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Banca Etruria, Boschi si difende: “Pd ineccepibile, vicenda riguarda mio padre”

Tiene ancora banco la vicenda di Banca Etruria, dopo la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati del padre di Maria Elena Boschi

Pubblicato:04-12-2017 18:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:57

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M. Elena Boschi

 

ROMA – “Torno di nuovo sulla vicenda Banca Etruria. Mi scuserete ma credo sia necessario. Ripeto ciò che ho sempre detto: il fatto che mio padre sia stato per qualche mese vicepresidente della Banca non ha impedito al nostro governo di commissariarlo, come avremmo fatto con chiunque altro si fosse trovato in analoga situazione. La legge è uguale per tutti”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook la sottosegretaria Maria Elena Boschi.

Boschi aggiunge: “Altro che conflitto di interessi: noi abbiamo mandato a casa quel Cda. La verità è semplice: se mio padre ha commesso reati ne risponderà come privato cittadino. Con tutti i doveri e tutte le garanzie previste dalla legge. Al momento non è neanche rinviato a giudizio. Ma comunque è una sua vicenda personale, certo non del Pd. La legge è uguale per tutti”.


Per Boschi “dal punto di vista politico il nostro comportamento è stato ineccepibile. Nessuno può negare questi due fatti: noi abbiamo commissariato e noi abbiamo lottato contro il sistema sbagliato delle vecchie banche popolari. Si utilizza la vicenda Banca Etruria per mettere in secondo piano le vere vicende, complicate, del sistema bancario italiano. Onestà intellettuale vorrebbe che si riconoscesse che questo atteggiamento è sbagliato e segue l’obiettivo della polemica politica, non della tutela dei risparmiatori. Chi ha sbagliato ad Arezzo ha pagato e pagherà. Spero che accada anche altrove”.

 

“HO FIRMATO QUERELA A DE BORTOLI, NE FARO’ ALTRE”

“Ho firmato oggi il mandato per l’azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli. A breve procederò anche nei confronti di altri giornalisti”. Lo scrive Maria Elena Boschi su facebook.

“Mi spiace dover adire le vie legali contro alcuni giornalisti, non lo avevo mai fatto prima. Nemmeno in presenza di affermazioni evidentemente diffamatorie. Ma credo che sia ormai necessario farlo perché sulla verità dei fatti si pronunci un tribunale in nome della legge. Perché la legge è uguale per tutti, davvero”, aggiunge.

 

PM AREZZO ROSSI: NON HO NASCOSTO NULLA SU BOSCHI

Non ho nascosto nulla circa la posizione del consigliere Boschi in relazione alle domande che mi venivano poste”. E’ la difesa del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, nella lettera inviata al presidente della commissione di inchiesta sulle banche, di cui la Dire è in possesso.

“Considero tali addebiti offensivi”, attacca. La risposta del magistrato a Pier Ferdinando Casini è arrivata oggi nel primo pomeriggio dopo le polemiche sollevate dall’opposizione sulla sua audizione della settimana scorsa, criticato per aver taciuto una nuova indagine a carico dell’ex vice presidente di Banca Etruria, padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi.

Il procuratore rivendica di aver risposto “a tutte le domande” che gli sono state formulate “senza alcuna reticenza né omissione”.

Rossi sostiene di aver chiarito che l’esclusione di Pier Luigi Boschi “riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso, mentre per gli altri procedimenti” il Pm ha spiegato che “non essere imputati non significa non essere indagati“. E soprattutto il pm di Arezzo spiega di aver annuito quando Alessio Villarosa (M5s) gli ha chiesto se Boschi ed altri dirigenti potessero essere indagati. Alla lettera Rossi infatti allega il verbale dell’audizione che si riferisce a questo passaggio.

Infine, afferma di aver chiesto “la secreazione dell’audizione” non appena “mi sono state fatte domande sull’ipotesi di reato in falso in prospetto. Le domande “hanno riguardato i fatti oggetto di indagine e non, in alcun modo, le persone iscritte nel registro degli indagati in corso”.

 

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