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Kashmir, gli ‘altri’ desaparecidos e la lotta delle madri

Parla attivista Iffat Fatima, in italia per presentare suo film

Pubblicato:04-12-2018 09:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:51
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https://www.youtube.com/watch?v=0v5WzHn2YPg&feature=youtu.be

ROMA – Nella regione del Kashmir, a nord dell’India e al confine con Pakistan e Cina, le madri e le mogli di migliaia di ragazzi e uomini scomparsi portano avanti una battaglia per ottenere la verita’ sulla sorte dei loro cari, fatti sparire per mano delle Forze armate indiane e dell’Ikwan, un gruppo di paramilitari musulmani che ha abbandonato la causa indipendentista per collaborare con l’esercito.

L’agenzia ‘Dire’ ne ha parlato con Iffat Fatima, attivista e regista che per nove anni ha seguito l’associazione Apdp dei parenti delle persone scomparse, raccontando rabbia e speranze delle donne kashmire nel film ”Khoon diy baarav’ (‘Il sangue lascia la sua scia’) presentato ieri all’ex Asilo Filangieri di Napoli nell’ambito del X Festival del cinema dei diritti umani. “Le famiglie non si arrendono, continuano a ricordare i loro figli ogni giorno e cosi’ hanno formato questo collettivo e il 10 di ogni mese vanno nella piazza principale di Srinagar per protestare e ricordare i loro cari” spiega Iffat, che ha filmato alcune di queste manifestazioni. “Intorno a loro si sono stretti artisti, scrittori… È diventata una forma di memoria e resistenza collettiva”.


Secondo i dati non ufficiali dell’Apdp, sarebbero tra 8 e 10mila le vittime di sparizioni forzate avvenute tra il 1989 e il 2006: tra loro donne, minori e soprattutto giovani, spesso civili senza alcun legame con i gruppi armati di opposizione. “La prima cosa necessaria, disperatamente necessaria in Kashmir, e’ la demilitarizzazione” ripete Iffat durante l’intervista. Secondo alcune stime la regione e’ la piu’ militarizzata al mondo, con 700mila soldati per una popolazione di circa 10 milioni di persone, in grandissima parte di religione musulmana. “Abbiamo bisogno di dialogo, di riflessione” sottolinea la documentarista. “Possiamo lavorare a soluzioni originali, non dobbiamo pensare per forza a un nuovo Stato-nazione indipendente, che potrebbe diventare a sua volta crudele e spietato: e’ possibile pensare che l’intera area del sud asiatico possa cambiare, immaginare una nuova configurazione politica…ma per fare tutto questo la condizione e’ che l’esercito indiano si ritiri dal Kashmir”.

La norma che consente la presenza dei militari indiani nell’area e’ basata su una legge di epoca coloniale, l’Ordinanza sui poteri speciali delle Forze armate del 1942, promulgata dall’Impero britannico per contrastare il movimento d’indipendenza indiano. “La gente in questa parte del mondo deve prendere iniziative per capire che dobbiamo rendere la Terra un posto piu’ sicuro per tutti, e a questo fine bisogna risolvere conflitti di lungo corso, dei quali anche l’Europa e’ responsabile, attraverso il dialogo e con mezzi pacifici” dice Iffat. “Dobbiamo capire che la presenza delle Forze armate nelle strade europee, anche qui fuori, e’ una ripercussione di conflitti che avvengono in quella parte del mondo”. Iffat Fatima sara’ oggi alle 18.30 alla Casa internazionale delle donne per presentare il suo ‘Khoon Diy Baarav’. Il film e’ stato premiato nell’ambito della biennale internazionale di cinema ‘Film Southasia’. La presidente dell’Apdp, Parveena Ahangar, e’ stata candidata al premio Nobel per la Pace nel 2005. 

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