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A Ravenna il sindaco spinge per revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini

La cittadinanza onoraria di Ravenna a Mussolini fu concessa nel 1923 da un Consiglio comunale e da una giunta interamente fascisti

Pubblicato:04-12-2017 14:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:57

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RAVENNA – Il Consiglio comunale di Ravenna ci aveva già provato nel 2014, ma la richiesta era stata respinta e oggi è il sindaco della città dei mosaici, Michele De Pascale, a tornare sulla questione e ad auspicare che l’aula revochi la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.

“Nel giorno in cui celebriamo la liberazione di Ravenna dal nazifascismo, si riapre il dibattito relativo alla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, tema già affrontato nel 2014 dal Consiglio comunale, conclusosi ai tempi con un respingimento della proposta di revoca per rispettabili e tuttora condivisibili ragioni storiche che portavano come motivazione il mantenimento del ricordo come monito”, ricorda il primo cittadino.

“Ma oggi più che mai, con il clima di razzismo, antisemitismo, nostalgia del fascismo che sta dilagando nelle nostre comunità, come chiaramente recenti fatti di cronaca confermano, è necessario mandare messaggi chiari e inequivocabili”.


Per questo motivo, “nel totale rispetto del dibattito in corso, auspico che il Consiglio comunale decida per la revoca della cittadinanza a Benito Mussolini”, chiosa De Pascale.

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PD RAVENNA: VOTIAMO TUTTI REVOCA CITTADINANZA MUSSOLINI

Il Pd in Consiglio comunale a Ravenna voterà la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e, seppur convinto di non essere solo, invita tutti i consiglieri a “un confronto che non sia condizionato da strumentalizzazioni e che possa stimolare la più larga convergenza”. Lo annunciano il capogruppo dem Fabio Sbaraglia, e il segretario comunale del partito Marco Frati.

Essere favorevoli oggi alla revoca della cittadinanza onoraria di Benito Mussolini, spiegano, “significa compiere un atto politico, che non si rivolge a un passato che resta incancellabile, ma che tenta di essere da stimolo per il presente e il futuro riaffermando che a Ravenna i valori antidemocratici di cui il fascismo è stato espressione non hanno e non possono avere cittadinanza”.

La decisione di comunicare l’esito di “una riflessione nel partito” arriva oggi, il 4 dicembre, che è l’anniversario della liberazione della città, aggiungono i democratici.

La cittadinanza onoraria di Ravenna a Mussolini, riassumono poi, fu concessa nel 1923 da un Consiglio comunale e da una giunta interamente fascisti, espressioni di elezioni amministrative alle quali il partito fascista fu l’unica forza politica a presentarsi. Al termine del ventennio fascista, all’indomani della liberazione della città, la cittadinanza onoraria a Mussolini “non fu revocata e da allora è rimasta come monito e memoria storica di ciò che il fascismo è significato e di come anche una città come Ravenna sia stata condizionata da esso”. Visto che il compito della politica “non è quello di pareggiare con la storia, ma di costruire un presente e un futuro migliori per la comunità”, proseguono Sbaraglia e Frati “oggi non possiamo ignorare il mutamento dello scenario politico e sociale che stiamo attraversando”.

Uno scenario, va avanti il ragionamento, “nel quale episodi di xenofobia, razzismo e apologia del fascismo si manifestano con sempre maggiore e preoccupante frequenza e sfrontatezza nei confronti dei valori repubblicani e democratici”. Questo contesto, quindi, “ci impone una presa di posizione forte per riaffermare i principi di inclusione, uguaglianza, solidarietà e democrazia”. Questo atto, da solo, ammettono i dem, “al di là del forte impatto simbolico, non può essere sufficiente, ma necessita di essere accompagnato da una forte azione di eduzione civica che coinvolga scuole, associazione e istituzioni per riaffermare i principi fondanti la nostra Costituzione e il nostro vivere in comunità”.

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