarsi di casi sporadici di meningite C non devono portare a un’irrazionale corsa al vaccino“. Per gli anziani, semmai, “sono raccomandate la vaccinazione anti-influenzale e anti-pneumococco, malattie che possono colpirli molto più della meningite”.


L’assessorato alla Salute di viale Aldo Moro spiega che “non c’è in Italia, tantomeno in Emilia-Romagna, un allarme meningite. Solo in alcune aree della Toscana si registra, dal 2015, un aumento dei casi da meningococco C“. Per questo, la Regione Toscana “sta offrendo la vaccinazione a larghe fasce della popolazione. Si tratta, però, di una strategia vaccinale che ha motivo di essere adottata solo in Toscana”.

In Italia, i casi di meningite C sono stati 63 nel 2015, di cui 31 in Toscana, e 57 nel 2016 (28 in Toscana). Nel resto d’Italia, assicura l’Emilia-Romagna, “non si registra un aumento rispetto agli anni precedenti e comunque l’incidenza di questa malattia in Italia resta fra le più basse in Europa”. In Emilia-Romagna, dopo l’introduzione della vaccinazione ormai 10 anni fa, si è avuta una riduzione del 65% dei casi e in media si registrano tre o quattro casi all’anno.

Al contrario, “non c’è stato in nessuna regione italiana un aumento dei casi da meningococco di tipo B, per il quale quindi non c’è alcun motivo di allarme”. Il nuovo Piano nazionale vaccini prevede comunque anche la copertura dei nuovi nati anche contro questa malattia. In Emilia-Romagna verranno chiamati dalle Ausl i nati dal 2017, secondo le tempistiche previste dal calendario.

La Regione sottolinea che l’Emilia-Romagna è fra le prime regioni in Italia ad aver iniziato a vaccinare contro il meningococco C già nel 2006, proponendo la vaccinazione ai bimbi dal 13esimo al 15esimo mese di età e agli adolescenti. Nel corso del 2017 si completerà la vaccinazione degli adolescenti con la chiamata dei nati nel 2004 e così si raggiungerà la copertura vaccinale completa di tutti i nati dal 1990 in poi.

Proprio le “elevate coperture vaccinali raggiunte hanno consentito finora una buona protezione della nostra popolazione”, spiega la Regione. Nel 2015 risultava vaccinato contro la meningite l’87,4% dei bambini di un anno e l’82,9% degli adolescenti. “Ma è importante migliorare ulteriormente le coperture vaccinali in queste fasce di età- insiste la Regione- si tratta di una strategia mirata, che agisce dove è utile per interrompere la circolazione del batterio”.

Dal 2015, tra l’altro, viene offerta una seconda dose di rinforzo agli adolescenti che hanno fatto la prima dose nell’infanzia, proprio per avere una maggiore protezione. Il meningococco C, spiega ancora la Regione, colpisce principalmente i bambini più piccoli e gli adolescenti e le strategie vaccinali nazionali e regionali prevedono l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione al 13esimo mese e a 13-14 anni, proprio per proteggere le fasce di età più a rischio. Inoltre i portatori sani del meningococco, che trasmettono il batterio, sono più frequenti fra i ragazzi tra i 10 e i 20 anni. Quindi, “solo raggiungendo una copertura molto elevata in questa fascia di età si può ottenere l’interruzione della catena di contagio”.

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